POSITIVISMO E ROMANTICISMO
Nonostante queste due correnti di pensiero presuppongano dissimili contesti culturali, sociali, storici ed economici e traggano le loro origini l’uno in Francia e l’altro in Germania, bisogna ammettere la presenza di analogie categoriali fra di esse in quanto non si può negare che il Positivismo abbia risentito dell’influenza del Romanticismo.
Il Positivismo può infatti essere considerato una sorta di “romanticismo della scienza” poiché esso esalta il sapere considerato come l’unica verità e guida in tutti i settori: infatti, come i romantici tendevano a caricare di valori e importanza la poesia, così accade con la scienza in cui i positivisti ripongono la loro massima fiducia.
Queste due correnti di pensiero sono inoltre accomunate da alcuni tratti formali di fondo in quanto entrambi concepiscono ciò che esiste attraverso una medesima categoria di base, che è quella della totalità processuale necessaria: anche se gli uni si occupano della natura e gli altri dell’uomo e la storia, essi sfruttano comunque le nozioni di sviluppo necessario e divenire ascendente ovvero ritengono che ogni evento è il risultato di un progresso rispetto al passato e quindi la condizione di un miglioramento futuro. Per questo motivo il filosofo positivista tende a presentarsi (diversamente dagli illuministi che proponevano schemi ideali con cui risolverei problemi etici-politici) come un profeta di una situazione futura, inscritta nelle cose stesse e garantita dal corso del mondo.
Ciò spiega anche il
comune atteggiamento giustificazionista ed ottimista che i positivisti assumono
nei confronti del reale; questi filosofi infatti considerano il reale non solo
come una struttura necessaria ma anche come una totalità positiva in rapporto
alla quale il negativo appare semplicemente una fase del realizzarsi cosmico e
storico del positivo. Questo modo ottimistico di rapportarsi alla realtà e alla
storia è una delle caratteristiche di fondo dell’intera cultura ottocentesca.
