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IL VERISMO

Il Verismo è una corrente letteraria che nasce in Italia tra la fine degli anni ’70 e gli ’80 grazie all’impegno critico di Luigi Capuana e al genio narrativo di Giovanni Verga; questo movimento affonda le sue radici nel POSITIVISMO e nel NATURALISMO. Quest’ultimo si diffonde prevalentemente in Francia e trova il suo maggiore esponente in Emile Zola il quale fissa i principi del cosiddetto romanzo sperimentale; infatti, se le opere della narrativa tradizionale erano costruite dalla mente dell’autore, il nuovo romanzo si pone come documento oggettivo in cui lo scrittore tende a scomparire. Inoltre, la caratteristica fondamentale dei naturalisti, è l’applicazione al romanzo dei principi del positivismo che si traduce nel tentativo di riprodurre la realtà nel più fedele possibile dei modi. Tuttavia questi due movimenti differiscono per quanto riguarda i contesti dove sono ambientate le vicende: mentre il Naturalismo si focalizza di norma su ambienti metropolitani e classi legate alle grandi città e al loro sviluppo; il Verismo invece, privilegia le descrizioni di ambienti regionali e municipali e di gente della campagna. Inoltre, i veristi, diversamente dai naturalisti, respingevano la subordinazione della letteratura all’impegno politico e civile.

All’affermarsi del Verismo contribuirono diverse condizioni: prima di tutto la crescente attenzione verso lo sviluppo del sapere scientifico ; in secondo luogo fu determinante  la questione sociale in genere e in particolare, il diffondersi dell’interesse per le condizioni di vita del Meridione assieme alla volontà di favorire la crescita del livello culturale dei ceti popolari.

 

CARATTERISTICHE

Le caratteristiche peculiari del verismo sono:

  1. la fedeltà alla realtà effettiva: gli autori si attengono infatti al «vero» delle situazioni, dei fatti, degli ambienti, dei personaggi e una corrispondenza con il sentire e il parlare dei soggetti che vengono rappresentati.

  2. il regionalismo: diretta conseguenza della ricerca della realtà è l’inserimento di espressioni e modi di dire locali e non a caso gli scrittori amano per lo più trattare argomenti della propria regione, della società nella quale vivono, parlando molto spesso del lato più negativo, dello sfruttamento minorile, del lavoro durissimo nelle miniere;

  3. il pessimismo: nelle opere veriste, traspare spessissimo uno sconforto, si pensa e si crede che l’unita nazionale non ha per niente cambiato le sorti delle classi sociali più deboli e, si guarda il futuro con un evidente scoraggiamento;

  4. l’impersonalità: gli scrittori veristi non vogliono assolutamente inserire nelle loro opere commenti personali

... l'oggetto sono i "documenti umani", cioè fatti veri, storici; e l'analisi di tali documenti dev'essere condotta con "scrupolo scientifico" ... (G. Verga);

  1. il linguaggio: gli autori veristi, adottano la lingua nazionale per quanto riguarda la forma, tuttavia ricorrono a termini dialettali per aumentare la veridicità delle loro opere;

  2. il romanzo: questo è il genere più amato dal pubblico nonché la massima espressione di questo movimento letterario;

  3. narrazioni cicliche: come i naturalisti anche i veristi ricorrono al ciclo romanzesco,che permette di articolare le vicende in passaggi temporali successivi e di evidenziare le conseguenze degli errori umani nell’arco di varie generazioni.

È inoltre interessante notare come il Verismo si sviluppi in modo assai diverso nel Meridione e nel Settentrione: mentre a nord porta ad un cambiamento dei soggetti che non sono più solo i contadini o pescatori ma anche gli impiegati e gli operai. Cambiano anche gli argomenti: vengono introdotti i temi della famiglia, della prostituzione e dei disagi sul lavoro. I personaggi principali sono lo scienziato, l’industriale, il medico tutte le figure che creano cultura e aumentano le conoscenze.

Per quanto riguarda il Sud Italia, invece, gli ambienti descritti sono quelli della povera plebe contadina; tuttavia sono proprio questi i temi che fanno grande il verismo, che lo portano ad essere molto conosciuto soprattutto grazie a scrittori, del sud d’Italia che vivono al nord e parlano della loro terra come accade appunto per Verga.

Tuttavia la fortuna di questo genere letterario non si limitò all’Italia e alla Francia ma riscosse successo anche in Russia (Dostoevskij e Tolstoj) e negli Stati Uniti (HENRY JAMES).


GIOVANNI VERGA

VITA

Nasce a Catania il 2 Settembre del 1840 in una famiglia di agiate condizione economiche e di origine nobiliare ed incomincia a scrivere ancora giovanissimo. Nel 1859, attirato dalla seconda guerra d’indipendenza, la segue con gran passione e, dopo aver rinunciato a laurearsi in legge, decide di arruolarsi durante la spedizione dei mille nella Guardia Nazionale.

In seguito si trasferisce a Firenze dove ritorna molteplici volte ed è proprio durante gli anni fiorentini (1865-72) che diventa amico di Luigi Capuana, altro importante scrittore verista.

Più tardi si trasferisce Milano, città in cui gli scambi letterari sono vivacissimi; nasce proprio in quegli anni la Scapigliatura. La fase milanese coincide con la maturità dello scrittore e con la grande stagione dei capolavori.

Nel 1893, lo scrittore italiano torna nella sua città, Catania, dove muore nel 1922.

OPERE

Come si è già detto le opere più importanti sono quelle composte durante il periodo fiorentino ovvero “Vita dei campi” (1880), “I Malavoglia” (1881), “Novelle rusticane” (1882) e “Mastro-don Gesualdo” (1889).

  • “Vita dei campi” e “Novelle rusticane” sono due raccolte di racconti che descrivono la vita di pastori, contadini e pescatori; la prima consiste in otto novelle precedentemente pubblicate in rivista tra le quali le più famose sono “Rosso Malpelo” e “La Lupa”;

  •   “I Malavoglia” e “Mastro-don Gesualdo” sono considerati i capolavori veristi di Verga  e trattano le storie di persone che cercano invano di lottare contro una sorte avversa che risulta impossibile modificare.  Questi due racconti fanno parte di una raccolta di cinque romanzi intitolata “I vinti” che non fu mai conclusa in quanto l’autore non compose mai i restanti tre romanzi dei quali aveva soltanto abbozzato la trama e i personaggi. 

“I MALAVOGLIA”

TRAMA

Protagonisti della vicenda, che abbraccia un periodo compreso tra il dicembre del 1863 e il 1878 circa, sono i Toscano, una famiglia di pescatori del paesello di Aci Trezza, da lungo tempo soprannominati I Malavoglia. La famiglia, che vive nella "casa del nespolo", è composta dal vecchio patriarca Padron ‘Ntoni, da suo figlio Bastianazzo sposato con Maruzza, detta la "Longa" e dai cinque nipoti: ‘Ntoni, Luca, Mena, Lia, Alessi. La chiamata di leva per il giovane ‘Ntoni è il primo colpo per i Malavoglia, quello che determina il dramma successivo; Padron ‘Ntoni, infatti, per guadagnare qualcosa mentre il nipote è assente, decide di compare un partita di lupini a credito, che suo figlio Bastianazzo dovrà andare a vendere. La serie delle disgrazie non si ferma qui: la casa deve essere venduta per pagare i debiti. La barca dei Malavoglia, la "Provvidenza", su cui Bastianazzo trasporta il carico, fa naufragio: Bastianazzo muore e i lupini vanno perduti. Luca, partito soldato per sostituire il fratello ‘Ntoni, muore nella battaglia navale di Lissa. ‘Ntoni, invece, tornato in paese, comincia a frequentare cattive compagnie e finisce in galera per contrabbando; scontata la pena, lascia per sempre il paese. Lia, sulla quale corrono voci malevoli, fugge e diventa prostituta in città. Anche Maruzza e il nonno muoiono, l’una di colera, l’altro provato dai colpi della "malasorte". Svanito il fidanzamento con Brasi, imposto dal nonno, Mena rinuncia di sua volontà a sposare il carrettiere Alfio Mosca, del quale è innamorata: vivrà insieme ad Alessi e a sua moglie Nunziata, curando i nipotini, quando il fratello, impegnatosi con tutte le sue forze per rispettare il volere del nonno, sarà riuscito a riscattare la "casa del nespolo".

 Caratteristiche dell’opera:

  • Blocchi narrativi: i quindici capitoli possono essere raggruppati in due grandi blocchi narrativi: I-IX, in cui il protagonista è padron ‘Ntoni, e XI-XV, in cui il protagonista è il giovane ‘Ntoni; il capitolo X funge da cerniera tra i due.

  • Spazio: l’opera rispetta l’unità di spazio e tutte le vicende si svolgono all’interno del villaggio in luoghi chiave (farmacia per discorsi politici, la bottega per i pettegolezzi degli uomini…)

  • Tempo: non compaiono quasi mai riferimenti espliciti agli anni ma Verga preferisce piuttosto basarsi sulle ricorrenze religiose, sugli avvenimenti che riguardano il paese e sulle stagioni. Di conseguenza il ritmo narrativo viene accelerato o rallentato nei vari capitoli a seconda delle diverse esigenze: si va dalle poche ore dei capitoli II,III e IV, ai dieci anni trattati nei capitoli finali.

  • Eclissi del narratore: Verga rinuncia all’onniscenza e ad ogni giudizio personale sulla vicenda; per lui l’opera deve apparire “essersi fatta da se” e per questo motivo ricorre alla coralità: attorno alle vicende dei Malavoglia brulica la gente del paese che partecipa coralmente ad esse con commenti ora comprensivi e pietosi, ora ironici e maligni. Lo stesso Verga narratore sembra essere uno del posto che racconta e commenta col distacco impassibile del cronista.

  • Temi: i temi principali del romanzo sono: la “casa del nespolo” che simboleggia il permanere della tradizione e dei valori del passato; il tema della partenza e del ritorno legati alla morte e alla sconfitta (ideale dell’ostrica); l’immutabilità delle stagioni in contrapposizione con il mutamento continuo portato dal progresso.

  • Ideale dell’ostrica: è la teoria che meglio riassume il punto di vista del paese e della maggioranza dei personaggi verghiani. Questo consiste nella convinzione che ognuno deve rimanere legato alla propria terra d’origine e non la deve abbandonare in quanto se così fa, al suo ritorno gli risulterà impossibile integrarsi di nuovo e venire accettato dal resto della società (come accade a ‘Ntoni).


Percorso interdisciplinare di eleonora lenzoni milli anno scolastico 2004-2005 liceo scientifico "G.Oberdan" Trieste


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