Giovanni Pascoli

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Vita

Giovanni Pascoli nacque il 31 dicembre del 1855 a San Mauro di Romagna. La sua vita, come le sue opere, è stata profondamente influenzata dalle numerose tragedie e dai lutti familiari che ha subito (tra cui l'assassinio del padre che trasformò radicalmente la vita della sua famiglia). Pascoli compì i suoi studi liceali a Rimini, poi ottenne, nel 1873, una borsa di studio che gli offrì l'opportunità di iscriversi alla facoltà di lettere dell'Università di Bologna, dove fu allievo di Carducci. Dopo tre anni, però, perse la borsa di studio a causa del suo scarso impegno e fu costretto a lasciare l'università. Iniziò, quindi, a frequentare l'ambiente socialista bolognese, che lo portò ad aderire alla Prima Internazionale dei lavoratori. Nel 1879 la sua vita fu segnata da una breve esperienza carceraria. Uscito di prigione, prese la laurea, nel 1882. Iniziò poi ad insegnare ed ottenne diverse cattedre di letteratura e grammatica latina e greca. Intanto, viveva con le due sorelle, credendo, in questo modo, di riuscire a ricostruire un'unità familiare, ma si sentì profondamente tradito nel momento in cui una delle due si sposò.
Pascoli si spense a Bologna, il 6 aprile 1912.


Caratteri generali

Pascoli sente l'esigenza di ripiegarsi nel proprio io, per scrutarlo, capirlo e cercare una vita interiore autentica, a differenza della falsità della società in cui vive. Il poeta, come un pittore che dipinge con veloci e decise pennellate, cerca di fissare velocemente e in modo preciso ciò che coglie della realtà.
Egli imperniò le sue poesie sul mistero che circonda l'uomo, sulla sensibilità delle piccole cose, sulla trasfigurazione della realtà in un sogno, sulla musicalità della poesia, sulla quasi continua presenza della morte.
Molte delle sue poesie prendono spunto dalle piccole cose della vita umile e comune, avvolta nel mistero e nella sofferenza.
Pascoli cerca di evidenziare il doppio significato delle cose, adottando un linguaggio ricco di sinonimi e analogie. Ogni parola assume un significato fonosimbolico.
Una delle raccolte di poesie più significative del Pascoli è Myricae. Il titolo dell'opera rappresenta la volontà del poeta di trattare i temi della quotidianità della vita bucolica. Gli elementi di questa realtà vengono descritti con precisione, anche nel lessico, con l'uso di forme regionali e tecnicismi. I temi principali trattati nell'opera sono quello di una natura rappacificatrice e benevola, quello dell'infanzia, del nido distrutto ed il tema della morte. Questi sono tutti argomenti semplici e modesti, che spesso ricadono sul tema della famiglia e della vita campestre.
Varie poesie del Pascoli hanno come sfondo elementi atmosferici, come la nebbia, i tuoni, i fulmini… Possiamo trovare fenomeni di questo tipo nelle poesie come "Temporale", "Il lampo" ed "Il tuono", che si possono definire "impressionistiche", ad una prima lettura, per il fatto che sembrano disegnate con veloci pennellate di colori. In queste poesie, il poeta presenta tali fenomeni come un qualcosa di pauroso anche per la terra stessa. Infatti per il poeta, il mondo all'esterno del nido familiare è indefinito e pericoloso, e viene pertanto temuto dal poeta.


TEMPORALE

Un bubbolìo lontano...

Rosseggia l'orizzonte,
come affocato, a mare:
nero di pece, a monte,
stracci di nubi chiare:
tra il nero un casolare:
un'ala di gabbiano.


In questa poesia prevalgono le sensazioni visive; l'immagine naturale è quella di un paesaggio marino in tempesta. Questo paesaggio comunica tristezza e l'immagine di un casolare è l'unico elemento che fornisce speranza. Questa struttura viene paragonata ad un'ala di gabbiano, che le conferisce un senso di purezza e libertà, proprie di questo animale. La poesia è caratterizzata da tre colori principali: il bianco, che è simbolo di speranza, vita e purezza; il rosso, il quale simboleggia il caldo; il nero, che rappresenta la tristezza e la morte.


IL LAMPO

E cielo e terra si mostrò qual era:

la terra ansante, livida, in sussulto;
il cielo ingombro, tragico, disfatto:
bianca bianca nel tacito tumulto
una casa apparì sparì d'un tratto;
come un occhio, che, largo, esterrefatto,
s'aprì si chiuse, nella notte nera.


Nella natura sconvolta dal temporale, il lampo illumina fulmineamente la notte, rivelando cielo e terra, mostrando d'un tratto una casa nel buio. Viene messo in rilievo l'effetto ottico del lampo, visto come un'improvvisa apparizione dell'allucinazione e dell'angoscia, intuizione del dolore e dell'assurdo.
All'inizio della poesia, cielo e terra appaiono uniti, ma dal secondo verso, tra di loro si percepisce una frattura.
La casa è un porto sicuro, circoscritto in un momento di stabilità nello sconvolgimento della natura e del paesaggio. Quest'immagine è effimera, in quanto dura solo un istante per poi scomparire nell'oscurità.
Le terne di aggettivi, presenti nei versi due e tre, sono la proiezione dello stato d'animo dell'autore. Questi aggettivi danno vita ad un climax ascendente che conferisce alla realtà un clima più umano e sconvolto: sofferente.
La casa viene paragonata ad un occhio che si apre e si chiude per ricevere una tragica realtà, e mostra lo stupore ed il timore per la natura.
In questa poesia domina il senso visivo; tutte le immagini sono utilizzate per dare una caratterizzazione umana e psicologica alla natura.
Ad una prima lettura, sembra di trovarsi davanti ad un quadro impressionista, mentre se si legge la poesia più approfonditamente, si capisce di trovarsi di fronte ad una metafora della brevità della vita.


IL TUONO

E nella notte nera come il nulla,

a un tratto, col fragor d'arduo dirupo
che frana, il tuono rimbombò di schianto:
rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo,
e tacque, e poi rimareggiò rinfranto,
e poi vanì. Soave allora un canto
s'udì di madre, e il moto di una culla.


Questa poesia è il proseguimento della precedente, intitolata "Il lampo".
All'immagine minacciosa della natura, si contrappongono le figure rassicuranti della madre e della culla. La poesia, iniziata con segnali di morte e con l'immagine dell'oscurità del nulla, si conclude con l'annuncio del rifiorire della vita.
In questa poesia, a differenza della precedente, prevalgono le sensazioni uditive. Essa rappresenta un evento naturale colto in un istante e reso in un tempo poetico molto conciso.
Vengono contrapposti lo schianto e la forza della natura col sentimento della voce che sembra vincere il male del mondo con amore e costanza.


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Percorso interdisciplinare di Francesca Sponza anno scolastico 2004-2005 liceo scientifico "G.Oberdan" Trieste