(racconto inviatoci dal Gruppo Entasis)
Giallo, giallo, giallo.
Il semaforo all'incrocio era lì, immobile.
Il suo occhio si apriva e si chiudeva scandito da un tempo lento ed allo stesso tempo
angosciante. La pioggia scendeva lenta, sottile, impalpabile.
L'autunno era arrivato e con esso il tempo incerto e le prime nebbie. Quanti di noi sentono il proprio cuore stringersi alla vista della prima nebbia autunnale. Noi tutti in cuor nostro abbiamo questo sentore. L'autunno, una stagione dove la vita finisce, una stagione di morte.
La nebbia che noi vediamo al mattino andando al lavoro é la stessa che la nostra mente immagina nei cimiteri celtici, nelle verdi e nebbiose pianure scozzesi.
Sono tutte sensazioni queste, che ci riportano a ricordi di miti antichi, a ricordi tremendi...
Giallo, giallo, giallo.
Come un palazzo in cemento armato é ancora lì che occhieggia e che sta immobile mentre
la pioggerella si raccoglie sul suo palo e lentamente scende fino a formare una piccola
pozza alla propria base.
I pensieri rimbalzano via violenti, e questa pozza la vedo rossa, di un rosso cupo. La
nebbia fa uno strano effetto, ma giurerei che questa pozza é fatta di sangue, quella
sostanza vitale che scorre nelle vene di noi piccoli e miserabili uomini.
E la pioggerella scende, rendendo il fondo stradale più viscido più intenso, rendendo
la strada insidiosa e malvagia.
Quante vite spese per tutto questo. Quanti pensieri leggeri su questo strato sottile di
pioggia. E` buffo pensare che la propria vita a volte é legata ad un velo sottile...
Giallo, giallo, giallo.
Come una luna piena lampeggiante.
Come gli occhi di un gatto che scrutano la loro preda.
Sì, sento pure questo. Un immenso occhio, che scruta ogni angolo visibile della strada,
che spia fino la in fondo dove sono quei bidoni dove quei topi stanno banchettando con
chissà quali cumuli di immondizie.
E per un attimo, per un attimo solo rabbrividisco. Questo occhio é freddo, ma non
insensibile.
E` un occhio terribile, che decide chi passa e chi no.
Lui é imparziale, lui non pensa ma agisce sotto l'effetto di chissà quali parti
elettroniche, di quanti relé o reti di computers.
Lui non pensa, agisce come un soldato in prima linea.
Lui, freddo esecutore, lui padrone del bene e del male.