LA FANCIULLA DAI CAPELLI ALZATI

Fiaba di Cristina Bertazzini
inviateci dagli amici del Gruppo Entasis di Torino

Esisteva un luogo insolito, situato su di un altipiano, dove da sempre batteva un vento instancabile. Era una distesa levigata e uniforme, simile a uno specchio di ghiaccio dove la presenza di qualche arbusto o di qualche gobba di terra ne avrebbe quasi guastato l'immobile e asciutta bellezza. Qui si ergeva il regno di Passilandia, proprio immezzo a due terre che ne segnavano il confine. Queste erano di natura varia e contrastante rispetto alla compattezza dell'altipiano; l'una a destra era montuosa e boschiva, e si diceva fosse la terra del cammino "conquistatore", l'altra, a sinistra declinava con un fiume tra colline verdeggianti fino al mare, e si diceva fosse la terra del cammino "cullato".

Tutti gli abitanti dell'altipiano conoscevano l'esistenza delle due terre confinanti, poiché sapevano che prima o poi avrebbero dovuto scegliere o il cammino verso le montagne o quello verso il mare. Era infatti impossibile sostare più di qualche anno in quella terra inospitale, dove tutto veniva portato via dal Vento e non era possibile possedere nulla di solido e duraturo.

Né una casa, né una bottega, poiché per quanto fosse costruita a genio e con materiali robusti, cominciava ad essere insidiata dal Vento attraverso le fessure delle finestre e il condotto del camino, e una volta entratovi faceva volare tutte le cose contenute nelle stanze. Né era possibile custodire del bestiame, perché il Vento innervosiva le greggi e disperdeva le mandrie di cavalli ovunque. Tanto meno oggetti, vestiti o altri poiché un giorno li avevi e il giorno dopo non li trovavi più. Soltanto la famiglia reale, in verità, sapeva vivere in quel luogo avverso e non si dava tanta pena per i danni provocati dal Vento.

La regina madre aveva disposto leggi molto rigide riguardo la permanenza nel regno e le migrazioni da una terra all'altra, affinché Passilandia non si riducesse a una landa deserta: ciascun abitante doveva rimanerci per almeno tre anni, e non prima che il Vento gli avesse spazzato la sua casa per tre volte e per tre volte ricostruita, potevano intraprendere il viaggio per la grande montagna o per la pianura.

Più volte gli abitanti protestarono contro questa legge che trovavano ingiusta e punitiva, e non rimanendogli più alcun bene, si chiedevano come e perché avrebbero dovuto resistere in simili condizioni per altri anni. La regina madre, che dei regnanti era la più saggia e la pió paziente aveva per loro due risposte che non si stancava mai di ripetere ad ogni Collegio Regio. Ella così diceva dal suo trono: "Sia mai che gli uomini si arrendano alla furia della natura, e che si pieghino alle contrarietà del Vento prima di aver tentato almeno per tre volte di salvare i loro beni e la loro dimora. Sia mai che i miei sudditi, tutti insieme con la loro forza e arguzia non possano ricostruire tutto quello che hanno perduto, in modo forse ancor più solido e duraturo. Lunga vita al regno di Passilandia". E i sudditi così, riconcitati i loro animi, tornavano alle loro case con nuovo entusiasmo e ostinazione, e con le loro famiglie radunavano ciò che rimaneva della loro dimora e si proponevano di ricostruirne un'altra, così da sfidare nuovamente il vento.

Ma la vita anche nel Palazzo Reale, non era poi così semplice.

Il re e la regina si erano fatti costruire mura alte e spesse, e avevano ridotto le finestre a piccole feritoie così che il Vento potesse insinuarsi il meno possibile. Ma ciò nonostante gran parte degli oggetti nel palazzo era volato via; anno dopo anno erano scomparsi gli arredi di corte, le porcellane, i suppellettili, i quadri, gli argenti, tutto ciò che i regnanti avevano di più prezioso, ma impossibile da salvaguardare.

Erano invece riusciti a conservare i letti su cui dormire, perché furono legati al pavimento, e così pure gli armadi dove riporre i pochi vestiti rimasti, e i troni regali poiché qualcuno vi rimaneva sempre seduto sopra.

Era una vita passata in stato di allerta. Tutto doveva essere previsto e ogni infausta eventualità considerata prima che arrivasse una nuova ondata di Vento e cogliendoli impreparati.

Il re e la regina avevano una figlia. All'età di cinque anni, il Vento, arrivato più potente che mai, tentò di portare via anche lei quando un giorno, per errore, la regina lasciò spalancata la porta della sua camera.

Per i due poveri genitori lo spavento fu enorme quando videro la figlioletta risucchiata dalla tromba d'aria e trascinata fino all'estremità delle torre. Se non ci fosse stata una guardia pronta ad acciuffarla, la bambina se ne sarebbe volata via per sempre. Presto, quel tragico episodio fu allontanato dalla memoria dei due regnanti, ma un segno indelebile del passaggio del Vento lasciò un segno sulla fanciulla ormai cresciuta e da quel giorno i capelli sollevati furiosamente non le scesero mai più a cingere le sue spalle.

Così gli abitanti di Passilandia si narravano la storia della "fanciulla dai capelli alzati" e non avendola mai vista al di fuori delle mura del Palazzo dovettero immaginare la paura ancora viva dei due genitori, e la loro ostinazione nel voler continuare a regnare in quella terra matrigna e rischiosa nonostante avesse minacciato di portargli via un bene insostituibile. Così i sudditi stimavano di gran coraggio il re e la regina per non aver mai ceduto alle insidie del Vento e per nessun motivo avrebbero osato infrangere le dure leggi alle quali loro stessi così dignitosamente si adeguarono.

Fu invece la loro stessa figlia che manifestò la voglia di andarsene, e dopo aver meditato lungamente un giorno disse loro: "Cara madre, caro padre sono ormai venti anni che rimango chiusa in questo palazzo e non conosco nulla di ciò che c'é oltre il confine del malefico Vento. Ma ho sentito dire che esistono due terre confinanti e che a destra si può intraprendere il cammino "conquistatore" dove tutto ciò che ottieni lo puoi tenere con te senza che il soffio del vento te lo porti via, mentre a sinistra si apre il cammino "cullato", fino al mare che io immagino di mille colori e dal soave respiro. Così ho deciso di mettermi in viaggio e con la vostra benedizione conoscere altre terre più ridenti e altre genti più felici che non siano, come i nostri sudditi, sempre costretti a combattere contro la furia del Vento".

"Figlia mia - rispose la regina madre - sapevamo che questo giorno sarebbe arrivato e che la tua curiosità e la tua voglia di conoscenza ti avrebbero portato via da qui. Intraprendi pure il tuo giusto viaggio che già molto hai imparato in questa nostra terra, ahimé davvero ingrata, costretta a difenderti ogni giorno dalla furia del Vento. Forse qualcosa di più bello e tranquillo potrai incontrare, ma ricordati di una cosa, che in verità non esistono terre senza difficoltà o situazioni avverse, e che queste non si manifestano soltanto sotto forma di Vento che tu tanto bene sai riconoscere e combattere. E... - aggiunse poco dopo - guardati dal cammino "cullato" perché ciò che avrai guadagnato nel cammino "conquistatore" potrà esserti tolto."

Fu così che la fanciulla dai capelli alzati cominciò il suo viaggio, e raccogliendo il cibo e i pochi indumenti che le erano necessari, insieme ai consigli che aveva ricevuto, si incamminò per il sentiero della montagna. Le vette chiare e luminose segnavano la via da seguire, e davano il presagio di una meta sicura che stava là nel punto più alto che divide cielo e terra.


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