STORIA DI MURANO
di Macrina Filipputti |
L'isola di Murano è situata a nord-est di Venezia, lungo il canale
dei Marani, ed è raggiungibile in pochi minuti con le linee pubbliche.
L'isola e' totalmente urbanizzata, ospita settemila abitanti, e conserva
ben poco del suo aspetto naturale.
Venne fondata dagli Altinati, che le attribuirono il nome di Ammurianum,
da una delle porte della loro città. Da subito si caratterizzò per le
proprie funzioni economico-produttive:già nell'Alto Medioevo era nota
per il porto, per la presenza di mulini ad acqua e per la pesca. Divenne
talmente importante che per secoli le venne data la possibilità di
coniare moneta e di emettere leggi proprie, con un governo, il Maggior
Consiglio, formato da cinquecento nobili del luogo. Era così prestigiosa
da non essere considerata un'isola di Venezia ma godeva di una certa
indipendenza dalla Signoria.Nel XVI secolo si potevano contare circa
trentamila abitanti.
Ma il "destino" dell'isola venne segnato da una bolla che nel 1295 vi
impose il trasferimento da Venezia di tutte le fornaci per la
lavorazione del vetro, per scongiurare il pericolo di incidenti.
Il materiale, che già vi veniva prodotto, divenne quindi il segno
distintivo, il Marchio di fabbrica di Murano, e lo è tuttora, tanto da
aver spinto alla costituzuione di un museo dell'arte vetraria.Il museo
vetrario di Murano venne fondato nel 1861, quando, superato il periodo
più scuro che la storia del vetro Muranese ricordi, dopo la caduta della
Repubblica di san Marco (1797) e i lunghi anni di dominazioni straniere,
Antonio Colleoni (1811-1855), allora sindaco dell'isola, e l'abate
Vincenzo Zanetti (1824-1883), cultore di arte vetraria,riuscirono a far
approvare con il consenso della deputazione comunale il progetto di
istituire un archivio nel quale potessero essere raccolte tutte le
testimonianze riguardanti la storia, e la vita dell'isola. |
Vincenzo Zanetti, nel 1862, istituì anche
una scuola, annessa al museo, che nei giorni festivi i vetrai
frequentavano, studiandovi oltre che il disegno, anche i modelli dei
vetri soffiati nel passato (questi vetri sono tuttora conservati nel
museo).
Dopo l'annessione di Murano al comune di Venezia, nel 1923, il Museo
Vetrario passò a far parte dei Musei Civici Veneziani.
Anche oggi le collezioni del museo, oltre che per mezzo di acquisti,
vengono incrementate da donazioni da parte delle fornaci dell'isola, che
vanno ad arricchire sopratutto la raccolta contemporanea.
Per quanto riguarda il vetro, fino ad oggi non è stato possibile
stabilire con precisione quando abbia avuto origine questa importante
industria.
Una delle possibili supposizioni ricollega le prime manifestazioni al
trasferimento nelle isole dell'estuario dei Veneti che erano vissuti nei
centri romani della fascia costiera adriatica, da Adria ad Altino, e che
da allora avevano appreso le tecniche romane della lavorazione del
vetro.
Risale al 982 un documento firmato da un certo Domenico che come
attestato dal notaio, aveva esercitato l'attività di "fiolario", cioè la
produzione di vetri cavi soffiati, in particolare bottiglie, appunto "fiole".
Le sole testimonianze della fase arcaica del vetro Veneziano sono
costituite dai frammenti rinvenuti nel 1961-62, insieme con i resti di
una fornace, negli scavi effettuati sopratutto nella "piazza" di
Torcello e dai frammenti restituiti dal sottosuolo di Murano (san
Donato) oltre che dalle acque della laguna.
Più recente, tra il 1992 e il 1993 gli scavi condotti nella Piazza di
Malamocco, un piccolo centro del Lido, hanno portato, alla luce assieme
a frammenti di ceramica, databili dalla fine del XIV e l'inizio del XV
secolo, due bicchieri tronco-conici e una bottiglia a lungo collo e a
corpo panciuto databili allo stesso periodo ed esposti in questa sala.
Quest' Arte ricevette impulso, nel corso dei secoli XII-XIV, dai
contatti col Levante, e in particolare con la Siria, l'Egitto e i
territori Romani d'Oriente, a seguito di avvenimenti bellici e traffici
commerciali.
Certo è che fin dall'ultimo ventennio del XIII secolo fino circa alla
metà dell' XIV, è documentata a Murano anche un'attività di colorazione
a smalto sul vetro.
Dal XIII secolo poi i vetrai avevano avuto uno statuto, in latino,
contenente le norme disciplinari che dovevano regolare l'attività della
corporazione; nel 1441 esso venne riformato, riscritto in volgare e si
chiamò Meriegola (o Matricola), nella quale si davano precise
disposizioni riguardanti la disciplina della corporazione in tutte le
fasi della sua attività, dalla fabbricazione alla vendita del prodotto,
dal pagamento delle tasse alle relazioni tra padroni della fabbrica, i
maestri e gli altri lavoratori. |