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Capitolo nono: dove Berthon gioca con il vecchio ATlante

Atlante, condannato da Zeus a reggere in eterno sulle proprie spalle il peso del mondo, stentava ormai a svolgere bene il suo lavoro. All'inizio era giovane e forte, le terre conosciute non erano estese e gli uomini, tra guerre carestie ed epidemie, morivano a migliaia e perciò il mondo non gli sembrava tanto pesante.
Ma ora, col passare degli anni e gli acciacchi della vecchiaia, Atlante l'infaticabile era sempre più stanco. Come se non bastasse, gli avevano riferito che presto (poco più di un secolo) avrebbero scoperto un nuovo continente, e l'Europa, passata la paura che l'Anno Mille avrebbe segnato la fine del mondo, si sarebbe ripopolata gravando sulle sue vecchie ossa.
Atlante era disperato, nulla sembrava andare per il verso giusto e nemmeno poteva contare sull'antica profezia, perché quella canaglia di Zeus aveva architettato bene il suo castigo.
- Potrai riposare solo se insegnerai ad un bambino il gioco del dito sul mappamondo- Aveva tuonato il re degli dei, dall'alto del suo regno celeste.
- Bambini! Puah!- pensò livido di rabbia il vecchio Atlante- Bambini in un monastero benedettino! Almeno i monaci avessero potuto sposarsi, allora forse ci sarebbe stata una speranza, ma niente da fare...povertà e castità!
Su questi tristi pensieri stava riflettendo il vegliardo, sulla remota possibilità di godersi una meritata pensione dopo anni di lavoro, quando all'improvviso una figura si stagliò contro la porta d'ingresso.
Cosa poteva essere entrato? Troppo grosso per essere un topo di biblioteca, troppo simpatico per essere un libercolino, sembrava piuttosto... un bambino! Piccolo, biondo e con quegli occhi così vivaci, appena un po’ magro ed allampanato, chissà se quei mentecatti dei monaci sapevano che i bambini avevano bisogno di mangiare!
- Pssst! - gli fece da dietro una delle alte librerie, ma piano perché non si spaventasse.
Ragazzi, l'avrete riconosciuto, era il nostro Berthon che, dopo varie peripezie, si trovava a passare di là.
A dire il vero, Berthon era immerso nel suo problema dei libri sbiaditi: gli avevano detto che in quella sala, l'ultima della Biblioteca, abitava un certo Atlante, ma un vecchio rimbambito pieno di acciacchi che aiuto poteva dargli?
- Lasciami stare, vecchio, ho altri problemi, io, che stare ad ascoltare i tuoi bisbigli!- disse Berthon con arroganza. Vi sembra rispettoso rivolgersi così ad una persona anziana?
- Ho io la soluzione del tuo problema e se giochi con me ti aiuterò – proseguì Atlante.
Berthon era un bambino ed al solo sentir parlare di gioco scansò il cattivo umore e disse più gentilmente:
- Ok, nonno, giochiamo!. Il vecchio Atlante si liberò con una velocità inaudita dell'enorme globo che gravava da secoli sulle sue spalle, lo pose su un piedistallo e con una spinta della mano nodosa lo fece girare vorticosamente.
- Il dito, il dito!- gridò tutto eccitato. La profezia di Zeus si stava avverando e lui non voleva certo perdere quella preziosa occasione per riposare un po’.
E riprese: - Puntalo su un posto qualsiasi della terra e vedrai che prodigio!
Splash! Splash! All'improvviso spruzzi e schizzi d'acqua volavano sopra i libri e le mappe antiche.
- Ritenta, ritenta! Sarai più fortunato, non è colpa mia se nel nostro pianeta ci sono più acque che terre! - disse con tono divertito al bambino.
- Accidenti! Vuoi farmi finire annegato o divorato dai pescecani? In che storia sono capitato?! - rispose Berthon zuppo d'acqua.
Ragazzi, che avventura! Il gioco del dito sul mappamondo non era affatto come le noiose lezioni di geografia in classe.
Dopo aver toccato un qualsiasi punto del globo, con un'inaudita forza ci si trovava realmente catapultati sopra.
Ed allora... Eccoci sperduti in una fitta giungla, nelle lontane Indie da cui provengono le terribili storie sulla violenza della tigre: ed ecco, laggiù, acquattata proprio lei, la famelica regina della giungla, pronta a balzare sul nostro Berthon ed affondare gli artigli nel suo gracile corpo e... con un leggero scarto del dito, Berthon è dentro ad un' ampia distesa sabbiosa: il deserto egiziano; davanti a lui, le tre colossali piramidi e, ai loro piedi, accasciata, la Sfinge: il volto e la figura ancora intatti e sulla bocca un'impronta solenne di bellezza, come se vi aleggiasse un sorriso.
Berthon era felice... Toccava il mondo e viveva avventure incantate, conosceva terre e popoli, usi e costumi... e tutto con un dito!
Anche Atlante era felice, l'antica profezia si era avverata ed egli era finalmente libero. Per la gratitudine, svelò al bambino il segreto dei libri sbiaditi.
- La loro malattia è la solitudine; certo, i monaci sono bravi e pazienti, il loro lavoro si rivelerà utilissimo nel tempo, ma non possono rimanere per molto gli unici a sfogliare, leggere e conoscere le meraviglie, la sapienza, la bellezza ed i segreti nascosti in questi libri. Il mondo intero, grandi e piccini dovrebbero sapere tutto questo. Inoltre i libri, se verranno letti e usciranno da questo luogo chiuso a trasmettere a tutti le emozioni di cui sono carichi, non soffriranno più.
- Già - ribattè Berthon pensieroso - ma questa Biblioteca è il fiore all'occhiello dell'intera abbazia ed Echus ne è molto orgoglioso. Non permetterà a nessuno di spostare un solo volume, né al volgo di sfogliare queste preziose pagine.
- Sicuro! - Rispose Atlante, ma questa è l'ultima delle dieci sale ed io sono l'unico a conoscere il segreto dei libri sbiaditi. Da qui, come hai potuto scoprire da solo, si entra nel mondo... Io sono vecchio e acciaccato, ma ho ancora la forza per catapultare ogni giorno, per quel che mi resta da vivere, un libro nel mondo, perché sia conosciuto e divulgato.
Ogni giorno potrei mandare un libro in vacanza, per lui si tratterebbe di una prodigiosa convalescenza, guarirebbe e renderebbe felici migliaia di adulti e di bambini come te.
Berthon, commosso, si strofinò il naso trattenendo una lacrima e stava per abbracciare Atlante, quando, ecco: spalancarsi la porta e fare irruzione nella sala Echus, tutto scapigliato.
- Berthon! ma dov'eri, sono ore che ti cerco! Mi hai fatto penare! Cosa hai mai fatto in tutto questo tempo?!
- Ho vissuto straordinarie avventure, ma se vuoi conoscerle basta trovare ... un lettore e ricominciare da capo!