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La tipologia dei potenziali viaggiatori

Per individuare delle categorie di potenziali viaggiatori bisognerebbe essere d’accordo sul significato del termine viaggio. Per esempio il viaggio dei marginali (poveri, mendicanti, schiavi, ambulanti..) in genere non è come quello dei pellegrini, dei mercanti, degli studenti, dei chierici, dei re, solo per citare alcuni dei personaggi più classici e riconosciuti. Generalmente, quando si parla di viaggiatori del medioevo, vengono subito alla mente i pellegrini che si recavano in visita ai luoghi più santi: Gerusalemme, Roma e Santiago di Compostela. Essi erano facilmente riconoscibili dal grande cappello di feltro, dal tascapane che portavano a tracolla e dal grosso bastone sormontato da un pomolo con cui si aiutavano nella marcia. Questi devoti viaggiatori andavano in coppia o in gruppi, a piedi o a cavallo. C’erano poi le carovane di mercanti che attraversavano valli, montagne, mari e deserti per portare dovunque la propria mercanzia e guadagnare. Grazie a loro continuarono a rimanere vive le comunicazioni fra i vari popoli anche nei momenti più difficili per le tratte. Per commerciare beni preziosi come le spezie, erano pronti ad affrontare viaggi da un continente conosciuto all'altro. Il desiderio di cultura spingeva poi una particolare categoria di viaggiatori, i cosiddetti “clerici vagantes”. Essi spostandosi per le corti d'Europa e viaggiando da una regione all'altra, furono dei veri diffusori della sapienza e della cultura. Presero questo nome a causa di questo loro peregrinare tra le corti. Alcuni studenti, alla ricerca di un maestro, andavano da una Università all'altra e in questo loro peregrinare, fungevano da corrieri o messaggeri fra i vari professori delle Universitates. Vi erano infine altre schiere di viandanti, che più che altro erano vagabondi, attori, giullari, dolciari o medici senza fissa dimora. Essi si recavano di città in città ad offrire i loro servizi, liberi e senza alcun vincolo con la propria terra di origine. Il più delle volte erano malvisti dalla popolazione per la loro scarsa affidabilità ma furono anch'essi, a modo loro, portatori di mode e di tendenze e favorirono lo scambio culturale fra le varie popolazioni dell'epoca. Portavano sulla testa un petaso a falde larghe per ripararsi dal sole e dalla pioggia, indossavano il sanrocchino per proteggersi dal freddo, nella scarsella, una sorta di bisaccia, riponevano le loro cose e si appoggiavano al bordone, un bastone che serviva sia da sostegno che da difesa, in quanto era dotato di una punta acuminata in ferro, posta all'estremità inferiore, per proteggersi dai lupi o dai banditi. Il Duecento è il secolo in cui iniziano i grandi viaggi d'esplorazione, fatti per ragioni commerciali o per motivi religiosi e, non di rado, per puro spirito d'avventura. È dello scorcio della prima metà del secolo l'audace tentativo di Innocenzo IV di stringere rapporti con i Mongoli per mezzo di due ambascerie. Una, diretta dal frate lombardo Ascelino, che giunge in Persia all'accampamento di Baku Khan; l'altra con a capo il frate francescano Giovanni del Pian del Carpine, partita nei 1245, per Kiew, oltrepassati il Don, il Volga e le steppe dei Ghirghisi, giunge a Caracorum nel luglio del 1246, ne riparte il 13 novembre e, rifacendo la medesima via, è di ritorno l'anno seguente. Col viaggio dell'ardito frate italiano la più lontana Asia comincia, a rivelare i suoi misteri all'Europa. Da necessità commerciali fu causata -sul finire del secolo, un'audacissima impresa destinata ad aprire nuove vie al commercio con le Indie. L'impresa è ideata da Genovesi, e tentata con navi, capitali ed equipaggi di Genova. Poiché quasi preclusa è la via dell'Egitto e della Siria, e lunga e dispendiosa è quella dell'Asia Minore e dell'Armenia per giungere alle Indie, e gli intermediari musulmani chiedono prezzi esagerati per le spezie del lontano Oriente, si cerca di arrivare "ad partes Indiae per mare oceanum", circumnavigando l'Africa ed affrontando pericoli e difficoltà d'ogni sorta. I fratelli Ugolino e Vadino Vivaldi sono gli arditi navigatori che tentano l'impresa nel maggio del 1291, e l'Allegranza e la Sant'Antonio le navi che s'avventurano oltre lo stretto di Gibilterra, per l'Oceano sconosciuto che la fantasia ha popolato di mostri.Ecco come il Caddeo ricostruisce l'audace spedizione: "Le galee dei Vivaldi partono da Genova e toccano Majorca: costeggiando la Spagna, sboccano attraverso lo Stretto di Gibilterra nell'Atlantico e puntano risolutamente verso il Sud. La loro presenza è segnalata nella zona desertica di Gazora. In una località imprecisata, forse tra il Senegal e il Gambia, una delle due navi dà in secca in un bassofondo e non può disincagliarsi, l'altra, raccolti uomini e merci, prosegue cautamente lungo la costa, mettendosi all'ancora la notte, riprendendo la navigazione durante il giorno, approdando per far acqua o per provvedere ai viveri se vi è la possibilità, evitando gli incontri con la selvaggia popolazione costiera, tuttavia piuttosto scarsa e generalmente priva di navi di grande stazza ma solo di piccoli natanti.