La fuga di Gauguin dalla civiltà
Paul Gauguin, un pittore francese nato nel
1848, è stato uno dei protagonisti della fase artistica definita
post-impressionismo. Gauguin è un’artista che vuole evadere dalla società e
dai suoi problemi per ritrovare un mondo più puro ed incontaminato; egli
inoltre vive sullo stesso piano sia la sua vita privata sia la sua attività
artistica con quello spirito di continua insoddisfazione e di continua
ricerca di qualcosa d’altro che lo portò a girovagare per mezzo mondo.
Nacque a Parigi il 7 giugno 1848 ma a causa della morte del padre, la
famiglia fu costretta a trasferirsi in Sudamerica per quattro anni per poi
ritornare in Francia ad Orléans, dove Gauguin compì tutti gli studi; dopo un
imbarco come marinaio in Brasile, trovò un lavoro stabile e nel tempo libero
raccoglieva quadri moderni dedicandosi alla pittura. Tra il 1876 e il 1880,
espose i suoi dipinti ad alcune mostre del gruppo impressionista scoprendo
così la sua vera vocazione:la pittura. Gli anni compresi tra il 1883 ed il
1885 furono quelli che coincisero con la maturazione dell’artista; infatti,
dopo aver girato per la Francia settentrionale, si entusiasma per la
Bretagna, di cui lo attrae il paesaggio. L’esperienza bretone è inoltre
fondamentale i quanto conobbe Emile Bernard, con il quale pose le basi del
cosiddetto “sintetismo”: questo è ispirato all’arte primitiva e alle stampe
giapponesi ed inoltre è caratterizzato dal rifiuto per la prospettiva, la
preferenza per i colori violenti e dall’enfasi sul contorno delle figure,
scuro e marcato.
Si
veda, per esempio, “Il Cristo giallo”: è una tela di intenso valore mistico,
dove la scena è dominata da un grande crocefisso, come spesso compaiono
nella campagna, sotto il quale tre donne, nei tradizionali costumi bretoni,
sono inginocchiate a pregare. Fa da sfondo un paesaggio rurale che trasmette
un sentimento di calma e di serenità; predominano inoltre i colori primari
(giallo, blu, rosso) evitando i colori intermedi. Nel 1887 viene sopraffatto
dalla volontà di evadere dalla civiltà, tanto che fugge prima a Panama e poi
a Martinica: i mesi tropicali rivelano nella pittura di Gauguin colori
luminosi, caldi, dove predominano il giallo, l’arancione, il violetto ed il
verde. Una volta ritornato a Parigi, si rende conto degli insuccessi delle
sue mostre, e decide quindi di ritornare nei tropici: Tahiti fu la prima
destinazione, ma la permanenza fu breve e poco piacevole anche se trovò la
felicità della scoperta di un ambiente ancora incorrotto.
Le
tele dipinte in questo momento rappresentano luci abbaglianti in contrasto
con le fresche ombre della vegetazione esotica: un esempio è questo quadro
intitolato “Aha oe feii?”. Nei dipinti di questo periodo vi compaiono
soprattutto donne che vengono ritratte in una nudità molto casta e pura e
l’intento è quello di mostrare le isole dell’Oceano Pacifico come piccoli
angoli di paradiso terrestre dove si vive un’armonia molto pacifica tra
uomini e natura. Viene accentuata anche la tendenza all’astrazione e il suo
stile si ammorbidisce, le forme sono più modellate, il colore meno violento
e più caldo, il contorno meno pesante, benché sempre evidente e più
complesso. La vita d’oltre Oceano comunque fu segnata dalla malattia; tentò
il suicidio e, assalito da angosce esistenziali, morì a Hiva Oa nel 1903.
Paul Gauguin, anche se fu influenzato da quei poeti simbolisti che
cercavano, attraverso la musicalità della parola, di esprimere
simbolicamente il proprio mondo interiore, appartiene al gruppo degli
artisti post-impressionisti. Il post-impressionismo è un termine usato per
individuare quelle esperienze figurative sorte dopo l’impressionismo;
infatti a partire dal 1880 si cerca di dare una consistenza alla fugacità
dell’impressione e in questa crisi nasce il “puntillismo” dove il più noto
esponente è Georges Seurat. Viene applicato il metodo dell’accostamento
sulla tela dei colori e dei loro complementari, in modo che la fusione
avvenga nella retina dell’osservatore; ai colori doveva essere data la forma
di punti ( da cui la voce pointillisme), mentre Seurat avrebbe preferito la
parola “divisionismo”, più esatta perché non è tanto la forma che interessa,
quanto la divisione dei colori. I post-impressionisti non avvertirono più
l’esigenza di riflettere la consistenza degli oggetti e della natura
attraverso il colore e gli effetti luminosi, cercando, invece, di dare corpo
a una visione del mondo sempre più soggettiva. Bisogna inoltre ricordare che
Paul Gauguin fu anche il precursore di quel movimento pittorico sviluppatosi
tra il 1898 e il 1908 che prese il nome di “fauvismo”.
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