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La penisola del Sinis è un’area che si estende nella provincia di Oristano. La zona è caratterizzata da spiccate qualità paesaggistiche e da singolari valori naturalistici ed ambientali grazie alla piu ampia presenza di stagni di tutta la Sardegna. A queste bellezze paesaggistiche va aggiunta la grande importanza archeologica rappresentata dagli scavi archeologici dell’antica Tharros e dell’ipogeo di San Salvatore. La necessità di proteggere questo territorio dal disordine edilizio e dalle alterazioni ecologiche è alla base della recente iniziativa di “Italia Nostra” di inserire l’area intera del Sinis con la fronteggiante isola di Mal di Ventre e il braccio di mare tra le rispettive coste nel programma di “Proposte per un sistema di Parchi e riserve naturali in Sardegna”.
Da qualche anno vi è stata istituita un’Area Marina Protetta, che tra gli altri meriti ha quello di iniziare a spiegare ai visitatori le tante, notevoli valenze di tipo geologico.

Il paesaggio geologico della penisola del Sinis appare unico in Italia: lungo il mare imponenti falesie si alternano ad eccezionali, candide spiagge di granuli di quarzo; in alcuni punti della costa vi sono cave storiche di arenaria.
All’interno, ad est c’è la enorme distesa d’acqua dello Stagno di Cabras, verso nord la depressione salina, bianca e piatta di Sale Porcus, un ambiente spesso desertico, che, assieme alle eccezionali grandi dune di Is Arenas ubicate poco più a nord, formano un paesaggio spesso inviolato.
Nel mare prospiciente vi sono due piccole isole disabitate geologicamente del tutto diverse, una di granito (Mal di Ventre) ed una di basalto (Il Catalano).
La storia geologica del Sinis e dell’isola di Mal di Ventre, ha inizio nel Paleozoico, circa 300 milioni di ani fa, con la messa in posto dell’imponente basamento di granito che va dalla Sardegna alla Corsica.
Infatti l’isola di Mal di Ventre è interamente costituita da tale granito e possiede quindi una tale “vecchia” età: nel Sinis non affiorano altri graniti ma si ritiene che l’antico basamento stia in profondità, al di sotto delle altre rocce più recenti.
Tornando alle rocce del Sinis, in questo territorio non ve ne sono di appartenenti all’era mesozoica: dal granito paleozoico di Mal di Ventre si arriva direttamente ai calcari ed alle vulcaniti dell’era cenozoica, rocce peraltro molto diffuse in Sardegna. Le rocce vulcaniche sono tipiche andesiti, lave compatte e di colore grigio.
Altre lave nere, di basalto, verranno fuori nel Pliocene da grandi fratture con direzione N-S: un esempio tipico sono i grandi massi arrotondati neri come la pece che costituiscono gli scogli alle falde della Torre di S. Giovanni di Sinis e nei pressi dell’importante sito archeologico di Tharros.
Dove non sono fuoriuscite lave basaltiche plioceniche, sopra ai calcari miocenici, estesamente diffusi, affiorano strati di arenarie anch’esse di età pliocenica. I granuli di tali arenarie sono di composizione calcarea e risultano quindi l’evidente prodotto dello smantellamento in mare dei calcari miocenici preesistenti.
Successivamente, sempre durante il Pliocene, l’intera Penisola del Sinis emerse dal mare, non si depositarono più strati di calcari, ricchi di fossili tipici marini, bensì si formarono in ambiente costiero di terraferma grandi dune di sabbia, di origine eolica. Il promontorio di S. Giovanni di Sinis - Capo S. Marco, certamente originato dai neri basalti plio-quaternari fuoriusciti dalla grande frattura prima descritta, che ha per l’appunto la direzione nord-sud del promontorio: proprio in questo caso risulta ancora più evidente come il paesaggio di oggi dipende dagli eventi geologici di ieri.
Sulla riva orientale del promontorio sorge l’antica e preziosa città fenico-punica-romana di Tharros: da notare che il cardo maximus, il viale principale della città, è interamente lastricato di tavole di basalto, certamente cavato e lavorato nelle vicinanze.
Ad est i piccoli rilievi del promontorio degradano dolcemente verso le grandi lagune (in Sardegna chiamati “stagni”) di Cabras e di Mistras, importanti anche sotto il profilo geomorfologico e paesaggistico, a parte i ben noti aspetti naturalistici e dell’attività della pesca.
L’origine di queste importanti zone umide comunicanti con il mare, elementi fondamentali della storia e della vita di oggi nel Sinis, risulta più antica di quanto uno possa immaginarsi. Infatti il continuo altalenarsi degli eventi di ingressione e regressione delle acque marine, assieme alle variazioni continue degli apporti solidi dei corsi d’acqua che arrivano dall’entroterra, originarono la formazione di stagni e lagune già durante il Messiniano, un periodo del Miocene caratterizzato dal progressivo abbassamento del livello marino, con particolare salinità.

Per quanto riguarda la flora e la fauna, c’è da osservare che la vegetazione si presenta variabile in relazione alla diversa conformazione della costa mentre gli stagni costieri, a carattere permanente o temporaneo, costituiscono un ulteriore tipo di unità ambientale, mentre la fauna, soprattutto per quanto riguarda l’avifauna nidificante, ben 15 si riproducono nella Penisola del Sinis o nelle isole prospicienti, mentre di altre 7 specie appare probabile la nidificazione. Tra le nidificanti segnalate spiccano il falco di palude l’albanella minore, il falco pellegrino e il gabbiano corso.


 
 
 
 

 


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Copyright © 2006 Tutti i diritti riservati. Ultimo aggiornamento: 03-08-06.


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