L'hacker rappresentato come un adolescente con problemi interpersonali, che trascorre
le sue giornate al computer sbefeggiando banche e sistemi di difesa è un'icona
cinematografica, rispecchiante solo una piccola parte di realtà.
Una duplice scansione, come minimo, del termine è d'obbligo.
Il termine hacker non ha genere, non ha età, sfugge a queste restrizioni
lessicali; rappresenta un soggetto e la sua dimensione abitativa.
La sua conoscenza del computer è profonda e non lascia molto spazio al caso o pensiero
intuitivo, comunque necessario, che porterebbe alla risposta risolutiva di un problema con
poca o nessuna consapevolezza del processo seguito.Processo che, contrariamente allo
stereotipo, richiede molto lavoro.
In una visione ampia, l'hackeraggio è una demistificazione della macchina,
dell'accentramento ed isolazionismo tecnocratico.
Una sfida intelettuale, secondo me, da cogliere, finchè non lede la libertà altrui.