LUIGI PULCI
LA BECA DA DICOMANO

Tratto da Luigi Pulci e quattordici cantari, Roma,
Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, 2000, pp. 705-706.

I
Ognun la Nencia tutta notte canta
e della Beca non se ne ragiona,
e 'l suo Vallera ogni dì si millanta
che la suo Nencia è in favola e in canzona.
La Beca mai, che bella è tutta quanta,
guardate ben come 'n sulla persona
gli stanno ben le gambe e pare un fiore
da fare altrui sollucherare il cuore.

II
La Beca mia è solo un po' piccina
e zoppica ch'appena tè n'addresti;
nell'occhio ha in tutto una tal magliolina
che, s'tu non guati, tu non la vedresti;
piloso ha intorno a quella suo bocchina
che proprio al barbio l'assomiglieresti,
e com'un quattrin vecchio proprio è bianca:
solo un marito come me le manca.

III
Come le vespe all'uve primaticce
tutto dì vanno dintorno ronzando,
e come fanno gli asini alle micce,
e gaveggin' ti vengon codïando:
tu gli 'nfìnocchi come le salcicce
e coll'occhietto gli vai infinocchiando;
ma s'tu potessi di quell'altro atarti,
infimo al re verrebbe a gaveggiarti.

IV
Tu se' più bianca che non è il bucato,
più colorita che non è il colore,
più sollazzevol che non è il mercato,
più rigogliosa che lo 'mperadore,
più framettente che non è l'arato,
più zuccherosa che non è l'amore;
e quando tu motteggi fra la gente,
più ch' <a> un bu' acqua tu se' avvenente.

IV bis
[Tu se' più destra che lo scarafaggio
quando tu balli e fai quel maziculo,
più lieta se' che l'asino di maggio,
più canterina che non è il cuculo;
e se' di latte, Beca, più che el gaggio
e hai '1 viso più morbido che '1 culo,
più scherzaiuola se' che '1 becherello,
più dolce zuga che '1 mie ciucherello.]

V
Beca, sa' tu quand'io 'mpazzai d'amore?
Quando ti veddi quel color celestro,
che tu n'andavi alla Città del Fiore
e mona Ghilla avea sotto '1 canestro.
I' mi senti' così bucare il cuore
come s'tu '1 foracchiassi col balestro,
e dissi: "La ne va a que' cittadini,
vedra' che melarance e gaveggini!"

VI
Abbiate tutte quante passïone,
fanciulle, che la Beca è la più bella
e canta sopr'un cembol di ragione
e del color dell'aria ha la gonnella
e mena ben la danza in quel riddone:
non c'è più dolce grappola quant'ella,
ch'i' mi sollucro quand'ella scambietta
di procurar più sù che · lla scarpetta.
(...)