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Napoli
Pompei/Ercolano
criteri

Motivazioni


Si è inteso prediporre un modulo dedicato allo studio della civiltà romana prestando particolare attenzione anche agli aspetti della vita quotidiana, perché ciò consentirà di analizzare
gli aspetti della vita sociale stabilendo delle relazioni con la vita pubblica e gli istituti sociali, quali la famiglia, il lavoro, la politica, il diritto e la religione. La didattica e la storiografia più recenti hanno del resto ormai da tempo sottolineato con forza l’esigenza di contemperare l’insegnamento della cosiddetta “storia evenemenziale” e politica con una storia aperta ai modi di vivere e di pensare del passato. Affrontare lo studio di Roma antica attraverso un contatto diretto con i documenti archeologici consentirà inoltre di sviluppare negli studenti uno spirito critico per comprendere le caratteristiche della metodologia del lavoro dello storico, che consiste nel ricostruire la storia attraverso l’analisi e l’interpretazione dei documenti e delle fonti. Come sostiene Jacques Le Goff
[1], è bene che l’insegnante “renda sensibili gli alunni al fatto che le conoscenze e i metodi in storia sono al servizio di una problematica. Il primato di una storia-problema deve penetrare in loro”.
La scelta di effettuare una gita d’istruzione a Pompei e ad Ercolano deriva dal fatto che la situazione particolare di queste due realtà costituisce un terreno ideale per lo studio e la conoscenza in genere di una città antica nel suo insieme. Non solo infatti le superfici scavate rappresentano una parte notevole delle intere aree urbane, ma soprattutto i due complessi presentano condizioni totalmente omogenee, quelle stesse degli abitati al momento dell’eruzione, nel 79 d.C. Lo scavo in questo caso non si imbatte, come avviene praticamente in tutti gli altri casi di esplorazioni estensive, di aree urbane (anche in città abbandonate già alla fine dell’antichità, come Ostia), in una complessa sovrapposizione di strutture, che rende in genere impossibile isolare fasi omogenee ben conservate: ciò che è inevitabile nel caso di città ancora viventi, come Roma. Nel caso di Pompei, l’asportazione dello strato omogeneo di ceneri e lapilli ha permesso di liberare senza troppe difficoltà – se si prescinde da quelle dovute alla necessità di consolidare le strutture più fragili – settori estesi e omogenei, e ha reso quindi possibile l’esame complessivo non solo di singoli edifici, pubblici e privati, ma anche delle relazioni reciproche tra essi, e cioè del contesto urbano nel suo insieme e nelle sue articolazioni sincroniche. Se analizziamo Ercolano, ci rendiamo conto che essa, diversamente da Pompei, fu investita da un torrente fangoso che solidificandosi assunse col passare del tempo una consistenza compatta, sicché le strutture murarie furono maggiormente danneggiate, ma d’altro lato il materiale originarioo si conservò meglio, soprattutto il legno, e sotto questo aspetto gli scavi di Ercolano presentano un interesse particolare.
Visitare Pompei ed Ercolano significherà affrontare la vita quotidiana degli antichi romani attraverso un viaggio in verticale nel tempo, alla ricerca di luoghi, usanze e costumi che sono la storia del nostro passato. Si tratterà quindi di interpretare e, per cosi dire, di “rivivere” il passato attraverso le azioni e le situazioni che hanno caratterizzato la vita privata degli uomini dell’impero di Roma antica, con il fine di raccontare - attraverso la “piccola storia” di un mondo vissuto, reale, concreto - “la Grande Storia” della civiltà che ha contribuito a formare la nostra cultura rappresentando il referente principale della nostra tradizione. Particolare attenzione sarà dedicata all’analisi dello spirito della civiltà e della tradizione latina anche in relazione agli aspetti e alle influenze che essa ha esercitato nella formazione della cultura italiana, perché, come sottolinea Enzo Mandruzzato[2], “il presente di cui viviamo, con progetti e desideri che sono il futuro, è un passato. L’ultimo atto del dinamico passato”, e questo ci consentirà di accostarci all’antico in quello che esso ha di più vitale, affascinante e seducente, perché ci permetterà di penetrare negli aspetti più concreti e materiali di un’epoca storica lontana, facendone rivivere atmosfere ed ambienti, luoghi e situazioni.
Avvicinarsi allo scenario privato dell’età romana significherà inoltre comprendere le motivazioni sottese alla sua vita sociale ed economica, con tutta la loro avvincente problematica ed i loro multiformi aspetti.
Studiare la storia di Roma attraverso l’analisi della sua civiltà e dei suoi usi e costumi testimoniati nei siti archeologici di Pompei e di Ercolano consentirà inoltre agli studenti di farsi un’idea del modo di vivere, di lavorare, di pensare dei romani e di confrontare quindi quella civiltà con la nostra. Il confronto va inteso nel senso pieno che il termine stesso indica: si tratterà di evidenziare affinità e linee di continuità, ma anche differenze e segni di rottura. È quanto Filippo Coarelli sottolinea in una monografia dedicata a Pompei: “parte del fascino di Pompei deriva dalla scoperta che in fondo i suoi cittadini erano esseri umani come noi: c’è lo stupore un po’ infantile di riconoscersi nell’uomo antico, che «mangiava come noi», «dormiva come noi» […]. Ma ora vorremmo qui dire con forza che il passato ci interessa soprattutto perché è «diverso» dal presente, perché permette di ricostruire la lontananza, la differenza, e quindi la prospettiva storica, non solo in rapporto al passato, ma soprattutto in direzione del futuro: se un tempo le cose andarono altrimenti, è segno che anche il domani potrà essere diverso”
[3].


[1] Cfr. Jacques Le Goff, Ricerca e insegnamento della storia, a cura di Antonio Santoni Rugiu, Firenze, La Nuova Italia, 1991, p. 22.
[2] Cfr. Enzo Mandruzzato, Il piacere del latino, Milano, Mondadori, 1989, p. 58.
[3] Cfr. Pompei: la vita ritrovata, a cura di Filippo Coarelli, Udine, Magnus, 2002, p. 14.