Lezione frontale in codocenza con il
docente di storia (nel caso in cui la cattedra sia spezzata), tempo scuola:
1 h 30’
La docente affronta un percorso storico
analizzando alcune figure della diversità, al fine di dimostrare che i
comportamenti e i sentimenti esistenti oggi nei confronti degli immigrati
non sono senza precedenti:
-Rapporto tra Greci (e romani) e Barbari (con riferimento particolare
al parere di Aristotele). “Barbari” erano considerati tutti quei popoli che
avevano sviluppato una
civiltà diversa da quella greca (e romana) e quindi inferiore a quest’ultima.
Il termine è rimasto nell’uso ed è giunto fino a noi in tale accezione per
la tendenza latente in ogni civiltà ad assolutizzare i propri valori;
vengono chiamati ancora “barbari” i popoli che risultano estranei alla
cultura di volta in volta dominante. Vedi allegato 3.
Aristotele (384-322 a.C.), tramite una serie di ragionamenti filosofici
sostiene che la guerra contro i barbari sarebbe una “guerra giusta”.
Partendo dal presupposto che alcuni uomini sono nati per comandare ed alcuni
per essere comandati (i primi sono quelli in cui risalta l’anima, vista come
attività relazionale, mentre nei secondi prevalgono il corpo e la forza
fisica), il filosofo di Stagira giustifica la servitù per coloro che, come
gli animali, non riescono a governarsi in modo autonomo. I barbari,
appartenendo a questa seconda categoria, dovrebbero sottomettersi senza
reticenze al dominio greco.
(L’assimilazione del nemico a un animale pericoloso è un atto di
declassamento disumanizzante che si presenta in epoche storiche e in culture
anche molto diverse tra loro).
- Il difficile rapporto con i folli, analizzato attraverso il famoso
episodio della nave dei folli, citato da Foucault nella sua Storia della
follia nell’età classica (vedi allegato 4)..
Episodio della “Narrenschiff”o “Stultifera navis”: le cronache del periodo
narrano dell’esistenza di uno strano battello ubriaco che solcava i fiumi
della Renania e i canali fiamminghi, trasportando il suo “carico insensato
da una città all’altra”. I pazzi allora avevano un’esistenza vagabonda e le
città li cacciavano volentieri dalle loro cerchie. Accadeva spesso che essi
venissero affidati a battellieri, incaricati di allontanarli dalle città.
Non era inusuale, nei porti europei, veder approdare e poi subito ripartire
queste navi.
Nel Rinascimento si pensava che tali vascelli avessero il compito di guidare
i folli alla ricerca della loro ragione. L’autore sottolinea che il folle
“prigioniero della nave, da cui non può evadere, viene affidato al fiume
dalle mille braccia, al mare dalle mille strade, a questa grande incertezza
esteriore: egli è prigioniero in mezzo alla più libera, alla più aperta
delle strade. Il folle è il Passeggero per eccellenza, o meglio è il
“Prigioniero del Passaggio”
- Persecuzione medioevale delle streghe;
- Persecuzione nei confronti degli ebrei da parte del regime
nazionalsocialista, fino al tristemente noto sterminio. Per quest’ultimo
punto la docente non offre un suo contributo, chiede invece ai ragazzi di
fornire possibili spiegazioni del comportamento del Fhürer tedesco. Solo in
un secondo momento l’insegnante interverrà, fornendo precisazioni o
correggendo le opinioni espresse dagli studenti. Potrebbe rivelarsi utile,
ad esempio, approfondire le reali motivazioni (di natura economica) che
hanno promosso e sostenuto tale persecuzione.
- Persecuzione, rifiuto degli immigrati, come nuova figura del
“diverso”.
Momento 2: riflessione sull’utilità del pregiudizio
Zanini, nel suo Significati del confine, evidenzia l’importanza che
il concetto di confine riveste nel processo di emarginazione (l’atto di
spingere verso il confine) ed in quello di esclusione (l’esiliare oltre il
confine).
Per avere differenza è necessario innanzitutto costituire un confine tra il
gruppo d’appartenenza e l’outgroup (gruppo esterno). L’insegnate
chiede ai discenti di fornire una possibile spiegazione di questo costante
tentativo di separazione: a chi può risultare utile? Quale valore possiamo
attribuirgli?
Tale procedimento è collegato alla determinazione dell’identità: essa è in
parte influenzata dal riconoscimento, dal mancato riconoscimento e dal
misconoscimento degli altri. Viene infatti definita per differenza e sua
successiva valorizzazione (siamo ciò che gli altri non sono, e ciò che noi
siamo è meglio di quello che sono gli altri). |