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Lezione 2: i viaggi via terra
La docente prosegue nella trattazione del tema
del viaggio con un'altra lezione frontale di un'ora, nella quale cerca di
far comprendere ai ragazzi, come a seconda delle epoche storiche i viaggi
via terra abbiano assunto caratteristiche e significati particolari. In
questa sezione viene proposta la lettura di un passo di
Gilgamesh, e la
comparazione tra Marco
Polo e Ibn Battuta.
Spunti: nell'antichità i viaggi erano rivolti tendenzialmente verso i
punti chiave della civiltà, verso quei luoghi che poi sarebbero diventati
centri di cultura e commercio di dimensioni notevoli.
La Terra Santa, per esempio ha sempre costituito un punto di arrivo
importante, non solo per i dotti e i sapienti, ma anche per pellegrini e
mercanti. Si viaggia più spesso a piedi che a cavallo, anche se le distanze
da percorrere sembrano, agli occhi di noi uomini moderni, molto grandi. Si
viaggia preferibilmente in gruppo, piuttosto che da soli, perché i pericoli
sono sempre in agguato: predoni, ladri, briganti... e lungo la strada si
possono fare gli incontri più strani.
Le storie di viaggi però, sono anche storie di grandi eroi: Gilgamesh,
Ulisse, Erodoto, solo per citarne alcuni, ma la lista potrebbe essere molto
più lunga.
Dopo questa introduzione il docente può
proporre alla classe a titolo esemplificativo la lettura del bellissimo
prologo di Gilgamesh:
Gilgamesh vide ogni cosa, ebbe esperienza di ogni cosa, in ogni cosa
raggiunse la completa saggezza...
Con i suoi cinquemila anni, il canto di Gilgamesh costituisce il più antico
poema epico che sia mai stato scritto. Ciononostante, stupisce per la
modernità con la quale vengono affrontati alcuni temi, primi tra tutti
l'amicizia e il viaggio. È parere di numerosi studiosi che l'opera abbia
costituito un modello per i grandi maestri dell'epica classica, da Omero (si
vedano la descrizione del rapporto che lega Achille e Patroclo e la
narrazione delle peregrinazioni di Odisseo) a Virgilio (l'episodio di
Eurialo e Niso e, più in generale, l'errare di Enea e dei troiani
superstiti).
Il viaggio è percepito dagli antichi come una fatica, una vera e propria
attività che logora. Il viaggio di Gilgamesh per esempio, pur essendo stato
intrapreso per la conquista dell'immortalità, finisce con il portare
all'eroe un bene più prezioso, la saggezza. Infatti, con le privazioni a cui
lo sottopone, il viaggio determina un profondo cambiamento nella personalità
del sovrano e lo rende un uomo saggio, più riflessivo e maturo, adatto a
regnare. Come accade a Odisseo (il riferimento è d'obbligo), Gilgamesh deve
passare attraverso l'abbrutimento, deve cadere in uno stato di prostrazione
fisica e spirituale per poi riacquistare tutti i connotati regali.
Fuor di metafora, la vestizione di Gilgamesh assume le connotazioni di un
ritorno alla regalità, dell'ingresso in una nuova dimensione psicologica e
sociale. L'eroe perde l'arroganza che l'aveva caratterizzato fin dai primi
versi del poema e acquista una melanconia che lo rende più umano,
sicuramente più vicino a un eroe moderno. Insomma, il viaggio, che a tutta
prima può sembrare una perdita, finisce con il rivelarsi un'acquisizione, o
meglio, una riscoperta di quelle caratteristiche presenti in potenza
nell'animo dell'eroe (il coraggio, la forza, la curiosità, la sensibilità,
la predisposizione alla sapienza e quindi alla saggezza), ma tradotte in
atto solo dopo un lungo patire.
Il docente dopo la lettura del testo di
Gilgamesh, può dividere gli studenti in gruppi, cui verranno affidati
differenti temi di ricerca da individuare all’interno del testo presentato
(il viaggio, la saggezza, la fatica, il coraggio…). Seguirà una fase di
confronto e riflessione sui vari elementi raccolti.
Questo esercizio si rivela utile anche in
vista del laboratorio di scritturaa previsto alla fine di questo lavoro di
accostamento ai testi. Immedesimandosi nella figura del protagonista essi
interiorizzeranno, inoltre, i sentimenti, le difficoltà, il dolore provato e
ne potranno far tesoro per le loro composizioni "future".
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