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Strade e tappe

In un recente intervento, Giuseppe Sergi , ha ribadito come un corretto approccio interpretativo del rapporto instauratosi fra strade e società debba tenere conto del fatto che l’esistenza delle strade veniva determinata tanto dalla loro genesi quanto dagli usi – molteplici e stratificati nel quotidiano come nella successione temporale – che esse consentivano . Una delle caratteristiche della rete viaria medievale – profondamente mutata rispetto a quella romana e configurabile come un ventaglio di varianti e derivazioni da un asse centrale di antica origine – fu tra l’altro proprio quella di assumere per alcuni suoi tratti dei soprannomi che traevano spunto da caratteristiche naturali del territorio, dalle mete delle strade, dalla loro pericolosità, dall’identità di coloro che ne facevano prevalentemente uso.
Se la strada viene dunque, in parte, connotata dall’utenza (numerose sono infatti le attestazioni documentarie di stratae peregrinorum, ungarorum, mercatorum e simili) si verifica però anche il processo inverso, ovvero della strada che arriva a connotare alcune categorie. I trecenteschi statuti dei mercanti di Milano definivano ad esempio in modo assai eloquente i membri della corporazione quali mercatores utentes stratis, avendo l’uso delle strade finito per contraddistinguere quella parte del gruppo professionale che si era dedicata all’esportazione dei prodotti lavorati e all’importazione di ciò che il mercato lombardo richiedeva.
La strada si adatta agli usi, ne viene da questi modellata, ma mantiene la sua valenza forte nel momento in cui diventa elemento di connotazione e distinzione. Occorre invece usare molta prudenza nel servirsi dell’onomastica e della toponomastica per individuare certi ambiti d’uso: alle volte le strade portavano infatti denominazioni ‘subdole’, fuorvianti, che sembravano indicare utenze e genesi predominanti ma che in realtà avevano origini diverse, come ha dimostrato Aldo Settia nel liberare molte vie pagane, ungaresche e pelose da etimi impropri . Gli usi non devono infine essere elevati a fattori deterministici nella configurazione del reticolo stradale. I più assidui utenti della strada – pellegrini, mercanti, militari – dovevano fare i conti non solo con le proprie esigenze (di sicurezza, facilità di percorso, brevità di tragitto, approntamento di forme di ospitalità e ricovero), ma anche con le intenzioni di chi deteneva il potere lungo le arterie di comunicazione: signori e comuni erano infatti capaci, per favorire i propri interessi, di intervenire in maniera determinante sui flussi di viatores inaugurando percorsi, deviando tracciati, rilanciando strade cadute in disuso, regolando pedaggi, concedendo esenzioni, senza contare poi di interventi decisamente più ‘aggressivi’ . La frequentazione delle strade – e, di conseguenza, la vitalità ed altre caratteristiche degli itinerari – venivano dunque determinate tanto dalle mete di chi, materialmente, le percorreva, tanto dalle finalità di chi le controllava.
Considerando come si viaggiava nel Medioevo, viene da chiedersi quali fossero allora i tempi di viaggio. Certo le strade erano pessime. L'uso dei ponti non era generalizzato e di solito si costruivano là dove le sponde del fiume erano alte e solide per sostenere un'arcata a tutto sesto. Il modo di viaggiare del Medioevo richiedeva che le strade di allora fossero disseminate di luoghi di ospitalità per l'assistenza di pellegrini e viandanti, al punto che l'ubicazione di questi costituisce uno degli strumenti più efficaci per ricostruire, almeno per punti, il tracciato di una strada medievale e di verificarlo sul territorio. Nonostante le poche esigenze del viaggiatore medievale in fatto di strade, esse abbisognavano pur sempre di una manutenzione. Questa era demandata alle pievi e ai "popoli" (cioè le parrocchie) da esse dipendenti, nel tratto della propria competenza territoriale. C’erano però molte strade in rovina: si era persa, infatti, la conoscenza delle tecniche di manutenzione e costruzione della rete stradale inaugurata dall'impero romano e le vie erano infestate dai banditi. In seguito saranno i comuni a sovrintendere su più vasto raggio alla viabilità, nell'intento di garantire i traffici mercantili cittadini.