Capitolo
quarto: dove
Berthon incontra la Professoressa, traduce uno strano
manoscritto e trova il
libro della lingua universale.
Berthon era scappato terrorizzato alla sola idea di dover passare l'estate a
studiare il latino, ma si sentiva un po' in colpa perché avrebbe voluto
veramente aiutare gli orsi e i pinguini a realizzare i campionati
interpolari. All'improvviso si ricordò che nella stanza successiva c'era una
persona che forse poteva essergli utile: la Professoressa! Bastava solo
convincerla. Il ragazzo entrò armato di fionda e armi varie, la
Professoressa con uno sguardo arcigno cercò di intimorirlo, ma Berthon non
si lasciٍ neppure impressionare. Lei gli chiese con tono di rimprovero:
- Berthon, cosa fai qui, perché non stai facendo i compiti?
- La scuola è finita - esclamٍò Berthon, e si trattenne dal dirle tutto ciٍ
che non sopportava di lei: il rossetto sui denti, il suo corpo scheletrico,
senza dimenticare lo sguardo rauco e la voce gobba!
Pur di aiutare i suoi amici polari, si fece coraggio e con tono
lecchineggiante le disse:
- Salve! Anche lei qui?! Che bello! Quale buon vento l'ha condotta in questo
monastero? Io sono qui per rimediare ai miei sbagli. Sono più pentito di
Bruschetta!
La Professoressa non era molto convinta e voleva mettere il suo allievo alla
prova; gli mostrò perciò un manoscritto che stava studiando da molti giorni;
era un testo incomprensibile, l'insegnante aveva consultato tutti i
vocabolari e tutte le grammatiche della Biblioteca, ma invano.
Il testo cominciava così:
A Berthon bastò un'occhiata per capire ogni parola, e voi, ragazzi, quanto
ci avete impiegato?
La Professoressa restò a bocca aperta di fronte alla bravura del suo
allievo:
- Bravissimo, ma come hai fatto? Meriti una ricompensa, forse ti serve
qualche lezione gratuita di latino?
- No, grazie tante, piuttosto ho bisogno di aiuto per una questione molto
importante.
E Berthon spiegò rapidamente il problema dei suoi amici polari.
La Professoressa ci pensò su un attimo e poi esclamò:
-Ma certo, la lingua universale! Esiste un libro molto raro che parla di una
lingua che può essere capita da tutti gli esseri del mondo.
-Ce n'è uno anche in questa Biblioteca? - chiese il ragazzo.
- Ma certo, basta trovarlo.
I due cercarono il volume dappertutto: negli scaffali, nei cassetti, dentro
gli armadi, sotto le sedie e perfino in bagno. Alla fine, disperati, si
sedettero per terra e Berthon vide un grosso libro infilato sotto la
scrivania per sostituire una gamba rotta. Incuriosito, lo prese e lesse:
MAXI BON LA MAXI LINGUA (che non è una grande lingua).
- Oh, no, non è possibile! – Strillò la Professoressa che, sconvolta e rossa
per la vergogna di essere stata superata dal suo allievo più somaro, aprì la
finestra per prendere un pٍ d'aria; distrattamente, perٍ, si appoggiٍ alla
scrivania (che, rimasta senza un piede d'appoggio, era molto traballante),
perse l'equilibrio, sbandò verso la finestra aperta e... cadde nel vuoto con
un grido disperato.
Berthon non se ne preoccupò molto, era contento perché era riuscito a
trovare il libro e per il lieto fine della storia. |