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Santiago de Compostela |
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Ancor oggi ci sono dei peregrini che
intraprendono gli “Itinerari del Camino”, che sono di varie lunghezze, e
attraversano regioni e località differenti per aspetto climatico ed orografico.
Il fedele, a ricordo del pellegrinaggio compiuto, riceve alla fine, nella
Cattedrale compostelana un diploma scritto in latino se ha dimostrato di aver
percorso almeno 100 Km a piedi oppure non meno di 200 km in bicicletta (soltanto
dopo aver manifestato al sacerdote che il pellegrinaggio è avvenuto per motivi
religiosi); in caso contrario viene rilasciato un altro certificato che comunque
attesta che il camino è stato effettuato.
L'andare per strade o semplici vie campestri rappresenta il ripercorrere
l'identico cammino intrapreso in epoca medievale da migliaia di pellegrini i
quali, ora come allora, si sono misurati con l'inclemenza del clima, con la
bellezza del paesaggio e con le sorprese che un uomo può incontrare nell'andare
a piedi verso una meta lontana.
Per questa ragione vanno subito fissate delle indicazioni precise: chi va al
Camino de Santiago non è un eroe e neppure una persona fisicamente dotata in
modo particolare, il Camino de Santiago non deve essere affrontato come un
"c'ero anche io" (è praticato da migliaia di pellegrini all'anno...). Va tenuto
presente però che ci sono da percorrere non meno di trenta chilometri al giorno
per molti giorni e che quindi occorre una certa preparazione fisica. Queste ed
altre indicazioni possono trovare i pellegrini, nei vari siti internet. Tra
le tante che ho letto, ce n’è stata una che mi ha particolarmente colpito
cioè che, durante il percorso spesso si può sentire la parola "ultraeia”.E’
un saluto di incoraggiamento tra pellegrini. Dal latino ultra (=più) ed eia
(=avanti). Questa parola è già presente nel "Codex Calixtinus". C'è una
frase che dice "e Ultreia, e suseia, deus adjuvanos". Qualcuno dice che
anticamente si diceva "Ultreia, Suseia, Santiago", come a dire "Forza, che
più avanti, più in alto c'è Santiago |
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