Cinque anni dopo “Radio K.A.O.S.”, il suo ultimo lavoro da solista, Roger Waters è tornato alla ribalta con la pungente ed ironica opera dal titolo Amused to Death.
Il titolo è tratto deliberatamente dal libro “Amusing
Ourselves to Death” (divertendoci da morire) di Neil Postman, “la cosa che mi colpì maggiormente fu proprio il titolo, che rubai
intenzionalmente” dichiara Waters; anche se il contenuto dell’album ha a
che fare con quello del testo del sociologo.
“Sono felice di provare ancora passione per quello che faccio” ha
detto Waters dopo l’uscita dell’album. “Aspetterò
ansiosamente di vedere se la gente ne ricaverà qualcosa. Mi piace avere questo
rapporto individuale fra me e te, chiunque tu possa essere. I miei fans, coloro
che mi conoscono, ameranno questo album. Si rinchiuderanno da qualche parte e lo
ascolteranno più volte. Non li deluderà. Questo mi fa sentire molto bene.”
Prerogativa
degli album di Waters è sempre stata quella di lanciare un messaggio, ed è per
questo che come tutti i suoi lavori precedenti, Animals e The Wall ad esempio,
anche Amused to Death è da considerarsi un concept-album, cioè esiste un filo
conduttore che caratterizza e lega il contenuto dei singoli brani.
È lo stesso Waters che descrive ed introduce il contenuto dell’album in una
intervista apparsa sul Billboard Magazine e ripresa successivamente da Timothy
White per il NY Times, dal il titolo di “Death & Rebirth”.
“Sono
partito da una idea profetica. Una metafora: un gorilla che guarda la TV.
simbolo di tutti coloro che negli ultimi dieci anni sono rimasti impalati per
ore davanti alle notizie sfornate dal video. Il gorilla continua a cambiare
canale...alla ricerca di qualcosa che lo possa interessare. Molti brani sono
nati guardando la TV e cercando di capire quello che succedeva nel mondo. Il
disco esplora l’idea della televisione come farmaco: ci nutre e, insieme, ci
uccide, uccide tutte le nostre culture. Credo che molti disastri umani e
politici vengano inaspriti, se non addirittura causati, dal bisogno che abbiamo
noi, abitanti dei paesi civili occidentali, d’intrattenere le nostre
popolazioni nell’esercizio di una politica estera drammatica; una delle cose
che troviamo più divertenti è essere impegnati in guerra, magari in paesi
lontani. E’ una preoccupazione per me, vedere la guerra come intrattenimento
alla televisione”.
È quindi la guerra, secondo Waters, lo spettacolo
televisivo più grande del mondo: “divertente da morire”, come recita
testualmente il titolo dello stesso album.
Io aggiungerei non più la guerra interiore che
aveva caratterizzato alcune sue opere precedenti, è il caso di The Wall, bensì
la guerra come nutrimento della civiltà occidentale, quella maggiormente
esposta al media, che ne trae conseguenze disastrose, e che rischia infine l’appiattimento
culturale ad opera di un continuo bombardamento di informazioni selezionate in
nome di una globalizzazione economica.
Una buona parte di Amused To Death sembra puntare
il suo indice accusatore sulla Guerra del Golfo, anche se tutto l’album,
tranne un solo verso di un brano, venne scritto prima della tragica “Tempesta
del Deserto” contro il disastrato esercito iracheno. Waters in merito ha
detto:
”Il
modo in cui si sono dati delle pacche sulle spalle ed hanno fatto vedere e
rivedere le riprese dei bombardamenti su Baghdad spiega perfettamente il mio
punto di vista. Rende il problema poco chiaro, perché era eccitante e
divertente e la gente poteva assistere allo spettacolo direttamente dal salotto
di casa, grazie al mezzo televisivo”.
Sono convinto che Waters concorda con Mcluhan e la
sua “teoria del mezzo”, riguardo la potenza del media come già in sé
tecnologicamente potente e suadente in grado di produrre opinioni a proprio
piacimento.
Lo stesso Mcluhan trasse il famoso paragone della
bomba atomica, “l’informazione data dal media è tanto importante quanto lo
è la stampigliatura impressa sulla scatola della bomba atomica”, ed è questo
potere in possesso dei grandi network che viene riconosciuto dal cantautore.
Afferma
Waters:
“E’
la televisione il Moloc di questi ultimi decenni, le cui uniche caratteristiche,
peraltro entrambe negative, sono la rappresentazione in pollici del libero
mercato della comunicazione, infarcito di notizie spesso e volentieri non vere e
la conseguente, sovrabbondante, produzione di bugie che alimentano un vero
mercato dell’ignoranza sui fatti reali”.
È proprio a causa di questa situazione, ovvero la
mercificazione di una morale comune confinata in un fenomeno da intrattenimento
globale, che si scatena la potenza visionaria di Waters.
Infatti pur contando egli stesso sul mercato della
discografia in un circuito, oserei dire planetario, aborra lo stesso sistema
dichiarandolo ipocrita ed incapace di fornire prodotti socialmente utili ma
solamente “canzonette che durano mezza stagione”.
Tuttavia sposterei la focalizzazione del problema
su un diverso piano di analisi, ovvero la moralità contingente il media, o più
precisamente l’amoralità che continuamente vi sconfina dentro, poiché è
questo il problema di fondo di tutta la questione.
Non credo che il mercato sia in sé dannoso alla
cultura od ad una morale che non è affatto comune, ma è la strumentalizzazione
di valori umani, dei quali gli umani sembrano non sentire più il bisogno, che
crea questo conflitto.
È nota infatti la teoria di Lazersfeld e Katz del Two
step flow of comunication, che vede non più l’individuo isolato in un
contesto staccato dal resto del gruppo, che assorbe il messaggio mediale senza
la capacità di riadattarlo alle proprie esigenze, ma individua piuttosto la
capacità critica degli individui, grazie alle figure degli opinion leaders,
di fronte al “bullet” che era proprio della teoria ipodermica.
Bisogna quindi lavorare in modo che sia l’individuo
a pretendere prodotti genuini e non il media a fornirli spontaneamente.
Un altro fatto di notevole importanza è come
Waters ha posto il dogma religioso, come
ha dichiarato egli stesso:
“Sono
veramente scoraggiato dal dogma religioso, quando ho sentito dire da George Bush
(che è di fede cristiana N.d.R.) che Dio era dalla loro parte durante la guerra
del golfo, è incredibile che nel 1992, uno tra i più importanti uomini del
mondo, possa ridurre la retorica politica a quel livello, soltanto per ottenere
voti e mantenere il potere con il quale aiutare l'industria automobilistica
Americana”[1]
Sembra essere una contraddizione poiché il dogma
religioso non da alcun riferimento riguardo a quale parte Dio deve essere
durante una guerra è anzi vero l’opposto:
Secondo la fede cristiana, la
salvezza portata da Cristo è destinata a tutta l’umanità: Cristo è morto
per tutti gli uomini, anzi “per riunire insieme i figli di Dio che erano
dispersi”(Gv 11,52)
Il
dogma religioso, in questo caso quello cristiano, auspica una fratellanza tra
gli uomini, “una comunione di spiriti”, e di contro non riconosce la guerra
come mezzo per attuarla.
Chiamando in causa il dogma religioso, Waters molto
probabilmente lo intendeva in maniera diversa da come lo intendono i credenti
cristiani, allora è inevitabile una rottura della sistematicità del suo
dialogo.
La perplessità di Waters, che si indaga su qual è
il vero Dio, se quello degli alleati o quello degli iracheni, riguardo lo
sfruttamento della parola stessa non deve derivare dal dogma religioso,
cristiano o mussulmano che sia, ma dall’uso improprio che se ne fa in campagna
politica e solamente quello; lì appunto, come dicevo sopra, è necessario che l’individuo
sia a conoscenza del dogma religioso in modo da intendere il falso quando esso
si presenti.
Mi sento di condividere in pieno una condanna ai
mezzi di comunicazione che fanno un uso improprio della realtà, specialmente in
campo politico, ma non di incolpare per questa amoralità il dogma religioso.
Riporto pertanto qui di seguito un brano tratto
dalla “comunicazione in prospettiva teologica”:
È in
questa direzione che ad esempio si è mosso il Pontificio Consiglio delle
comunicazioni sociali, con il suo documento Etica nella pubblicità
pubblicato il 22 febbraio 1997.in esso c’è una chiara presa di coscienza di
come la pubblicità si riveli nel mondo contemporaneo “forza pervasiva e
potente che influisce sulla mentalità e sul comportamento” (n.1), tramite i
mass media che sono i suoi veicoli. Il perché la chiesa si occupi di questo
argomento è chiaramente espresso ed in linea con quanto detto in precedenza. La
pubblicità influisce grandemente sulla mentalità e sui valori delle persone e
sui loro criteri di giudizio, e questo deve essere argomento di sincero
interesse da parte della chiesa. La pubblicità è vista inoltre non solo come
possibilità concreta di “modellare la realtà che riflette, presentandone
talvolta un’immagine distorta.
Il
documento parla di benefici effetti della pubblicità per l’economia, per la
politica, per la cultura, per la morale e la religione e dei danni prodotti da
essa nei medesimi ambiti. “Non vi è nulla di intrinsecamente buono o di
intrinsecamente cattivo nella
pubblicità. È un mezzo, uno strumento: se ne può fare un retto uso e un
cattivo uso” (n.9).
La parte quarta del documento indica alcuni principi etici e morali, direttamente applicabili alla pubblicità: la veridicità nella pubblicità; la dignità della persona umana; e la responsabilità sociale della pubblicità. Il documento è rivolto a tutti quei “molti uomini e donne professionalmente impegnati nella pubblicità”(n,18), agli stessi governanti e il potere pubblico, che ha il dovere di “provvedere che mediante l’abuso dei media non derivino gravi danni alla moralità pubblica e al progresso della società”. [3]
Rimando pertanto l’analisi in maniera più approfondita di questo e di altri documenti ove il contesto lo richiederà; sperando infine di chiarire, per quanto a me possibile, la posizione della Chiesa nei confronti dell’uso mercificatorio dei prodotti mediali; ed infine di tessere le lodi a questo lavoro che considero un esempio di buona fede umana nel medesimo campo.
Sono passati circa dieci anni dal suo ultimo lavoro con i Pink Floyd, quando uscì nel 1983 The final cut “A requiem for the war post dream”, eppure Waters sembra essere rimasto ancorato ai vecchi schemi con i quali furono realizzati The Wall ed Animals.
Le battute in quattro quarti, i continui cambiamenti di tono e gli immancabili messaggi nascosti tra le complesse sonorità musicali; questi i biglietti vincenti per un Rock d’autore, che solo Waters, alle soglie del duemila, sembra poter offrire.
Mentre vecchi complessi degli anni settanta svendono la propria arte, soltanto pochi cantautori credono ancora in quello che fanno e non solo in quello che vendono.
Con questo album sembra mettere in gioco tutto se stesso, recuperando quell’alto tasso lirico che aveva caratterizzato le sue migliori composizioni all’epoca della sua permanenza nei Pink Floyd.
Persino
l’autorevole rivista americana “Billboard” ha giudicato ATD il miglior
album del 1992 ciò ha permesso a Roger di conquistare il premio “Billie
Awards”.
Ma se da un lato atd ha goduto di un certo successo da parte della critica, dall’altro
l’album non ha venduto come si prospettava facesse.
Le motivazioni a quanto pare sono semplici; alla base di questo “insuccesso commerciale” c’è il comportamento strano della nuova casa discografica di Waters, la CBS, che sulle prime aveva lasciato intendere che l’album sarebbe stato pubblicizzato con un enorme dispiegamento di mezzi.
Se sulla copertina dell’album ci fosse stata una qualsiasi citazione al fatto che Waters è stato per anni la mente creativa dei Pink Floyd, con poco, si sarebbe potuto far conoscere a molte più persone una pietra miliare del rock.
A quanto pare non è stato così; ed Amused to Death è stato raramente preso in considerazione dai giornali musicali, e la pluripubblicizzazione di cui parlavano i dirigenti della CBS non è stata effettuata, almeno come loro la concepivano.
Una decisione piuttosto strana quella dei dirigenti della CBS Sony Columbia che avevano tanto decantato, all’epoca della sua pubblicazione, le qualità dell’album.
Analizzando a fondo il problema si può facilmente trovare una soluzione nel fatto che anche i Pink Floyd sono distribuiti dalla Sony e, probabilmente, essa non hanno voluto creare dei problemi nei rapporti con Gilmour & Co., gli attuali Pink Floyd, considerando i disguidi legali che il gruppo attuale ha avuto con Waters.
Ma non è stata solo la condotta poco comprensibile della casa discografica a condannare Amused to Death all’insuccesso commerciale, infatti anche tra i circuiti televisivi musicali l’interesse per l’album è stato esiguo.
Se consideriamo il fatto che persino su televisioni musicali i singoli video di promozione, “What God wants pt.1” e “Three wishes”, sono stati presenti solo poche settimane si evince che non c’è stato nessun interesse a far conoscere questo album; il motivo sembra chiaro, Amused to death non permetteva quello che lo stesso Waters ha considerato un “consenso assoluto”.[4]
Ciò
che Dio vuole
Il testo di What God Wants pt.1, ad una prima
lettura e staccato dal contesto dell’album, potrebbe sembrare essere riferito
alle differenti nozioni che gli uomini hanno di Dio, quindi alla contraddizione
generale che anima questa concezione planetaria del divino.
Chi è il cantante o qual è la prospettiva del cantante in What God Wants pt.1?
Molti potrebbero prendere le parole dell’autore
letteralmente quando dichiara apertamente che:
…Dio vuole pace
Dio vuole guerra
Dio vuole carestia
Dio vuole catene di negozi…
Roger
Waters:
“Bene,
ovviamente è la mia prospettiva. E’ in risposta primariamente alla nozione
che gli esseri umani possano possedere Dio, chiunque Dio possa essere. E queste
nozioni cambiano di sicuro se sei mussulmano, cristiano, buddista oppure indù
sebbene noi tutti abbiamo nostre differenti nozioni di chi Dio è e cosa esso
faccia. E questo testo è stato scritto, suppongo, come una sorta di irritabile
risposta all’idea che Dio possa essere dalla parte di qualcuno e non di
qualcun altro. Io non credo in nessun dogma in particolare ma so che molta gente
invece lo fa. Se Dio esistesse il mio sospetto è che esso non è interessato se
i Democratici o i Repubblicani vincono le prossime elezioni, oppure se fosse
giusto appoggiare gli alleati quando andarono a bombardare Baghdad.
Questo
è il contenuto del messaggio, questo attaccamento delle persone al fatto che
Dio può essere incorporato dalla loro parte. ”
Le argomentazioni poste dall’autore sono
sicuramente interessanti, sebbene mal poste e superficialmente analizzate. Anche
se Waters si è dato da solo una risposta parziale, quando dice che Dio non è
interessato dagli avvenimenti politici, è bene chiarire alcuni punti rimasti in
sospeso.
È Dio a parlare all’uomo e sicuramente l’uomo
non potrebbe fare l’opposto se questo non gli fosse stato concesso.
La volontà di Dio di parlare con l’uomo è siglata nell’espressione “disse” (Gn 1,26)….E’ di Dio l’iniziativa di uscire dal suo silenzio e di irrompere nella vicenda umana attraverso una parola che è comunicazione del suo pensiero e della sua via, in vista di una nuova e diversa comunicazione inter-umana, umano-cosmica, umano-divina…Il suo venire nella parola creatrice-legislativa-profetica-sapienzale-evangelica-apostolica e volontà di bene per l’uomo (Cf. Is 55,10-11), è un venire meno che raggiunge, secondo la tradizione cristiana, la sua pienezza nel Signore Gesù.[6]
Questa breve citazione ha il compito di illustrare
il movimento del processo comunicativo, che non va dall’uomo a Dio, bensì
parte da Dio stesso, che parla di sé grazie agli uomini.
Tutto
è dono di Dio così che l’uomo non può dar nulla in contraccambio a Dio, e
neppure dargli qualcosa che non gli sia già dovuto: non può quindi
assolutamente vantarsi di gloria propria di fronte a Dio (cf. Rm 11,35-36; Gal
2,21).
Egli è il soggetto agente, che con la sua
autorivelazione prende l’iniziativa. Quindi non è accettabile la supposizione
secondo la quale l’uomo possieda Dio come fa con il potere politico od
economico o qualsiasi altro arbitrio che si è concesso sulla terra.
Aprendosi infine è suo volere ricercare il bene
per l’uomo non attuandolo con la ragione delle armi, bensì con l’amore per
tutti indistintamente.
“E’
Dio che salva il peccatore, e non se tu sei giusto, Dio ti giustifica”.
Per quanto concerne ancora il dialogo su Dio
portato da Waters, bisogna chiarire la posizione delle religioni di fronte la
diversità dei loro dogmi.
“Ogni
religione (induismo, islamismo, cristianesimo…) ha una concezione diversa su
chi Dio è e su cosa egli faccia”.
Anche se questa diversità non è riferibile alla
totalità dei messaggi posti dalle religioni, è bene porre un punto di partenza
per un argomento di questo genere.
Il cristianesimo è legato alla religione ebraica per la sua origine, nonché nella persona dell’ebreo Gesù di Nazaret. Con gli ebrei i cristiani professano la stessa fede nel medesimo unico Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, perché questi è anche il Dio di Gesù Cristo.[7]
E ancora:
Se descriviamo l’affinità con la fede cristiana servendoci dell’immagine di cerchi ad essa concentrici, al giudaismo segue l’islam. Per ben due volte il Concilio Vaticano II ha espressamente collegato la fede islamica in Dio con quella cristiana.[8]
I collegamenti del Concilio sono:
LG n.
16: “ma il disegno di salvezza abbraccia anche coloro che riconoscono il
Creatore, e tra questi in particolare i musulmani, i quali, professando di avere
la fede di Abramo, adorano con noi un Dio unico, misericordioso, che giudicherà
gli uomini nel giorno finale”.
NA n.
3:”la chiesa guarda anche con stima i musulmani che adorano l’unico Dio,
vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della
terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il
cuore ai decreti di Dio anche nascosti, come vi si è sottomesso anche Abramo, a
cui la fede islamica volentieri si riferisce…inoltre attendono il giorno del
giudizio, quando Dio retribuirà tutti gli uomini risuscitati”.
Come si può ben notare esistono collegamenti non
di poco conto tra le tre principali religioni monoteistiche. Se guardando alle
basi storiche di queste professioni notiamo un così forte legame, non è
nemmeno superficiale quello che le associa anche all’induismo ed al buddismo.
Infatti anche in queste altre religioni è molto
forte la presenza di un riscatto dai peccati e della ricerca di una retta via da
percorre, lontano dagli inganni della vita di tutti i giorni, quello che gli
indù chiamano il moksha.
È giusto dire che nell’uomo esiste una
propensione al male ed al peccato, è anche il caso delle guerre di religione,
ma è altrettanto giusto affermare che mai si abbandona ad esso.
Il discorso è ora incentrato sulla validità della retorica politica. Essa
facendo suoi diritti che spettano solamente alla autorità di Dio sulla terra,
cioè la Chiesa nel caso dei cristiani, sconfina in un campo nel quale non le è
dato inoltrarsi.
Dio, come già detto sopra, non prevede che si
faccia uso delle armi per questioni di Stato che sicuramente non gli
appartengono.
È invece obbligo delle istituzioni religiose far
rispettare la pace per giungere un giorno alla fratellanza tra tutti i popoli.
Più di una volta infatti hanno fatto da mediatori
in casi di conflitto. È doveroso ricordare la delegazione di Papa Giovanni
Paolo II durante la guerra nei Balcani, quando si recò a Belgrado per trattare
pacificamente con Mihlosevic; oppure degli sforzi congiunti delle chiese
cristiane durante le tensioni a Timor Est.
A quanto pare il problema di questa incomprensione
nasce in campo politico ed economico, che vedendo diminuire la propria fiducia
nella gente, a causa delle continue incoerenze rivelate durante gli anni, tenta
di riconquistarla sconfinando dove c’è ancora disponibilità ed ascolto
sincero, ovvero tra le confessioni religiose e peggio ancora tra i fedeli meno
attenti.
Queste subdole mosse da parte dei “politicanti”
di crearsi consenso grazie alla religione non ha più motivo di esistere. E
sebbene nel passato ci siano stati accordi tra potere politico e potere
religioso è stato solo a fini sociali, ben lontani da piani di espansione
coloniale od economica.
Nei confronti dei mezzi di comunicazione di massa,
i veicoli di questi falsi messaggi, si sono espressi molti uomini religiosi. È
doveroso riportare anche le dichiarazioni dei Papi. Che già all’inizio della
divulgazione mass mediale delle informazioni presero le distanze dalle
faziosità e dalle falsità.
Ad assumere un atteggiamento favorevole esplicito fu Pio XII, con i suoi preziosi insegnamenti sulla comunicazione sociale, nei suoi oltre sessanta discorsi sul tema, culminati nella enciclica Miranda Prorsus (8 settembre 1957). Egli permise la diffusione a livello ecclesiale della positiva visione che i mezzi di comunicazione rappresentavano un mezzo per la diffusione della cultura e se usati in modo corretto potevano divenire oggetto di promozione umana.[9]
È bene sottolineare che Pio XII parla di
promozione umana e non la promozione politica.
D’altro canto i buoni film possono invece esercitare un’influenza profondamente moralizzatrice sugli spettatori. Oltre a ricreare, possono suscitare nobili ideali di vita, diffondere preziose nozioni, fornire maggiori conoscenze della storia e delle bellezze del proprio e dell’altrui paese, presentare la verità e la virtù sotto una forma attraente, creare, o per lo meno favorire, una comprensione fra le nazione, le classi sociali e le stirpi, promuovere la causa della giustizia, ridestare il richiamo della virtù e contribuire quale aiuto positivo al miglioramento morale e sociale del mondo. [10]
Affermava così Pio XI nella Vigilanti Cura del 29
giugno 1936.
Quindi come è stato già sviscerato, la posizione
delle autorità religiose, dei loro dogmi e dei loro portavoce, (maggiore
attenzione è stata rivolta ai documenti cattolici per ovvie ragioni), è di
assoluta condanna all’uso sconsiderato dei media che non ricalcano la realtà.
Anzi auspicano un uso corretto e di promozione di tali innovazioni, grazie alle
quali portare una maggiore consapevolezza del proprio tempo agli esseri umani
che ne usufruiscono.
Dio, come spero sia chiaro, non esige prove di
forza in suo nome. Quello che vuole Dio, è insito già nelle fede che ognuno
serba dentro e nelle scritture che ci ha già donato per mezzo dei suoi profeti.
I segni ed i simboli a noi concessi, come le prove
di carità e di fratellanza, sono una ulteriore prova del suo volere senza
bisogno di eccedenze e di sconfinamenti inopportuni.
Oltre a quello sopra espresso, potremmo intendere
il significato del brano What God Wants in maniera totalmente differente.
Infatti adottando una visione metaforica della
figura di Dio e traslandola nel contesto mediale, che è proprio dei grandi
mezzi di comunicazione moderni, potremmo dargli un significato diverso e forse
anche più coerente alla complessa struttura di tutto l’album.
Prendendo come dio metaforico il mezzo della “quasi
interazione mediata”, usando le parole di J. B. Thompson, potremmo attribuire
ad esso le volontà di cui parla l’autore:
Dio vuole santuari
Dio vuole legge
Dio vuole crociate
Dio vuole jihad
Dio vuole il bene
Dio vuole il male
Così facendo sarebbero più chiare le
contraddizioni insite nei versi. Dio, il media, vuole tutto ed anche il suo
opposto. Sarebbe ora calzante una interpretazione propria degli studi sulle
comunicazioni di massa.
Il media moderno risulta essere oggi il vero dio
delle comunicazioni, grazie alla sua persuasività ed alla sua potenza. È vero
infatti che molte persone esposte ai prodotti mediali subiscono la sua influenza
uscendone privi di qualsiasi capacità critica di senso globale.
Anche Waters in una intervista di cui ho riportato
sopra uno stralcio riferiva di questo mal costume. Parafrasandolo: “I media rappresentano in pollici il libero mercato della menzogna”.
Quando elenca le cose malvagie e le cose buone, non dovrebbe significare altro che di tutto si ciba il mezzo di comunicazione; dagli incontri di boxe (Dio vuole un incontro pulito) agli esodi di clandestini (Dio vuole i Wetbacks [11]) o ancora dai programmi di intrattenimento (Dio vuole una sana risata) alla fame nel mondo ripresa dai telegiornali (Dio vuole le carestie).[12]
L’ironia con la quale l’autore riprenderebbe
tale situazione rende il discorso chiaro: “l’importante è fare Audience”.
Fare audience nasconde poi un secondo ed un terzo
fine ben più materiali: L’ascolto dei telespettatori porta contributi
economici, ed i contributi economici portano potere politico.
È contro questa spirale che si scatenerebbe
Waters?
Dalle sue dichiarazioni non sembrerebbe, anche se
in What god Wants part.2 è riportata una conferma a questa interpretazione.
Dio vuole centesimi
Dio vuole sterline, scellini e pence
Dio vuole corone
Dio vuole franchi svizzeri
Dio vuole franchi francesi
Forse allora l’autore ha voluto ostentare la sua
mancanza di fede in un “qualsiasi dogma”?
Non credo che questo ci sia dato di sapere; resta
comunque il fatto che analizzati in questo modo, i tre brani di What God wants,
assumo un carattere più lineare e completo assurgendo a quella critica,
composta ma puntuta, che è stata propria di Waters per molti anni.
Il tutto verrebbe concluso con il terzo brano della
serie. Dopo una aperta critica ai religiosi di tutto il mondo che
sono riusciti ad inginocchiarsi solamente in banca, l’autore
profetizzerebbe un cambiamento di questa situazione:
E nelle banche di tutto il mondo
Cristiani musulmani indù ed ebrei
Credo colore e ogni altra sfumatura
Si inginocchiano e pregano
Infatti la scimmia ,(che come ho già riportato in
una sua intervista, rappresenterebbe il genere umano)
decide di superare questa situazione di incomunicabilità. Il televisore
come la radio non sono considerati mezzi interattivi a causa della limitata
possibilità che l’individuo ha di dialogare e di compresenziare con essi.
L’uomo, secondo Waters, si lascerà alle spalle questa creatura (il media di massa) che lo
nutre e lo uccide, tornando finalmente al piacere degli amici e dei propri
cari.
La conclusione di questo brano vede la scimmia in
cucina che sistema i piatti rispondendo al telefono, simbolo della voglia di
ordine (la pila di piatti) e del desiderio di comunicare (il telefono).
Ma la scimmia non sta guardando
Per sistemare i piatti
E rispondere al telefono
Concludo chiedendomi:
Ma non è forse Dio un sommo esempio d’ordine ed
un assoluto maestro in comunicazione?
Come ho già anticipato nei precedenti capitoli la critica di Waters alla cultura post-moderna trova il suo compimento in Perfect Sense.[13]
La memoria è una estranea
La storia è
solo per folli
Questa
è la tragica conclusione che Waters trae dagli avvenimenti che hanno e stanno
ancora sconvolgendo i nostri tempi.
Pensiamo
a quante volte ci accade di sentire per radio o per televisione che la guerra è
scoppiata da qualche parte sul pianeta.
Eppure
è questo il tipo di intrattenimento che seguiamo con più avidità grazie ai
mezzi di comunicazione. Servizi giornalistici agghiaccianti accompagnati da
immagini suggestive e raccapriccianti allo stesso tempo, che gustiamo
comodamente da casa o al bar.
Barman potrebbe
alzare il volume della televisione?
La guerra è
cominciata sul campo di battaglia
Formidabili
queste bombe a guida laser
Sono veramente
forti
Per rendere
più giusti gli errori
Colpisci il
bersaglio
E vinci il
gioco
Da un bar a
3,000 miglia di distanza
Giochiamo la
partita
Con il coraggio
di starsene fuori tiro
Così
ironizza Waters in The Bravery Of Being Out Of Range (Il coraggio di starsene
fuori tiro).
Ironico
ma reale, anche troppo. Sulla scia
dell’interpretazione sociologica di What God Wants la critica dell’autore
assume in questo brano ma soprattutto in Perfect Sense il suo compimento
massimo.
A
quanto pare oggi lo spettacolo più seguito e ricercato è la guerra in diretta,
che è sicuramente “divertente da morire”.
La scimmia si
accomodò su un mucchio di pietre
e guardò il
frammento d’osso nella sua mano
quando i brani
di un quartetto viennese
riecheggiarono
sulla terra
Anche
se l’uomo dopo le atrocità che riesce a commettere mette in discussione tutto
ciò che ha fatto (La scimmia si accomodò
su un mucchio di pietre), compreso l’uso improprio delle armi nei casi di
controversie politiche (e guardò il
frammento d’osso nella sua mano). L’osso rappresenta un’arma.
Non
processa fino in fondo se stesso creandosi degli alibi, a torto suppongo (e si
pulì le mani, in un lavabo di scritture sacre).
Diede le spalle
al Giardino
E uscì
dirigendosi verso la città più vicina
Ovvero
si allontana da quella che dovrebbe essere una condotta ideale dettatagli dall’alto
e si inoltra sempre di più nella perdizione della mondanità (la città è il
simbolo della mondanità in questo caso).
C’è
ancora un minimo di buonsenso nell’uomo che riesca a smuoverlo? Dal farlo
desistere di fronte ad una situazione disastrosa com’è il caso delle guerre?
E il consiglio
di stato maggiore
E i broker di
wall street dissero
Non farci
ridere
Sei un ragazzo
sveglio
La memoria è
una estranea
La storia è
solo per folli
L’uomo è uno
strumento nelle mani del grande Iddio onnipotente
E lo comando
Come un
sottomarino nucleare
E lo spediscono
indietro alla ricerca
Del giardino
dell’Eden
A quanto pare la risposta è no. L’uomo sempre più preso e manipolato dai suadenti messaggi politici nei media (il grande Iddio onnipotente) non riesce più a distinguere il giusto dallo sbagliato.
È costretto
ad adattarsi ad essi e credere a quello che essi dicono.
Se in Perfect Sense parte uno, l’autore si limita a denunciare la falsa
comunicazione ed anche la
superficialità con la quale questa viene emessa, nella seconda parte ne
analizza i motivi scatenanti.
Non
riesci a vedere
Tutto
crea un consenso assoluto
Espresso
in dollari e centesimi
Sterline
scellini e pence
Non
riesci a vedere
Tutto
questo crea un consenso assoluto
“Il
denaro è un gas velenoso” diceva Waters in Money.[14]
Bene sembra che in questi ultimi trenta anni non sia cambiata di molto la sua
opinione come del resto non sono cambiati i costumi, che semmai sono peggiorati.
Il problema è ora quello di capire se è tutta causa dei mezzi di comunicazione, che sopravvivono mediante questo tipo di informazione, o invece degli utenti che seguono numerosi questi programmi.
A parer di Waters la colpa è nel mezzo:
Una
piccola anima nera fluisce via in una perfetta inquadratura
Cibo
di prima qualità per il notiziario delle nove
Cara
il bambino è al calduccio nel letto stanotte?
L’immagine che percepiamo dalla strofa è di un bambino, probabilmente dell’Africa, che muore di stenti a causa della fame, ma ripreso prontamente da una telecamera, che riesce persino ad inquadrarlo perfettamente durante il tragico evento.
Il notiziario in prima serata (il notiziario delle nove) che si ciba [15] di questi avvenimenti, può sperare di fare buoni ascolti grazie a queste immagini crude e strappalacrime.
Ma dall’altra parte dello schermo chi c’è a seguire questi programmi?
Un padre di famiglia vedendo la morte di un bambino che ha circa la stessa età del proprio figlio chiede alla moglie: “Cara il bambino è al calduccio nel letto stanotte?”
È sicuramente il cattivo gusto la causa di questa scelleratezza morale, la colpa non è da ricercarsi né dall’una né dall’altra parte. È una questione di buonsenso individuale.
Il Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, come già ho avuto modo di esprimere nel capitolo primo, si è mosso nella direzione opposta da quella intrapresa da molti degli addetti alle comunicazioni mediali.
Il consiglio si è espresso nel Documento sull’Etica nella pubblicità (22 febbraio 1997).
Sta ai singoli capire qual è la comunicazione e qual è il bussiness, poiché:
“Non vi è nulla di intrinsecamente buono o di intrinsecamente cattivo nella pubblicità. È un mezzo, uno strumento: se ne può fare un retto uso e un cattivo uso”
NOTE
[1] Intervista ripresa dalla Rock Compact Disc Magazine. 3 settembre 1992. Trascritta da Martin Pitwood.
[2] G. Poli. “La comunicazione di Dio all’uomo”. Roma 1996.
[3] G. Poli – M. Cardinali, “La comunicazione in prospettiva teologica. Riflessioni sugli aspetti comunicativi della fede.”(pg. 75) Elle Di Ci, Torino 1998.
[4] Rimando la spiegazione di questa mia conclusione alla traduzione di “Perfect Sense”
[5] Amused to death première, Westwood One del 27 Agosto 1992. È la risposta che Waters ha dato alla mia medesima domanda postagli da Red Beard di Radio KTXQ Dallas, Texas.
[6] LA COMINICAZIONE DI DIO ALL’UOMO, introduzione alla teologia. G.F. Poli. Roma 1996.
[7] Cfr. H. Waldenfels, Teologia fondamentale, nel contesto del mondo contemporaneo. Ed. San Paolo. 1996 Milano.(pag. 34)
[8] Cfr. H. Waldenfels, Teologia fondamentale, nel contesto del mondo contemporaneo. Ed. San Paolo. 1996 Milano.
[9] G.F. Poli. La comunicazione in prospettiva teologica. Riflessione sugli aspetti comunicativi della fede. Elledìcì 1998 Torino, p.47.
[10] F.J. Eilers R. Giannatelli, Chiesa e Comunicazione Sociale. I documenti fondamentali, Torino 1996, n. 25, p.21.
[11] In questo modo sono chiamati i clandestini messicani che tentano di varcare il confine con gli stati uniti d’America. Wetbacks letteralmente significa “schiene bagnate”; ciò ad indicare che questi uomini quando vengono scoperti sono sudati sulla schiena a causa del posto che scelgono per nascondersi quando passano il confine, ovvero tra le parti meccaniche degli automezzi.
[12] La speculazione sulla fame nel mondo è condannata anche in Perfect Sense, analizzata più avanti.
[13] La traduzione letterale del titolo sarebbe: “Il senso perfetto”. Ma contestualizzando il significato all’interno dell’album ho trovato più appropriato tradurre con ”Consenso assoluto.
[14] Money fa parte di “Dark side of the moon” del 1973; Album dei Pink Floyd dei quali faceva parte ancora Waters.
[15] Nel testo originale Waters affermava che per il telegiornale delle nove questo è frumento di prima qualità. Il frumento è uno tra i cibi più poveri è quindi chiaro il collegamento tra la morte del bambino ed il media.
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G.F.
Poli. “La comunicazione di Dio all’uomo”. Roma 1996
· G.F. Poli. “La comunicazione in prospettiva teologica. Riflessione sugli aspetti comunicativi della fede”. Elledici 1998. Torino
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F.J.
Eilers R. Giannatelli. “Chiesa e comunicazione Sociale. I documenti
fondamentali”. Torino 1996.
· H. Waldenfels. “Teologia fondamentale, nel contesto contemporaneo”. San Paolo 1996. Milano.
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