Un'analisi in chiave socio-teologica dell'album musicale
 "amused to death" di Roger Waters

di Giorgio Rizzotto

Un lavoro durato cinque anni: Amused to Death di Roger Waters
Il fallimento commerciale
Ciò che Dio vuole (analisi teologica)
Ciò che Dio vuole(analisi sociologica)
Qual è il senso perfetto? Un consenso assoluto
Bibliografia

Un lavoro durato cinque anni : Amused to Death di Roger Waters

Cinque anni dopo “Radio K.A.O.S.”, il suo ultimo lavoro da solista, Roger Waters è tornato alla ribalta con la pungente ed ironica opera dal titolo Amused to Death.

Il titolo è tratto deliberatamente dal libro “Amusing Ourselves to Death” (divertendoci da morire) di Neil Postman, “la cosa che mi colpì maggiormente fu proprio il titolo, che rubai intenzionalmente” dichiara Waters; anche se il contenuto dell’album ha a che fare con quello del testo del sociologo.

Sono felice di provare ancora passione per quello che faccio” ha detto Waters dopo l’uscita dell’album. “Aspetterò ansiosamente di vedere se la gente ne ricaverà qualcosa. Mi piace avere questo rapporto individuale fra me e te, chiunque tu possa essere. I miei fans, coloro che mi conoscono, ameranno questo album. Si rinchiuderanno da qualche parte e lo ascolteranno più volte. Non li deluderà. Questo mi fa sentire molto bene.”

Prerogativa degli album di Waters è sempre stata quella di lanciare un messaggio, ed è per questo che come tutti i suoi lavori precedenti, Animals e The Wall ad esempio, anche Amused to Death è da considerarsi un concept-album, cioè esiste un filo conduttore che caratterizza e lega il contenuto dei singoli brani.
È lo stesso Waters che descrive ed introduce il contenuto dell’album in una intervista apparsa sul Billboard Magazine e ripresa successivamente da Timothy White per il NY Times, dal il titolo di “Death & Rebirth”.

“Sono partito da una idea profetica. Una metafora: un gorilla che guarda la TV. simbolo di tutti coloro che negli ultimi dieci anni sono rimasti impalati per ore davanti alle notizie sfornate dal video. Il gorilla continua a cambiare canale...alla ricerca di qualcosa che lo possa interessare. Molti brani sono nati guardando la TV e cercando di capire quello che succedeva nel mondo. Il disco esplora l’idea della televisione come farmaco: ci nutre e, insieme, ci uccide, uccide tutte le nostre culture. Credo che molti disastri umani e politici vengano inaspriti, se non addirittura causati, dal bisogno che abbiamo noi, abitanti dei paesi civili occidentali, d’intrattenere le nostre popolazioni nell’esercizio di una politica estera drammatica; una delle cose che troviamo più divertenti è essere impegnati in guerra, magari in paesi lontani. E’ una preoccupazione per me, vedere la guerra come intrattenimento alla televisione”.

È quindi la guerra, secondo Waters, lo spettacolo televisivo più grande del mondo: “divertente da morire”, come recita testualmente il titolo dello stesso album.

Io aggiungerei non più la guerra interiore che aveva caratterizzato alcune sue opere precedenti, è il caso di The Wall, bensì la guerra come nutrimento della civiltà occidentale, quella maggiormente esposta al media, che ne trae conseguenze disastrose, e che rischia infine l’appiattimento culturale ad opera di un continuo bombardamento di informazioni selezionate in nome di una globalizzazione economica.

Una buona parte di Amused To Death sembra puntare il suo indice accusatore sulla Guerra del Golfo, anche se tutto l’album, tranne un solo verso di un brano, venne scritto prima della tragica “Tempesta del Deserto” contro il disastrato esercito iracheno. Waters in merito ha detto:

”Il modo in cui si sono dati delle pacche sulle spalle ed hanno fatto vedere e rivedere le riprese dei bombardamenti su Baghdad spiega perfettamente il mio punto di vista. Rende il problema poco chiaro, perché era eccitante e divertente e la gente poteva assistere allo spettacolo direttamente dal salotto di casa, grazie al mezzo televisivo”.

Sono convinto che Waters concorda con Mcluhan e la sua “teoria del mezzo”, riguardo la potenza del media come già in sé tecnologicamente potente e suadente in grado di produrre opinioni a proprio piacimento.

Lo stesso Mcluhan trasse il famoso paragone della bomba atomica, “l’informazione data dal media è tanto importante quanto lo è la stampigliatura impressa sulla scatola della bomba atomica”, ed è questo potere in possesso dei grandi network che viene riconosciuto dal cantautore.

Afferma Waters:
 E’ la televisione il Moloc di questi ultimi decenni, le cui uniche caratteristiche, peraltro entrambe negative, sono la rappresentazione in pollici del libero mercato della comunicazione, infarcito di notizie spesso e volentieri non vere e la conseguente, sovrabbondante, produzione di bugie che alimentano un vero mercato dell’ignoranza sui fatti reali”.

È proprio a causa di questa situazione, ovvero la mercificazione di una morale comune confinata in un fenomeno da intrattenimento globale, che si scatena la potenza visionaria di Waters.

Infatti pur contando egli stesso sul mercato della discografia in un circuito, oserei dire planetario, aborra lo stesso sistema dichiarandolo ipocrita ed incapace di fornire prodotti socialmente utili ma solamente “canzonette che durano mezza stagione”.

Tuttavia sposterei la focalizzazione del problema su un diverso piano di analisi, ovvero la moralità contingente il media, o più precisamente l’amoralità che continuamente vi sconfina dentro, poiché è questo il problema di fondo di tutta la questione.

Non credo che il mercato sia in sé dannoso alla cultura od ad una morale che non è affatto comune, ma è la strumentalizzazione di valori umani, dei quali gli umani sembrano non sentire più il bisogno, che crea questo conflitto.

È nota infatti la teoria di Lazersfeld e Katz del Two step flow of comunication, che vede non più l’individuo isolato in un contesto staccato dal resto del gruppo, che assorbe il messaggio mediale senza la capacità di riadattarlo alle proprie esigenze, ma individua piuttosto la capacità critica degli individui, grazie alle figure degli opinion leaders,  di fronte al “bullet” che era proprio della teoria ipodermica.

Bisogna quindi lavorare in modo che sia l’individuo a pretendere prodotti genuini e non il media a fornirli spontaneamente.

Un altro fatto di notevole importanza è come Waters ha posto il dogma religioso,  come ha dichiarato egli stesso:
“Sono veramente scoraggiato dal dogma religioso, quando ho sentito dire da George Bush (che è di fede cristiana N.d.R.) che Dio era dalla loro parte durante la guerra del golfo, è incredibile che nel 1992, uno tra i più importanti uomini del mondo, possa ridurre la retorica politica a quel livello, soltanto per ottenere voti e mantenere il potere con il quale aiutare l'industria automobilistica Americana”[1]

Sembra essere una contraddizione poiché il dogma religioso non da alcun riferimento riguardo a quale parte Dio deve essere durante una guerra è anzi vero l’opposto:

Secondo la fede cristiana, la salvezza portata da Cristo è destinata a tutta l’umanità: Cristo è morto per tutti gli uomini, anzi “per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi”(Gv 11,52) [2]

Il dogma religioso, in questo caso quello cristiano, auspica una fratellanza tra gli uomini, “una comunione di spiriti”, e di contro non riconosce la guerra come mezzo per attuarla.

Chiamando in causa il dogma religioso, Waters molto probabilmente lo intendeva in maniera diversa da come lo intendono i credenti cristiani, allora è inevitabile una rottura della sistematicità del suo dialogo.

La perplessità di Waters, che si indaga su qual è il vero Dio, se quello degli alleati o quello degli iracheni, riguardo lo sfruttamento della parola stessa non deve derivare dal dogma religioso, cristiano o mussulmano che sia, ma dall’uso improprio che se ne fa in campagna politica e solamente quello; lì appunto, come dicevo sopra, è necessario che l’individuo sia a conoscenza del dogma religioso in modo da intendere il falso quando esso si presenti.

Mi sento di condividere in pieno una condanna ai mezzi di comunicazione che fanno un uso improprio della realtà, specialmente in campo politico, ma non di incolpare per questa amoralità il dogma religioso.

Riporto pertanto qui di seguito un brano tratto dalla “comunicazione in prospettiva teologica”:

È in questa direzione che ad esempio si è mosso il Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, con il suo documento Etica nella pubblicità pubblicato il 22 febbraio 1997.in esso c’è una chiara presa di coscienza di come la pubblicità si riveli nel mondo contemporaneo “forza pervasiva e potente che influisce sulla mentalità e sul comportamento” (n.1), tramite i mass media che sono i suoi veicoli. Il perché la chiesa si occupi di questo argomento è chiaramente espresso ed in linea con quanto detto in precedenza. La pubblicità influisce grandemente sulla mentalità e sui valori delle persone e sui loro criteri di giudizio, e questo deve essere argomento di sincero interesse da parte della chiesa. La pubblicità è vista inoltre non solo come possibilità concreta di “modellare la realtà che riflette, presentandone talvolta un’immagine distorta.

Il documento parla di benefici effetti della pubblicità per l’economia, per la politica, per la cultura, per la morale e la religione e dei danni prodotti da essa nei medesimi ambiti. “Non vi è nulla di intrinsecamente buono o di intrinsecamente  cattivo nella pubblicità. È un mezzo, uno strumento: se ne può fare un retto uso e un cattivo uso” (n.9).

La parte quarta del documento indica alcuni principi etici e morali, direttamente applicabili alla pubblicità: la veridicità nella pubblicità; la dignità della persona umana; e la responsabilità sociale della pubblicità. Il documento è rivolto a tutti quei “molti uomini e donne professionalmente impegnati nella pubblicità”(n,18), agli stessi governanti e il potere pubblico, che ha il dovere di “provvedere che mediante l’abuso dei media non derivino gravi danni alla moralità pubblica e al progresso della società”. [3]

Rimando pertanto l’analisi in maniera più approfondita di questo e di altri documenti ove il contesto lo richiederà; sperando infine di chiarire, per quanto a me possibile, la posizione della Chiesa nei confronti dell’uso mercificatorio dei prodotti mediali; ed infine  di tessere le lodi a questo lavoro che considero un esempio di buona fede umana nel medesimo campo.

Il fallimento commerciale

Sono passati circa dieci anni dal suo ultimo lavoro con i Pink Floyd, quando uscì nel 1983 The final cut “A requiem for the war post dream”, eppure Waters sembra essere rimasto ancorato ai vecchi schemi con i quali furono realizzati The Wall ed Animals.

Le battute in quattro quarti,  i continui cambiamenti di tono e gli immancabili messaggi nascosti tra le complesse sonorità musicali; questi i biglietti vincenti per un Rock d’autore, che solo Waters, alle soglie del duemila, sembra poter offrire.

Mentre vecchi complessi degli anni settanta svendono la propria arte, soltanto pochi cantautori credono ancora in quello che fanno e non solo in quello che vendono.

Con questo album sembra mettere in gioco tutto se stesso, recuperando quell’alto tasso lirico che aveva caratterizzato le sue migliori composizioni all’epoca della sua permanenza nei Pink Floyd.

Persino l’autorevole rivista americana “Billboard” ha giudicato ATD il miglior album del 1992 ciò ha permesso a Roger di conquistare il premio “Billie Awards”.
Ma se da un lato atd ha goduto di un certo successo da parte della critica, dall’altro l’album non ha venduto come si prospettava facesse.

Le motivazioni a quanto pare sono semplici; alla base di questo “insuccesso commerciale” c’è il comportamento strano della nuova casa discografica di Waters, la CBS, che sulle prime aveva lasciato intendere che l’album sarebbe stato pubblicizzato con un enorme dispiegamento di mezzi.

Se sulla copertina dell’album ci fosse stata una qualsiasi citazione al fatto che Waters è stato per anni la mente creativa dei Pink Floyd, con poco, si sarebbe potuto far conoscere a molte più persone una pietra miliare del rock.

A quanto pare non è stato così; ed Amused to Death è stato raramente preso in considerazione dai giornali musicali, e la pluripubblicizzazione di cui parlavano i dirigenti della CBS non è stata effettuata, almeno come loro la concepivano.

Una decisione piuttosto strana quella dei dirigenti della CBS Sony Columbia che avevano tanto decantato, all’epoca della sua pubblicazione, le qualità dell’album.

Analizzando a fondo il problema si può facilmente trovare una soluzione nel fatto che anche i Pink Floyd sono distribuiti dalla Sony e, probabilmente, essa non hanno voluto creare dei problemi nei rapporti con Gilmour & Co., gli attuali Pink Floyd, considerando i disguidi legali che il gruppo attuale ha avuto con Waters.

Ma non è stata solo la condotta poco comprensibile della casa discografica a condannare Amused to Death all’insuccesso commerciale, infatti anche tra i circuiti televisivi musicali l’interesse per l’album è stato esiguo.

Se consideriamo il fatto che persino su televisioni musicali i singoli video di promozione, “What God wants pt.1” e “Three wishes”, sono stati presenti solo poche settimane si evince che non c’è stato nessun interesse a far conoscere questo album; il motivo sembra chiaro, Amused to death non permetteva quello che lo stesso Waters ha considerato un “consenso assoluto”.[4]

Ciò che Dio vuole (analisi teologica)

Il testo di What God Wants pt.1, ad una prima lettura e staccato dal contesto dell’album, potrebbe sembrare essere riferito alle differenti nozioni che gli uomini hanno di Dio, quindi alla contraddizione generale che anima questa concezione planetaria del divino.

Chi è il cantante o qual è la prospettiva del cantante in What God Wants pt.1?

Molti potrebbero prendere le parole dell’autore letteralmente quando dichiara apertamente che:

…Dio vuole pace

Dio vuole guerra

Dio vuole carestia

Dio vuole catene di negozi…

 

Roger Waters: [5]

“Bene, ovviamente è la mia prospettiva. E’ in risposta primariamente alla nozione che gli esseri umani possano possedere Dio, chiunque Dio possa essere. E queste nozioni cambiano di sicuro se sei mussulmano, cristiano, buddista oppure indù sebbene noi tutti abbiamo nostre differenti nozioni di chi Dio è e cosa esso faccia. E questo testo è stato scritto, suppongo, come una sorta di irritabile risposta all’idea che Dio possa essere dalla parte di qualcuno e non di qualcun altro. Io non credo in nessun dogma in particolare ma so che molta gente invece lo fa. Se Dio esistesse il mio sospetto è che esso non è interessato se i Democratici o i Repubblicani vincono le prossime elezioni, oppure se fosse giusto appoggiare gli alleati quando andarono a bombardare Baghdad.

Questo è il contenuto del messaggio, questo attaccamento delle persone al fatto che Dio può essere incorporato dalla loro parte. ”

Le argomentazioni poste dall’autore sono sicuramente interessanti, sebbene mal poste e superficialmente analizzate. Anche se Waters si è dato da solo una risposta parziale, quando dice che Dio non è interessato dagli avvenimenti politici, è bene chiarire alcuni punti rimasti in sospeso.

È Dio a parlare all’uomo e sicuramente l’uomo non potrebbe fare l’opposto se questo non gli fosse stato concesso.

La volontà di Dio di parlare con l’uomo è siglata nell’espressione “disse” (Gn 1,26)….E’ di Dio l’iniziativa di uscire dal suo silenzio e di irrompere nella vicenda umana attraverso una parola che è comunicazione  del suo pensiero e della sua via, in vista di una nuova e diversa comunicazione inter-umana, umano-cosmica, umano-divina…Il suo venire nella parola creatrice-legislativa-profetica-sapienzale-evangelica-apostolica e volontà di bene per l’uomo (Cf. Is 55,10-11), è un venire meno che raggiunge, secondo la tradizione cristiana, la sua pienezza nel Signore Gesù.[6]

Questa breve citazione ha il compito di illustrare il movimento del processo comunicativo, che non va dall’uomo a Dio, bensì parte da Dio stesso, che parla di sé grazie agli uomini.

Tutto è dono di Dio così che l’uomo non può dar nulla in contraccambio a Dio, e neppure dargli qualcosa che non gli sia già dovuto: non può quindi assolutamente vantarsi di gloria propria di fronte a Dio (cf. Rm 11,35-36; Gal 2,21).

Egli è il soggetto agente, che con la sua autorivelazione prende l’iniziativa. Quindi non è accettabile la supposizione secondo la quale l’uomo possieda Dio come fa con il potere politico od economico o qualsiasi altro arbitrio che si è concesso sulla terra.La citazione sottolinea inoltre che Dio, in questo caso quello della tradizione cristiana, apre il suo dialogo non ad un determinato tipo di persone ma all’umanità intera cercando di instaurare una comunicazione umano-divina appunto.

Aprendosi infine è suo volere ricercare il bene per l’uomo non attuandolo con la ragione delle armi, bensì con l’amore per tutti indistintamente.

“E’ Dio che salva il peccatore, e non se tu sei giusto, Dio ti giustifica”.

Per quanto concerne ancora il dialogo su Dio portato da Waters, bisogna chiarire la posizione delle religioni di fronte la diversità dei loro dogmi. Affermava Waters:

“Ogni religione (induismo, islamismo, cristianesimo…) ha una concezione diversa su chi Dio è e su cosa egli faccia”.

Anche se questa diversità non è riferibile alla totalità dei messaggi posti dalle religioni, è bene porre un punto di partenza per un argomento di questo genere.

Il cristianesimo è legato alla religione ebraica per la sua origine, nonché nella persona dell’ebreo Gesù di Nazaret. Con gli ebrei i cristiani professano la stessa fede nel medesimo unico Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, perché questi è anche il Dio di Gesù Cristo.[7]

E ancora:

Se descriviamo l’affinità con la fede cristiana servendoci dell’immagine di cerchi ad essa concentrici, al giudaismo segue l’islam. Per ben due volte il Concilio Vaticano II ha espressamente collegato la fede islamica in Dio con quella cristiana.[8]

I collegamenti del Concilio sono:

LG n. 16: “ma il disegno di salvezza abbraccia anche coloro che riconoscono il Creatore, e tra questi in particolare i musulmani, i quali, professando di avere la fede di Abramo, adorano con noi un Dio unico, misericordioso, che giudicherà gli uomini nel giorno finale”.

NA n. 3:”la chiesa guarda anche con stima i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti di Dio anche nascosti, come vi si è sottomesso anche Abramo, a cui la fede islamica volentieri si riferisce…inoltre attendono il giorno del giudizio, quando Dio retribuirà tutti gli uomini risuscitati”.

Come si può ben notare esistono collegamenti non di poco conto tra le tre principali religioni monoteistiche. Se guardando alle basi storiche di queste professioni notiamo un così forte legame, non è nemmeno superficiale quello che le associa anche all’induismo ed al buddismo.

Infatti anche in queste altre religioni è molto forte la presenza di un riscatto dai peccati e della ricerca di una retta via da percorre, lontano dagli inganni della vita di tutti i giorni, quello che gli indù chiamano il moksha.

È giusto dire che nell’uomo esiste una propensione al male ed al peccato, è anche il caso delle guerre di religione, ma è altrettanto giusto affermare che mai si abbandona ad esso.
Il discorso è ora incentrato sulla validità della retorica politica. Essa facendo suoi diritti che spettano solamente alla autorità di Dio sulla terra, cioè la Chiesa nel caso dei cristiani, sconfina in un campo nel quale non le è dato inoltrarsi.

Dio, come già detto sopra, non prevede che si faccia uso delle armi per questioni di Stato che sicuramente non gli appartengono.

È invece obbligo delle istituzioni religiose far rispettare la pace per giungere un giorno alla fratellanza tra tutti i popoli. 

Più di una volta infatti hanno fatto da mediatori in casi di conflitto. È doveroso ricordare la delegazione di Papa Giovanni Paolo II durante la guerra nei Balcani, quando si recò a Belgrado per trattare pacificamente con Mihlosevic; oppure degli sforzi congiunti delle chiese cristiane durante le tensioni a Timor Est.

A quanto pare il problema di questa incomprensione nasce in campo politico ed economico, che vedendo diminuire la propria fiducia nella gente, a causa delle continue incoerenze rivelate durante gli anni, tenta di riconquistarla sconfinando dove c’è ancora disponibilità ed ascolto sincero, ovvero tra le confessioni religiose e peggio ancora tra i fedeli meno attenti.

Queste subdole mosse da parte dei “politicanti” di crearsi consenso grazie alla religione non ha più motivo di esistere. E sebbene nel passato ci siano stati accordi tra potere politico e potere religioso è stato solo a fini sociali, ben lontani da piani di espansione coloniale od economica.

Nei confronti dei mezzi di comunicazione di massa, i veicoli di questi falsi messaggi, si sono espressi molti uomini religiosi. È doveroso riportare anche le dichiarazioni dei Papi. Che già all’inizio della divulgazione mass mediale delle informazioni presero le distanze dalle faziosità e dalle falsità.

Ad assumere un atteggiamento favorevole esplicito fu Pio XII, con i suoi preziosi insegnamenti sulla comunicazione sociale, nei suoi oltre sessanta discorsi sul tema, culminati nella enciclica Miranda Prorsus (8 settembre 1957). Egli permise la diffusione a livello ecclesiale della positiva visione che i mezzi di comunicazione rappresentavano un mezzo per la diffusione della cultura e se usati in modo corretto potevano divenire oggetto di promozione umana.[9]

È bene sottolineare che Pio XII parla di promozione umana e non la promozione politica.

D’altro canto i buoni film possono invece esercitare un’influenza profondamente moralizzatrice sugli spettatori. Oltre a ricreare, possono suscitare nobili ideali di vita, diffondere preziose nozioni, fornire maggiori conoscenze della storia e delle bellezze del proprio e dell’altrui paese, presentare la verità e la virtù sotto una forma attraente, creare, o per lo meno favorire, una comprensione fra le nazione, le classi sociali e le stirpi, promuovere la causa della giustizia, ridestare il richiamo della virtù e contribuire quale aiuto positivo al miglioramento morale e sociale del mondo. [10]

Affermava così Pio XI nella Vigilanti Cura del 29 giugno 1936.

Quindi come è stato già sviscerato, la posizione delle autorità religiose, dei loro dogmi e dei loro portavoce, (maggiore attenzione è stata rivolta ai documenti cattolici per ovvie ragioni), è di assoluta condanna all’uso sconsiderato dei media che non ricalcano la realtà. Anzi auspicano un uso corretto e di promozione di tali innovazioni, grazie alle quali portare una maggiore consapevolezza del proprio tempo agli esseri umani che ne usufruiscono.

Dio, come spero sia chiaro, non esige prove di forza in suo nome. Quello che vuole Dio, è insito già nelle fede che ognuno serba dentro e nelle scritture che ci ha già donato per mezzo dei suoi profeti.

I segni ed i simboli a noi concessi, come le prove di carità e di fratellanza, sono una ulteriore prova del suo volere senza bisogno di eccedenze e di sconfinamenti inopportuni.

Ciò che Dio vuole (analisi sociologica)

Oltre a quello sopra espresso, potremmo intendere il significato del brano What God Wants in maniera totalmente differente.

Infatti adottando una visione metaforica della figura di Dio e traslandola nel contesto mediale, che è proprio dei grandi mezzi di comunicazione moderni, potremmo dargli un significato diverso e forse anche più coerente alla complessa struttura di tutto l’album.

Prendendo come dio metaforico il mezzo della “quasi interazione mediata”, usando le parole di J. B. Thompson, potremmo attribuire ad esso le volontà di cui parla l’autore:

  Dio vuole incantesimi voodoo
Dio vuole santuari
Dio vuole legge

Dio vuole crimine organizzato

Dio vuole crociate

Dio vuole jihad

Dio vuole il bene

Dio vuole il male

 

Così facendo sarebbero più chiare le contraddizioni insite nei versi. Dio, il media, vuole tutto ed anche il suo opposto. Sarebbe ora calzante una interpretazione propria degli studi sulle comunicazioni di massa.

Il media moderno risulta essere oggi il vero dio delle comunicazioni, grazie alla sua persuasività ed alla sua potenza. È vero infatti che molte persone esposte ai prodotti mediali subiscono la sua influenza uscendone privi di qualsiasi capacità critica di senso globale.

Anche Waters in una intervista di cui ho riportato sopra uno stralcio riferiva di questo mal costume. Parafrasandolo: “I media rappresentano in pollici il libero mercato della menzogna”. Alla luce di questa interpretazione si potrebbe tentare una spiegazione anche dei singoli versi.

Quando elenca le cose malvagie e le cose buone, non dovrebbe significare altro che di tutto si ciba il mezzo di comunicazione; dagli incontri di boxe (Dio vuole un incontro pulito) agli esodi di clandestini (Dio vuole i Wetbacks [11]) o ancora dai programmi di intrattenimento (Dio vuole una sana risata) alla fame nel mondo ripresa dai telegiornali (Dio vuole le carestie).[12]

L’ironia con la quale l’autore riprenderebbe tale situazione rende il discorso chiaro: “l’importante è fare Audience”.

Fare audience nasconde poi un secondo ed un terzo fine ben più materiali: L’ascolto dei telespettatori porta contributi economici, ed i contributi economici portano potere politico.

È contro questa spirale che si scatenerebbe Waters?

Dalle sue dichiarazioni non sembrerebbe, anche se in What god Wants part.2 è riportata una conferma a questa interpretazione.

  Dio vuole dollari

Dio vuole centesimi

Dio vuole sterline, scellini e pence

Dio vuole fiorini

Dio vuole corone

Dio vuole franchi svizzeri

Dio vuole franchi francesi


Forse allora l’autore ha voluto ostentare la sua mancanza di fede in un “qualsiasi dogma”?

Non credo che questo ci sia dato di sapere; resta comunque il fatto che analizzati in questo modo, i tre brani di What God wants, assumo un carattere più lineare e completo assurgendo a quella critica, composta ma puntuta, che è stata propria di Waters per molti anni.

Il tutto verrebbe concluso con il terzo brano della serie. Dopo una aperta critica ai religiosi di tutto il mondo che  sono riusciti ad inginocchiarsi solamente in banca, l’autore profetizzerebbe un cambiamento di questa situazione:

 

E nelle banche di tutto il mondo

Cristiani musulmani indù ed ebrei

E persone di tutte le razze

Credo colore e ogni altra sfumatura

Si inginocchiano e pregano

Infatti la scimmia ,(che come ho già riportato in una sua intervista, rappresenterebbe il genere umano)  decide di superare questa situazione di incomunicabilità. Il televisore come la radio non sono considerati mezzi interattivi a causa della limitata possibilità che l’individuo ha di dialogare e di compresenziare con essi.

L’uomo, secondo Waters, si lascerà  alle spalle questa creatura (il media di massa) che lo nutre e lo uccide, tornando finalmente al piacere degli amici e dei propri cari.

La conclusione di questo brano vede la scimmia in cucina che sistema i piatti rispondendo al telefono, simbolo della voglia di ordine (la pila di piatti) e del desiderio di comunicare (il telefono).

 

Ma la scimmia non sta guardando

È scivolata in cucina

Per sistemare i piatti

E rispondere al telefono

 

Concludo chiedendomi:

 

Ma non è forse Dio un sommo esempio d’ordine ed un assoluto maestro in comunicazione?

 

Qual è il senso perfetto? Un consenso assoluto

Come ho già anticipato nei precedenti capitoli la critica di Waters alla cultura post-moderna trova il suo compimento in Perfect Sense.[13]

La memoria è una estranea

La storia è solo per folli

 

Questa è la tragica conclusione che Waters trae dagli avvenimenti che hanno e stanno ancora sconvolgendo i nostri tempi.

Pensiamo a quante volte ci accade di sentire per radio o per televisione che la guerra è scoppiata da qualche parte sul pianeta.

Eppure è questo il tipo di intrattenimento che seguiamo con più avidità grazie ai mezzi di comunicazione. Servizi giornalistici agghiaccianti accompagnati da immagini suggestive e raccapriccianti allo stesso tempo, che gustiamo comodamente da casa o al bar.

 

Barman potrebbe alzare il volume della televisione?

La guerra è cominciata sul campo di battaglia

Formidabili queste bombe a guida laser

Sono veramente forti

Per rendere più giusti gli errori

Colpisci il bersaglio

E vinci il gioco

Da un bar a 3,000 miglia di distanza

Giochiamo la partita

Con il coraggio di starsene fuori tiro

Così ironizza Waters in The Bravery Of Being Out Of Range (Il coraggio di starsene fuori tiro).

Ironico ma reale, anche troppo. Sulla scia dell’interpretazione sociologica di What God Wants la critica dell’autore assume in questo brano ma soprattutto in Perfect Sense il suo compimento massimo.

A quanto pare oggi lo spettacolo più seguito e ricercato è la guerra in diretta, che è sicuramente “divertente da morire”.

La scimmia si accomodò su un mucchio di pietre

e guardò il frammento d’osso nella sua mano

quando i brani di un quartetto viennese

riecheggiarono sulla terra

 

Anche se l’uomo dopo le atrocità che riesce a commettere mette in discussione tutto ciò che ha fatto (La scimmia si accomodò su un mucchio di pietre), compreso l’uso improprio delle armi nei casi di controversie politiche (e guardò il frammento d’osso nella sua mano). L’osso rappresenta un’arma.

Non processa fino in fondo se stesso creandosi degli alibi, a torto suppongo (e si pulì le mani, in un lavabo di scritture sacre).

 

Diede le spalle al Giardino

E uscì dirigendosi verso la città più vicina

 

Ovvero si allontana da quella che dovrebbe essere una condotta ideale dettatagli dall’alto e si inoltra sempre di più nella perdizione della mondanità (la città è il simbolo della mondanità in questo caso).

 

Esiste forse una notizia
In grado di stupire la scimmia?

 

C’è ancora un minimo di buonsenso nell’uomo che riesca a smuoverlo? Dal farlo desistere di fronte ad una situazione disastrosa com’è il caso delle guerre?

 

E il consiglio di stato maggiore

E i broker di wall street dissero

Non farci ridere

Sei un ragazzo sveglio

La memoria è una estranea

La storia è solo per folli

L’uomo è uno strumento nelle mani del grande Iddio onnipotente

E lo comando

Come un sottomarino nucleare

E lo spediscono indietro alla ricerca

Del giardino dell’Eden

 

A quanto pare la risposta è no. L’uomo sempre più preso e manipolato dai suadenti messaggi politici nei media (il grande Iddio onnipotente) non riesce più a distinguere il giusto dallo sbagliato.

È costretto ad adattarsi ad essi e credere a quello che essi dicono.
Se in Perfect Sense parte uno, l’autore si limita a denunciare la falsa comunicazione  ed anche la superficialità con la quale questa viene emessa, nella seconda parte ne analizza i motivi scatenanti.

 

Non riesci a vedere

Tutto crea un consenso assoluto

Espresso in dollari e centesimi

Sterline scellini e pence

Non riesci a vedere

Tutto questo crea un consenso assoluto

 

“Il denaro è un gas velenoso” diceva Waters in Money.[14] Bene sembra che in questi ultimi trenta anni non sia cambiata di molto la sua opinione come del resto non sono cambiati i costumi, che semmai sono peggiorati.

Il problema è ora quello di capire se è tutta causa dei mezzi di comunicazione, che sopravvivono mediante questo tipo di informazione, o invece degli utenti che seguono numerosi questi programmi.

A parer di Waters la colpa è nel mezzo:

Una piccola anima nera fluisce via in una perfetta inquadratura

Cibo di prima qualità per il notiziario delle nove

Cara il bambino è al calduccio nel letto stanotte?

L’immagine che percepiamo dalla strofa è di un bambino, probabilmente dell’Africa, che muore di stenti a causa della fame, ma ripreso prontamente da una telecamera, che riesce persino ad inquadrarlo perfettamente durante il tragico evento.

Il notiziario in prima serata (il notiziario delle nove) che si ciba [15] di questi avvenimenti, può sperare di fare buoni ascolti grazie a queste immagini crude e strappalacrime.

Ma dall’altra parte dello schermo chi c’è a seguire questi programmi?

Un padre di famiglia vedendo la morte di un bambino che ha circa la stessa età del proprio figlio chiede alla moglie: “Cara il bambino è al calduccio nel letto stanotte?”

È sicuramente il cattivo gusto la causa di questa scelleratezza morale, la colpa non è da ricercarsi né dall’una né dall’altra parte. È una questione di buonsenso individuale.

Il Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, come già ho avuto modo di esprimere nel capitolo primo, si è mosso nella direzione opposta da quella intrapresa da molti degli addetti alle comunicazioni mediali.

Il consiglio si è espresso nel Documento sull’Etica nella pubblicità (22 febbraio 1997).

Sta ai singoli capire qual è la comunicazione e qual è il bussiness, poiché:

“Non vi è nulla di intrinsecamente buono o di intrinsecamente  cattivo nella pubblicità. È un mezzo, uno strumento: se ne può fare un retto uso e un cattivo uso”

NOTE

[1] Intervista ripresa dalla Rock Compact Disc Magazine. 3 settembre 1992. Trascritta da Martin Pitwood.

[2] G. Poli. “La comunicazione di Dio all’uomo”. Roma 1996.

[3] G. Poli – M. Cardinali, “La comunicazione in prospettiva teologica. Riflessioni sugli aspetti comunicativi della fede.”(pg. 75) Elle Di Ci, Torino 1998.

[4] Rimando la spiegazione di questa mia conclusione alla traduzione di “Perfect Sense”

[5] Amused to death première, Westwood One del 27 Agosto 1992. È la risposta che Waters ha dato alla mia medesima domanda postagli da Red Beard di Radio KTXQ Dallas, Texas.

[6] LA COMINICAZIONE DI DIO ALL’UOMO, introduzione alla teologia. G.F. Poli. Roma 1996.

[7] Cfr. H. Waldenfels, Teologia fondamentale, nel contesto del mondo contemporaneo.  Ed. San Paolo. 1996 Milano.(pag. 34)

[8] Cfr. H. Waldenfels, Teologia fondamentale, nel contesto del mondo contemporaneo.  Ed. San Paolo. 1996 Milano.

[9] G.F. Poli. La comunicazione in prospettiva teologica. Riflessione sugli aspetti comunicativi della fede. Elledìcì 1998 Torino, p.47.

[10] F.J. Eilers  R. Giannatelli, Chiesa e Comunicazione Sociale. I documenti fondamentali, Torino  1996, n. 25, p.21.

[11] In questo modo sono chiamati i clandestini messicani che tentano di varcare il confine con gli stati uniti d’America. Wetbacks letteralmente significa “schiene bagnate”; ciò ad indicare che questi uomini quando vengono scoperti sono sudati sulla schiena a causa del posto che scelgono per nascondersi quando passano il confine, ovvero tra le parti meccaniche degli automezzi.

[12] La speculazione sulla fame nel mondo è condannata anche in Perfect Sense, analizzata più avanti.

[13] La traduzione letterale del titolo sarebbe: “Il senso perfetto”. Ma contestualizzando il significato all’interno dell’album ho trovato più appropriato tradurre con ”Consenso assoluto.

[14] Money fa parte di  “Dark side of the moon” del 1973; Album dei Pink Floyd dei quali faceva parte ancora Waters.

[15] Nel testo originale Waters affermava  che per il telegiornale delle nove questo è frumento di prima qualità. Il frumento è uno tra i cibi più poveri è quindi chiaro il collegamento tra la morte del bambino ed il media.

Bibliografia

·        G.F.  Poli. “La comunicazione di Dio all’uomo”. Roma 1996

·        G.F.  Poli. “La comunicazione in prospettiva teologica. Riflessione sugli aspetti comunicativi della fede”. Elledici 1998. Torino

·        F.J. Eilers R. Giannatelli. “Chiesa e comunicazione Sociale. I documenti fondamentali”. Torino 1996.

·        H. Waldenfels. “Teologia fondamentale, nel contesto contemporaneo”. San Paolo 1996. Milano.


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