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Scissione della personalità

la realtà non ha una sua oggettività, ma assume tanti aspetti diversi quanti sono gli uomini che la osservano, la medesima cosa capita all'uomo: io non sono nella realtà quello che sono, ma quello che appaio a ciascuno degli uomini con i quali vengo a contatto; e poiché la mia personalità non ha senso al di fuori del contatto con la società, è evidente che io creda di essere “uno“, essendo invece “centomila“ e praticamente “nessuno“, dato che nelle mie centomila apparizioni in pubblico non posso rappresentare mai il vero me stesso, ma devo indossare una maschera diversa per ogni persona che mi trovo di fronte. Se io presumo di aver intuito “chi“ sono per l'altro, posso anche comunicare con l'altro ma non in modo autentico, bensì indossando una maschera per compiacere l'altro. Da ciò una desolante solitudine che determina come effetto o un cieco furore contro la società o un brutale impulso al suicidio.

Sentimento del contrario

Pirandello lo esemplifica così: se vediamo una donna non più giovane che indossa abiti giovanili, si trucca come una signorinella, assume atteggiamenti forzatamente scanzonati, come quelli di una adolescente, costei ci indurrà al riso e forse anche allo scherno. Ma se riflettiamo sui motivi che hanno idotto la donna a costruirsi questa maschera (magari perchè ossessionata dall'idea di non piacere più al suo uomo), quell'iniziale sentimento di scherno si muta in un sentimento di pietà verso l'intimo dramma della donna. Tramite la riflessione si passa dall'avvertimento del contrario (il riso, l'aspetto comico) al sentimento del contrario, il quale ci fa andare oltre al primo avvertimento.

Sei personaggi

 - la Madre, dopo l'abbandono del padre, si rifà una vita con un altro uomo ed ha tre nuovi  figli: la Figliastra, il Ragazzo e la Bambina; impoverisce ed è costretta a lavorare come sarta per Madama Pace, che sfrutta anche la Figliastra.

- il Padre prova un forte senso di colpa per aver abbandonato la famiglia e soprattutto vive con vergogna la debolezza dimostrata nei confronti della Figliastra, che lo ha portato ad un passo dall'incesto. Per questo senso di colpa egli ritorna a casa ma non è capace di intrattenere alcun rapporto.

- la Figliastra è costretta a prostituirsi nell'atelier di Madama Pace. Rischia di unirsi al Padre in un rapporto semiincestuoso ma viene salvata dall'arrivo della Madre; vuole vendicarsi sul Padre.

- il Ragazzo nella scena finale si spara un colpo di pistola; egli è una vittima innocente dell'incomunicabilità della famiglia.

- il Figlio (legittimo) accusa con il suo mutismo il Padre e tratta tutti gli altri come intrusi, con il suo atteggiamento distaccato e sprezzante contribuisce a rendere invivibile la convivenza nella famiglia.

- la Bambina nella scena finale affoga per disgrazia nella vasca del giardino; anche lei è una vittima innocente.

La critica di Benedetto Croce

la storia della critica pirandelliana si avvia con l'autorevole giudizio negativo di Benedetto Croce, presente sulla “Critica“ del 20 maggio 1909 a proposito del saggio su “L'Umorismo“, considerato privo di spessore filosofico e argomentativo.

Croce critica due fra i temi più significativi di Pirandello: l'umorismo e la riflessione.

Nell'“Estetica“ (1902) Croce afferma l'impossibilità di definire rigorosamente l'umorismo per due motivi: è un concetto pseudo-estetico che non trova posto nell'estetica ma nella psicologia in quanto riguarda atteggiamenti umani; è possibile dargli solo una definizione empirica perchè è “variabile secondo i casi e gli intenti per i quali si foggia“ e perchè l'individualità (Pirandello afferma la soggettività assoluta del creare artistico) rende parziale qualsiasi definizione.

Croce, in seguito, ammette che l'umorismo sia, oltre ad un concetto empirico, anche un genere, ma continua a sostenere che non sia definibile a rigore né filosoficamente.

Nel 1908 Croce tiene una conferenza intitolata “L'intuizione pura e il carattere lirico dell'arte“ nella quale esclude la presenza del pensiero nell'attività artistica; per Pirandello non solo la riflessione ha un ruolo fondamentale nella realizzazione di un'opera d'arte ma è il carattere distintivo di ciò che lui chiama “arte umoristica“. A proposito Croce afferma che: o la riflessione entra nell'arte come materia, quindi perde il carattere distintivo perchè entra con la restante materia; o resta estrinseca all'opera d'arte e allora si avrà critica e non arte, e quindi nemmeno arte umoristica.

Su alcuni punti la critica di Croce sembra aver colpito nel segno, infatti nella seconda edizione de “L'Umorismo“ Pirandello effettua dei cambiamenti; su altri punti, come la definibilità dell'umorismo e l'intervento della riflessione nella concezione dell'opera, Pirandello persiste.


Percorso interdisciplinare di paola zanzi anno scolastico 2004-2005 liceo scientifico "G.Oberdan" Trieste


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