Ma Anne, un bel giorno, si legò le trecce e decise
che era venuto il momento di insegnare le buone maniere a Campanellino.
Andò al pascolo di buon ora e si diresse dritta
verso la pecorella malandrina, la guardò negli occhi e le fece un bel
discorso su quali fossero i doveri di una brava pecora e i limiti ai quali
si doveva scrupolosamente attenere. Ad esempio poteva correre quanto
voleva ma solo nel loro pascolo, non doveva per nessun motivo disturbare
Flora e se voleva saltare, la staccionata non era proprio l’ostacolo
giusto. E poi le intimò una punizione terribile: se non avesse smesso di
combinare guai l’avrebbe mandata a pascolare da sola nel pascolo di
montagna dove tira sempre un vento barbino e non c’è nessun altro
animale tranne le aquile e i terribili lupi!
La pecora la fissò un po’ incuriosita per tutto il
discorso e poi a mo’ di risposta fece un balzello e le addentò il
ciuffo di un treccina. Anne che non se lo aspettava e sentendosi
improvvisamente strattonare verso il basso, perse l’equilibrio e cadde
fragorosamente a terra. Fu mamma Benedetta quella volta a sentire il
piantarello della sua bambina per prima; uscì nel cortile e le andò
incontro.
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