Capitolo
terzo: dove
Berthon incontra il dottor Tica appena tornato dai Poli.
Quando Berthon entrò nella stanza, il sole stava già tramontando e ormai
solo dei deboli raggi filtravano attraverso la grande finestra dai vetri
colorati; il ragazzo si ricordava bene della confusione che regnava in quel
posto, carte e libri erano sparsi ovunque, ma soprattutto si ricordava del
dottor Tica: un ometto non molto alto, con due bei baffoni, gli occhiali sul
naso, la schiena curva e una pancetta pronunciata; la sua tunica tutta
bianca era molto trasandata e sembrava ricoperta di brina. Berhon era molto
incuriosito, ma fu proprio stupito quando lo vide armeggiare con un grosso
bagaglio:
- Una valigia! Che ci fa una valigia in biblioteca?- non potè fare a meno di
esclamare il ragazzo.
- Ehi, ragazzino, vuoi farmi morire dallo spavento?! E poi chi sei e che ci
fai qui?- lo studioso appariva alquanto irritato.
- Io sono Berthon e sto visitando la biblioteca, ma tu come mai hai una
valigia e perché sei ricoperto di ghiaccio?
- E' una lunga storia e non so se capiresti- rispose l'omino.
- Ti prego, raccontamela, ho tutto il tempo che vuoi- lo supplicò Berthon,
roso dalla curiosità.
- Va bene, ma sta molto attento e cerca di non interrompermi. Io sono il
dottor Tica e sono appena tornato dai Poli; vedi, io passo tutto il tempo
fra questi libri, ma ogni tanto mi prendo una vacanza, di studio
naturalmente; quest'anno ho visitato i due Poli.
- Il Polo Nord e il Polo Sud – lo interruppe Berthon, che, nonostante i voti
non molto brillanti in geografia, voleva dimostrare di possedere una certa
cultura.
- Certo - risprese Tica - prima sono stato al Polo Sud; è stato un viaggio
piuttosto lungo, pensa che sono partito da...
- Ma chi ci abita al Polo Sud? – tagliò corto il ragazzo.
- Essenzialmente foche e pinguini, ma anche personaggi come un certo
Sgobbinus, un gran rompiscatole che mi seguiva dappertutto e ripeteva tutto
quello che dicevo, devo avere un disegno da qualche parte...
- Ma si gioca al calcio al Polo Sud?
- Certo, ma con regole diverse dalle nostre: il pallone è un cubetto di
ghiaccio con i numeri romani incisi su ogni lato; si tira il pallone, esce
un numero e il pinguino cui corrisponde proprio quel numero tira un calcio
forte forte al cubetto.
- E chi vince? - chiese Berthon.
- Vince la squadra alla quale rimane il maggior numero di giocatori con le
zampe sane; sai il cubetto è assai duro. Ricordo un pinguino, Acciaius, che
era imbattibile: non si rompeva mai le zampe e guadagnava tantissimo,
diciotto ghiaccioli alla fragola, dieci alla menta e addirittura tre alla
coca cola.
- Come, ghiaccioli... non capisco - Berthon era confuso.
- Certo, i giocatori vengono pagati in ghiaccioli: il più ambito è il
ghiacciolo alla coca cola, è prezioso come l'oro.
- Che strano paese - disse il ragazzo.
- Per non parlare del Polo Nord: quello è ancora più strano – proseguì il
dottor Tica - Al Polo Nord vivono soprattutto orsi bianchi e trichechi.
Anche là ci sono tipi strani: ad esempio Dimetro. Una volta stavo sciando
tranquillamente, quando d’improvviso un essere enorme mi travolge e mi dice:
- Scusami tanto, per farmi perdonare posso insegnarti a sciare.
- Fossi matto, ma se scio meglio di te!- gli risposi offeso.
Tutti infatti si scansavano quando passava lui, una specie di valanga che
sciava su sci montati con le punte all'indietro, e per di più, siccome non
ci vedeva bene, travolgeva qualunque cosa incontrasse nel suo cammino, pini
o persone non importava; era perciò ospite fisso all'ospedale.
- Giocano a calcio anche al Polo Nord?- chiese il ragazzo.
- Certo, ma hanno regole assai diverse. Gli orsi usano i pinguini più grossi
come palla e li scaraventano in tribuna cercando di colpire le persone fra
il pubblico: più lo spettatore è lontano, più alto è il punteggio.
Naturalmente gli orsi devono pagare sia il pubblico che il pinguino; ma loro
sono molto ricchi: pagano con salmoni e aringhe (il salmone è molto
ricercato).
Quando si svolgono i campionati interpolari, c'è una gran confusione: gli
orsi calciano i pinguini e i pinguini a loro volta tirano i cubetti di
ghiaccio contro gli orsi; il pubblico si ribella perché è abituato ad essere
pagato. Per di più non si capiscono perché parlano lingue diverse; i
pinguini fischiano e gli orsi comunicano dandosi pacche sulle spalle: una
pacca vuol dire "ciao", tre pacche "passami la palla", una pacca a destra e
una a sinistra è un grave insulto. In occasione di un importante campionato
io fui nominato arbitro ma non riuscivo proprio a farli andare d'accordo.
Per convincerli ad adottare regole comuni ho convocato una riunione e ho
messo le due squadre attorno ad un tavolo, il tavolo dei Poli, e ho chiamato
il saggio Solonus che disse loro:
- Per prima cosa, dovete cercare di capirvi.
Un orso, particolarmente entusiasta dell'idea, volle dirgli "bravo" e gli
diede quattro belle pacche sulle spalle, col risultato che il povero Solonus
stramazzò a terra; l'orso desolato si precipitò a chiedergli scusa e, per
farlo, gli diede altre cinque pacche.
A questo punto intervenni io ad interrompere il discorso e a salvare il
povero Solonus. Nel frattempo anche i pinguini volevano dire la loro e
cominciarono a fischiare tutti assieme. Immagina la confusione! Neppure il
saggio Solonus sapeva più che pesci pigliare. Alla fine mi venne un'idea:
forse le due squadre potevano superare i problemi imparando una lingua
internazionale (peraltro molto diffusa in tutto il mondo) e questa lingua
è...
- Il latino! - esclamٍ Berthon preoccupato, ricordando la sua pagella.
- Certo, il latino - concluse il dottor Tica - la sacra lingua. Verranno qui
al monastero le delegazioni dei due Poli apposta per impararla, anzi,
potresti aiutarle anche tu, ma... dove sei finito?
Berthon, più che mai stordito dalle chiacchiere inconcludenti del dottor
Tica, aveva deciso che era giunto il momento di visitare un'altra stanza. |