ATTENDENDO

Racconto di Elisabetta Magnani


Non aveva capito l'importanza, non aveva capito l'importanza della fine. dell'adolescenza, non aveva capito che quel lungo, lungo, interminabile precipitare era in realtà la dura caduta verso la maturità. Non poteva capire.

Era dura. Era dura ripensare alla vita spensierata. Grigio, la vita appariva un lungo interminabile labirinto grigio. Non vedeva la fine. Dietro di sè invece un ricordo felice.

Avrebbe voluto correre indietro nel tempo, congelarsi dentro per ripetersi e non capiva.

Lì alla stazione aspettava il treno, osservava le montagne lontane e sentiva dentro un grande squallore.

Aspettava il treno. La piccola, spoglia stazione le offriva solo le scritte sui muri che ragazzi ormai lontani da lei avevano scritto. Non capiva. Vedeva qualche ombra, qualche figura a volte un po' più netta passarle accanto. Lontani. Vedeva giovani esuberanti esprimere a voce alta i loro impetuosi pensieri. Li riconosceva, ricordava quella libera espressione. Il ricordo le faceva male, ed ancora più male la rassegnata consapevolezza di quella troppo superficiale espressione. Non poteva tornare indietro, non poteva andare avanti. Questa interna, profonda sensazione la rendeva immobile anche fisicamente, rendeva immobile anche il suo essere nella realtà. Sentiva la vita accanto e lei si sentiva un piccolo punto fermo lì, alla fine di una frase, ma estranea alla successiva.

Temeva l'incontro con altri esseri. Cosa avrebbe potuto dire di sè? Il passato? Finito, vano, concluso. Il futuro? Esisteva? Dove? Un piccolo punto che precipitava.

Non aveva mai saputo di quelle sensazioni, non aveva mai saputo che la fine dell'adolescenza fosse così dura. Solo lei, forse solo lei provava quelle cupe sensazioni.

Osservava le montagne e provava la sua angoscia. La sua angoscia si stemperava in quel verde spento.

Qualcuno accanto passava, aspettando.

Non sapeva che era sulla porta della vita, una delle tante porte. Non lo sapeva. Arrivò il treno, arrivò quel treno carico di individui.

Faticosamente si alzò, e furtivamente entrò nel treno. Partì come ogni giorno verso la sua vita, qualcuno che l'amava l'attendeva, come sempre.

Copyright © Elisabetta Magnani, 1995


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