"Anne, che succede, perché piangi?”
“Mamma, mamma, quella brutta pecora mi ha mangiato un treccina!”
“Chi, Campanellino?”
“Sì, proprio lei!” Disperò la bimba.
“E che cosa ti ha fatto?” Chiese la mamma sorpresa.
Anne scoppiò di nuovo a piangere mentre le mostrava il ciuffo finale della treccia che era sì, tutto bagnato e inzaccherato di terra, ma che non sembrava realmente “mangiato”. Probabilmente, si disse tra se la mamma, Anne si è solo molto spaventata. Così le mise un braccio intorno alle spalle e l’accompagnò in casa dicendole: “Ora Anne, faremo un bel bagno caldo e ti laverò i capelli per benino e poi vedremo se quella birichina di Campanellino te li ha rovinati. Se così fosse, vedrai che la mamma te li spunta e torneranno belli come prima”.
Così dicendo entrambe si avviarono all’interno dell’abitazione mentre il sole, di fuori, cercava di farsi un varco tra i faggi per poter finalmente tramontare in santa pace e porre così fine a quella lunga giornata.
Il giorno successivo Anne raccontò anche a papà Tomeo quello che era successo tra lei e Campanellino. Papà Tomeo sorrise e le disse però che al pascolo montano, Campanellino non si poteva portare, era troppo pericoloso e se proprio voleva raggiungere i suoi scopi avrebbe dovuto trovare un’altra soluzione.
Anne allora si allontanò pensierosa osservando con la coda dell’occhio l’unica pecora bruna del loro gregge che brucava in tutta tranquillità un monticello erboso che aveva l’aria particolarmente appetitosa. Poi tornò da papà Tomeo e gli chiese: 
“Papà ma perché Campanellino, si chiama Campanellino?”
“Perché un tempo, quando era piccola, le avevamo messo un campanello al collo per ritrovarla perché si perdeva in continuazione."
“Quindi è sempre stata una birbante!” Disse Anne al babbo.
“Proprio così, quindi cercare di farla cambiare non sarà un’impresa facile!”
Sì, il babbo aveva proprio ragione, il problema era davvero spinoso.
Ma, ecco che le era venuta una buona idea: se la pecorella non poteva essere portata al pascolo montano, qualcosa del pascolo montano poteva essere portato alla pecorella!
Andò in casa e in soffitta, con l’aiuto della mamma, trovò quello che le occorreva.
E ora non restava che aspettare l’occasione buona, ossia, la prossima marachella di Campanellino.

CLICCA QUI PER CONTINUARE A LEGGERE LA STORIA

 


Fiabe e Poesie


Home page