Georg Wilhelm Friedrich Hegel

home
arte
italiano
latino
scienze
storia
filosofia
fisica
bibliografia
Vita ed opere

Hegel Georg Wilhelm Friedrich Hegel nacque a Stuttgart nel 1770, studiò filosofia e religione a Tubinga in un collegio universitario protestante. Nel 1793 lasciò la città e si recò a Berna, dove rimase fino al 1796, lavorando come precettore privato. In questo periodo Hegel scrisse gli "Scritti teologici giovanili" pubblicati solo nel 1907 dai suoi discepoli. Essenzialmente questi scritti investono il tema della religione, intesa come culto del popolo, vale a dire di una fede vissuta profondamente dalla collettività, radicata nel costume della nazione, nella sua cultura, nelle sue consuetudini. In questi scritti Hegel critica la Chiesa perché parla di una religione intesa come autonomia morale che ci lascia liberi di scegliere. A partire dal 1828, crebbero attorno a lui sospetti ed accuse di ateismo. Hegel poi nel 1800 si recò a Jena, la città dove si era costituito il primo circolo romantico, dove si era diffuso, nell'Università, l'insegnamento della filosofia kantiana e dove aveva insegnato Fichte. Qui ottenne la cattedra di filosofia e iniziò l'insegnamento universitario cominciando gradualmente a prendere le distanze dal movimento romantico e dalle giovanili istanze rivoluzionarie. Nel 1807 pubblicò il primo suo capolavoro, la "Fenomenologia dello spirito". Dopo la vittoria delle armate napoleoniche, l'Università venne chiusa; di conseguenza Hegel perse il posto d'insegnamento e fu costretto a lasciare la città nel 1807. Egli dovrà poi spostarsi di città in città insegnando nelle varie università come a Norimberga, Heidelberg e infine Berlino. Dopo la morte, avvenuta nel 1831, i discepoli pubblicarono le tesi delle sue lezioni universitarie, riprendendole dai loro appunti. Le opere pubblicate da Hegel sono invece:
1807 "Fenomenologia dello spirito"
1812-1816 "Scienza della logica"
1817 (1827; 1830) "Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio"
1821 "Lineamenti di filosofia del diritto ossia diritto naturale e scienza dello stato in compendio".


La filosofia della natura

Pare esagerato dire che Hegel non ammette la natura, ma vi sono molte testimonianze, compresa una parte dei suoi scritti che sembrano confermarlo. Il cielo stellato, che tanto aveva detto a Kant, suggeriva ad Hegel solo l'idea di un infinito vuoto, senza limiti e contenuti. Egli amava una natura coltivata ed addomesticata, decisamente contrapposta a quella delle tempeste, delle epidemie, dei terremoti…. In realtà, egli si interessò molto dei problemi riguardanti la natura, intendendoli come problemi di filosofia della natura. Hegel, ha comunque la certezza che esista un nesso che collega tutti i fenomeni naturali; secondo lui, ad esempio, tutti i processi chimici sono connessi al processo della terra in generale.
In Hegel è sempre chiaro che la natura non ha un lato conoscitivo: essa è conoscibile, ma non conoscente. La conoscenza è di competenza dello spirito; infatti esso si pone come compito il sapere, cosa che la natura non fa. In questo, la filosofia hegeliana è particolarmente chiara: superiorità dello spirito e dipendenza della natura. Quest'ultima è una manifestazione puramente esteriore dell'idea e pertanto è caratterizzata dalla dispersione e dall'accidentalità; non è processuale; si ripete. Nella natura non c'è evoluzione, ma solo gradualità e gerarchie consolidate.
Hegel aveva accettato di far scaturire lo spirito dalla natura, infatti questo, prima di incamminarsi verso l'assoluto, era stato unito alla natura stessa, ma non riteneva che Dio fosse in qualche modo responsabile dell'ordine naturale. Più lo spirito avanzava, più si accorgeva che la natura era disordinata ed ostile.
Essa, per Hegel, è l'oggettivazione dell'idea che si trova definita alla fine della "Scienza della Logica"; è il risultato di una creazione. Secondo questo filosofo, l'idea si trova nella necessità di conoscersi, di vedersi oggettivata. Pertanto, se la natura è oggettivazione dell'idea, dovrà per forza contenere una razionalità immanente.
La natura rappresenta il secondo punto del sistema filosofico hegeliano, il vero e proprio momento dialettico in cui l'idea è fuori dal se. Qui essa è vista come un momento negativo, di scontro, ma necessario. Hegel ha una visione organica della natura, perché è il tutto ed è fatta di parti che compongono il tutto.
L'idea, quando si aliena da se stessa, si dispiega nell'esteriorità, dando origine alla natura, che è "l'idea nella forma dell'essere altro". Il pensiero puro (Idea in se) è libertà, universalità, unità, mentre la natura (Idea fuori dal se) è accidentalità, necessità, particolarità, dispersione, "per se". Essa non è priva di limiti, ma obbedisce ad uno schema dialettico; infatti non mostra alcuna libertà, e per questo motivo deve essere divinizzata. Per Hegel, però, risulta assurdo voler conoscere Dio dalle opere naturali. Infatti, il filosofo non accetta l'identificazione della natura con Dio. Inoltre, non condivide la concezione di una natura convergente con lo spirito. Per lui, questi due elementi si oppongono, e lo spirito, a suo parere, può sorgere solamente laddove la natura viene negata, in quanto tale, e risolta in un momento interno dell'idea.
La filosofia della natura, illustrata nell' "Enciclopedia delle scienze filosofiche", costituisce un progressivo passaggio dall'estrinsecità all'unitarietà attraverso il graduale affermarsi di quell'elemento dell'individualità che troverà il suo campo di applicabilità nella filosofia dello spirito.
Dal momento che la filosofia della natura è considerazione concettuale, essa ha per oggetto lo stesso universale, ma preso per se, e considerato nella sua propria necessità immanente, secondo l'autodeterminazione del concetto.
La filosofia della natura è il necessario momento di passaggio dalla logica alla filosofia dello spirito. Questo passaggio può avvenire solamente attraverso la negazione dell'idea in sé, ossia attraverso la natura. Dopo essersi oggettivata in quest'ultima, l'idea può tornare in se, prendendo coscienza di se. A questo punto, il circolo si chiude: l'idea e lo spirito coincidono.
La filosofia della natura si divide in: meccanica, fisica e fisica organica.
La meccanica rappresenta il momento dell'estrema particolarità ed estrinsecità. Essa considera l'esteriorità, la quale è l'essenza propria della natura, o nella sua astrazione (spazio e tempo), o nella sua libertà di movimento (meccanica assoluta), oppure nel suo isolamento (materia e movimento). La meccanica studia i movimenti della materia e ne scopre le leggi in base ad una visione puramente quantitativa.
Nella fisica, comincia a sorgere l'individualità, inizialmente come individualità universale (degli elementi della materia), in seguito come individualità particolare (delle proprietà fondamentali della materia) ed infine come individualità totale (delle proprietà elettriche, chimiche ed elettroniche della materia). Questi momenti sono irriducibili l'uno all'altro; sono momenti successivi, ordinati gerarchicamente.
La fisica organica, in cui emerge l'elemento dell'individualità soggettiva, comprende la natura vegetale, la natura geologica e l'organismo animale.



torna in cima



Percorso interdisciplinare di Francesca Sponza anno scolastico 2004-2005 liceo scientifico "G.Oberdan" Trieste