Dimenticare
quella stanza
nell’infinita
raucedine della mia penna
tracciando
nuovi gradini.
Correre
a stampare furiosi amuleti
personaggi
di un solitario.
E
quella zingara
A
tagliar le mie lune
a
lavar le mie ossa.
Questo
brano fu protagonista per la conquista del premio “La quercia d’oro” del
1982. Tratto dalla raccolta
“Dagli appunti giovanili” (1966-75) fu pubblicato nel libro “E di altri
noi”, edito dalla Seledizioni di Bologna nel 1984. Nello stesso libro appare
anche:
Scrivere riscrivere pensare
Cartesio traverso bislungo
ieri colpire sudore
estasi per noi sarebbe
solubile tratto
vergogna partire
doglio lesto anacoreta
scrivere riscrivere morire.
Dalla
raccolta “E di altri noi” (1982) che titola il libro di cui sopra.
Si nota l’assenza di titolo, l’assenza di punteggiatura, vari anacoluti; si intuiscono quindi i temi che porteranno al: “Metasimbolismo sperimentale”.