Inizio
IV secolo d.C. circa.
La vita passa monotona, ma come sempre io e la mia famiglia siamo costretti
a vivere nell’ombra per evitare coloro che perseguono la nostra religione.
L’imperatore Diocleziano sembra non capire che ormai il Cristianesimo si sta
diffondendo con una velocità che nemmeno lui e le sue persecuzioni possono
fermare: come se non bastasse, il recente editto dei prezzi da lui emanato
obbliga mio padre a spendere gran parte del suo già bassissimo salario per
acquistare ciò di cui io, mio fratello e mia madre necessitiamo, e che, ora,
si può trovare solo al mercato nero a prezzi altissimi. Mio padre rischia la
vita ogni giorno, essendo cristiano, ma grazie a Dio non abbiamo scritta in
fronte la nostra religione, né siamo diversi fisicamente da chiunque altro,
né parliamo un’altra lingua.
Anche se i miei genitori cercano di non darlo a vedere so che la loro è una
vita di sacrifici: mia madre lavora il nostro piccolo orticello cercando di
fargli produrre qualche verdura nonostante la grande carestia, mio padre fa
i lavori più svariati, con grande fatica: ma so anche che darebbero la vita
per me e mio fratello. Questo mi rassicura da un lato, ma mi tormenta
dall’altro: vorrei poterli aiutare in qualche modo, ma mai e poi mai mi
lascerebbero uscire di casa da sola, o fare qualcosa di più faticoso che non
sia aiutare mia madre nelle faccende domestiche.
Nonostante questo, il mio sogno più grande sarebbe quello di potere andare a
scuola: mi piacerebbe imparare a fondo la cultura greca e latina, ma sono
una ragazza, per di più di una religione che non è tollerata. Se potessi
andare a scuola, una volta terminati gli studi cercherei di fare qualcosa in
più per la gente povera, prima di tutto cercando di porre fine alle
terribili persecuzioni contro i Cristiani... ma purtroppo credo che sia
l’ultima cosa possibile al giorno d’oggi.
Ma anche se conduciamo una vita colma di sacrifici e stenti, io cerco di non
farmi pesare la situazione: se è così penso di doverlo anche al mio
fratellino che mi rallegra le giornate con una spontaneità e gioia di cui
solo i bambini piccoli sono capaci.
Spero che al più presto, qualcuno faccia qualcosa per migliorare la
situazione in cui siamo costretti a vivere, non tanto per me, quanto per il
futuro del mio fratellino.
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