Nato agli inizi degli anni ottanta ad opera del Maestro Francesco (maria)
Mercarolo, il “Metasimbolismo Sperimentale “ è un movimento poetico che si
propone un lavoro di scavo sul linguaggio per rintracciare, sotto le varie
stratificazioni semantiche che nel tempo ne hanno modificato l’originale
accezione simbolica, il nucleo primario del segno linguistico in termini non più
strumentali o didascalici, bensì puramente evocativi.
A questo movimento che opera ancora con molta discrezione, consapevole
delle difficoltà che ogni proposta autenticamente nuova incontra prima di
essere accettata su larga scala, aderisce un gruppo di poeti a numero variabile,
di diversa formazione, ma comunque orientati verso una ricerca che privilegi il
significato trascendente/trascendentale insito nella Parola, piuttosto che la
sua funzione comunicativa.
Ciò che accomuna i metasimbolisti è un preciso rifiuto verso tutto ciò
che può definirsi “formalmente effimero”, vacui; il riaccendere così
quella necessità di sperimentare nuove vie tentando di ridare alla poesia
quella forza evocativa non dei ricordi intimi, soggettivi e privati del
fruitore, ma, nel sottrarre quest’ultimo dall’obbligo di ricercare un
significato discorsivo – significato che dovrebbe autoproporsi comunque per
altre vie -, lo si indirizza verso una esperienza poetica di “Intuizione
Latente”, emergente dall’incontro tra il ritmo-tempo ed il suono-parola,
atta ad introdurre nella coscienza livelli inattesi, inaspettati, archetipici,
metasimbolici.
La Parola non viene considerata uno strumento svuotato e semplificato per
uso meramente evocativo, ma quale oggetto corporeo, quindi denso e “materico”,
così da permettere una lenta reimplicazione dei valori elementari inerenti alla
nostra esistenza e poter esperire, vivere in pieno quel meraviglioso attimo di
Zero costituito dall’incrocio tra Spazio e Tempo.
Con la perizia di sofisticati e pazienti archeologi, i Metasimbolisti
cercano di ricostruire una intera mitologia da frammenti di linguaggio messi
insieme in base alle leggi superiori dell’armonia musicale: La musicalità
infatti, il rapporto tra suoni e ritmi, l’uso calibrato delle pause, è
l’elemento di maggiore suggestione in questo genere di poesia che sfugge a
qualsivoglia tentativo di spiegazione o interpretazione razionale.
La formalizzazione in pagina, la versificazione di quanto sopra esposto
ha preteso il rifiuto della punteggiatura, invitando così il lettore a
riconoscere un suo ritmo, il suo ritmo, come ha preteso una lingua per molte
parti ricostruita, rintracciata, ipotizzata con l’intento di offrire il suono
quale portatore di significato, al di là del gesto attributivo compiuto
dall’uomo, ponendosi oltre il simbolo.
La Poesia dei primordi forse si basava su articolazioni comunicative simili, od almeno questo è quanto piace teorizzare ai Metasimbolisti.