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Il reportage, dall'inglese reporter, l'inviato di un giornale

Chi si appresta a scrivere un reportage, fin dal primo momento di raccolta di idee e informazioni, terrà presente il pubblico a cui si rivolge. Chi sono i lettori? Che cosa sanno e che cosa non sanno? Che cosa potrebbero essere interessanti a sapere e perché?
L’individuazione del target ha a che fare con l’identità e la missione del mezzo per il quale si scrive.

Bisogna, nella misura del possibile, identificarsi con il pubblico e fare, per lui, un lavoro di ricerca e di analisi. Il reporter è insomma un mediatore, una persona in grado di collegare informazioni/conoscenza/storie con la gente che le sappia apprezzare.

Questa identificazione è tutt’altro che banale: spesso chi scrive presume che i propri lettori sappiano quello che lui o che lei sa, con la conseguenza di presentare ai lettori contenuti incomprensibili, perché troppo complicati e specialistici, o al contrario, troppo banali e risaputi. Per evitare questi errori un buon reporter cerca occasioni di contatto con il suo pubblico ed è interessato ad ogni tipo di feed back.

La parola inglese “reporter” non è lontana da quella italiana “da riporto” che descrive appunto il lavoro dei cani da caccia, quindi si potrebbe dire reporter=caciatore in cerca di prede – le informazioni o le storie – che siano saporite – ossia utili e/o interessanti - una volte ben cucinate. E il lavoro di redazione o di editing è chiamato, nel gergo giornalistico, lavoro di cucina, perché chi lo compie non fa altro che “tagliare”, “titolare”, mettere insieme foto e testi, in un’ottica di messa a punto degli ingredienti - parole e immagini -, per una più gustosa fruizioni da parte dei lettori.

Prima di cominciare a scrivere siamo tutti reporter e il reporter deve fare una sola cosa: individuare e raccogliere. Questa parte del lavoro implica, in dosi massicce, l’esercizio di curiosità e spirito di osservazione.

L’uso dei cinque sensi
Saper vedere significa cogliere i particolari, notare relazioni e significati che a prima vista sfuggono. Ciò che si dice della vista si applica a ciascuno degli altri sensi e ricopre una grande importanza nel lavoro preparatorio.

Ecco perché lo scrittore capace, proprio grazie alla sua abilità nell’individuare elementi significativi, è in grado di fornire descrizioni vive - reali o metaforiche - che permettano al lettore di provare la stessa esperienza sensoriale, e intellettuale, che lui ha vissuto.

Saper interrogare le fonti
Se i cinque sensi sono il “modo”, il “come”, raccogliamo informazioni, le fonti sono “i luoghi”, “gli spazi” della nostra indagine. Sono fonti le persone, i giornali e le riviste, gli esperti, i libri, l’internet, i luoghi reali e quelli della fiction.

L’indagine comincia sempre con una domanda, a cui ne segue un’altra e un’altra ancora. Domande e risposte vanno catalogate e messe da parte, qualche volta su carta, altre volte attraverso foto o registrazioni audio. Riordinare le informazioni è parte integrante e critica del lavoro preparatorio.

Catalogando le informazioni si terrà presente una scaletta, ma si terrà anche aperta la possibilità di modificare il piano iniziale, se la storia lo richiede. Il buon reporter sa immergersi nel tema di cui vuole scrivere; ecco perché, dopo aver preparato l’indagine con una batteria di domande, se le risposte che riceve lo suggeriscono, opererà un pronto cambiamento di rotta per rendere l’articolo più accurato e interessante.

Il lavoro preparatorio è essenziale
A volte gli articoli sono noiosi non perché scritti male, ma perché non c’è stata abbastanza ricerca. L’aria fritta, seppur cucinata con il miglior olio extra vergine, non ha mai saziato nessuno.

Bisogna dedicare tempo alla ricerca e bisogna imparare a farla bene.
È essenziale inoltre che chi scrive provi piacere nello scoprire cose nuove: sapersi interessare è un fattore chiave per essere in grado di interessare altri.