Capitolo
settimo: dove
Berthon apprende l'arte di mescolare i colori per salvare le immagini dei
libri.
Berthon si diresse verso la stanza di Artemisia con un pugnetto di polverina
gialla e vi entrò. Qui non vi era il disordine che aveva trovato altrove, ma
quella stanza gli apparve comunque curiosa: pennelli intrisi di diversi
colori, tele, tavolozze variopinte e strane erbe in piccole bocce di vetro.
E proprio da particolari piante la fanciulla ricavava i colori; al tempo di
Berthon non esistevano i tubetti di colori a tempera o cose del genere.
Artemisia era una fanciulla stupenda: alta, con gli occhi azzurri ed i
lunghissimi capelli neri e lisci, con un grazioso naso a patatina, la bocca
rossa e le pendevano dalle orecchie un paio di orecchini colorati.
Le sue mani, lunghe, delicate e pallide, rivelavano il talento dell'artista.
Mentre Bethon si guardava attorno stupefatto, ammirando quadri meravigliosi,
Artemisia si affaccendava nell'abbellire una paesaggio e, quando si accorse
della presenza del ragazzo, gli si rivolse dicendo:
- Chi sei?
Berthon, affascinato dalla voce soave della giovane pittrice, con timidezza
le rispose chi fosse e che cosa stesse facendo. Poi, raccogliendo il
coraggio a due mani, le fece a sua volta la medesima domanda.
- Il mio nome è Artemisia - rispose lei - e questo è un paesaggio colorato,
ti piace?
Berthon, con estremo interesse chiese a sua volta:
- Perché è tutto colorato e quella tavola ... a cosa serve?
- Si chiama tavolozza: qui si mescolano i colori per poi crearne di nuovi-
spiegò lei sorridendo.
Berthon, allora, si incuriosì al punto da domandare:
- Mi fai vedere come fai?
La fanciulla iniziò a spiegare:- Il colore blu si ottiene diluendo l'indaco,
sostanza colorante di un bell'azzurro intenso con riflessi tra il rosso e il
violetto. Questa sostanza si estrae da una pianta originaria dell'India. Gli
altri colori derivano da altre piante: il colorante rosso violaceo si
ottiene da una pianta chiamata robbia e via dicendo... Sulla tavolozza poi
si possono creare alcuni colori senza ricavarli dalla natura: il giallo e il
blu, mescolati insieme, danno il verde, vedi Berthon?
Il ragazzo volle provare e mescolò la polverina dorata che aveva ancora in
mano con dell'argento: ne uscì uno stupendo colore oro. Artemisia lo adoperò
subito per finire il suo quadro: la sala si riempì di luce e tutti i colori
presero a luccicare. Berthon, stordito, si avviò verso l'uscita, non prima
però d'aver strappato un bacio a quella stupenda fanciulla; sentiva una
forza magnetica che lo attirava, come una calamita... ma il desiderio di
visitare l'ultima stanza della biblioteca prevalse. |