melinda cassotta
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Era una calda giornata d’estate. Ai piedi di una grossa quercia, una lunga
fila di formiche era occupata a trasportare chicchi di grano cadute dalle
spighe di un piccolo orticello. Erano così solerti nel loro lavoro che non
si fermavano mai neppure per scambiare qualche chiacchierata tra loro,
sebbene fossero affaticate dal peso dei chicchi di grano. Sopra un ramo, una
cicala si divertiva ad osservare quel via vai continuo di instancabili
lavoratrici e si stupiva della loro forza di volontà.
- Per fortuna che sono nata cicala, altrimenti, se fossi una di loro, avrei
dovuto fare anch’io questa vitaccia! Che triste sorte è capitata a loro!
Lavorare così tanto d’estate con questo caldo! -
Proprio in quel momento una formica alzò un attimo la testa, per
risistemarsi il pesante carico, e incontrò della cicala.
- Ehi tu! Perché fai quella faccia? Lo sai che non sta bene ridere mentre
gli altri lavorano? -
- Perdonami, ma non riesco a farne a meno. Trasportare tutto quel grano con
questo caldo! –
- E questo ti pare sprecare tempo? –
- Bene, io non sento la mancanza di queste cose, magari tu canti, salti,
giochi e ti diverti tutto il giorno. Io piuttosto mi preoccupo, di procurare
il cibo per la mia famiglia.-
- Povero animaletto nero mi fai pena lo sai? Non sai proprio cosa sono i
piaceri della vita e dovrai ammettere che la tua e proprio misera, se non
conosci il diletto dell’arte… -
La formica, stizzita, le voltò le spalle e mormorò un insulto, che la sua
educazione e il suo carattere riservato gli impedirono di ripetere ad alta
voce.
Lentamente l’estate finì e le giornate si accorciarono, fino a che il sole
cominciò a tramontare presto.
In fine arrivò l’inverno e la cicala, che non riusciva più a trovare del
cibo, andò dalla formica per chiederle aiuto.
Toc Toc!! Toc Toc!! Quando la porta si aprì la cicala si trovò davanti a
milioni e miliardi di formiche.
- Che cosa vuoi? – Chiese la formica
- Ho fame, mi dareste un po’ del vostro cibo? – Rispose la cicala.
- Come la mettiamo con il diletto delle arti? – replicò la formica - Mi
dispiace, ma sé d’estate canti d’inverno puoi sempre ballare. Arrivederci! -
E richiuse la porta, lasciando la cicala senza parole.
La formica disse alle sue sorelle: - Prima il dovere e poi il piacere!!-
La cicala si mise a piangere e disse: - Dovevo ascoltare alla formica invece
di ridacchiare mentre gli altri lavoravano.-
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