Fiaba di Vincenzo Scarpa
C'erano una volta, in un piccolo villaggio, due fratelli che la gente del posto chiamava Andreino il primo, perché basso e magro, Andreone il secondo, perché alto e robusto.
Andreino era povero e senza moglie, sporco e sfortunato, mentre Andreone era ricco e sposato, con cinque figli e dieci cavalli.
Un bel giorno Andreino camminava per la strada maestra col suo vecchio zaino sulle spalle, quando una vecchia strega, di una bruttezza mai vista, gli disse:
- Buongiorno, giovanotto. Che cosa contiene di bello quello zaino che ti porti sulle spalle?
- Mele - rispose prontamente Andreino, incuriosito dall'aspetto un pò bizzarro di quella simpatica vecchietta.
La strega aggrottò la fronte. - Mele? E come mai?
- Sono povero signora - mormorò Andreino scuotendo la testa. - Sono povero e sfortunato. Non ho moglie che cucini e non ho figli che mi aiutino ad arare i campi.
La strega sorrise, mostrando i suoi denti giallastri. - Mio caro ragazzo, la sfortuna non esiste; siamo noi, con le nostre scelte, a determinare il nostro destino. Non é dunque detto che tu debba rimanere povero per tutta la vita.
- Storie - replicò irritato Andreino, che a stento riusciva a trattenere le lacrime. - Al contrario di mio fratello, sono piccolo e debole. Se qualcuno vuole qualcosa da me, lo fa senza neanche degnarsi della mia risposta. O lo accontento, o son botte! Mio fratello invece...
La strega, fermamente interessata, inarcò un sopracciglio e, borbottando parole incomprensibili che avevano tutta l'aria di essere delle antichissime formule, sentenziò: -
Per la sabbia dei sogni, ora ho capito chi sei. Ti chiami Andreino e tuo fratello é quel mascalzone di Andreone!
Andreino annuì col capo. Era rosso per la vergogna. - Perbacco - continuò la vecchietta - ho dei conti in sospeso con lui. Comunque, se vuoi, ti darò l'opportunità di diventare ricco.
Il nostro Andreino era fuori di sé per la sorpresa. - Come no? Che cosa devo fare?
- Lo vedi quel grosso albero? - disse la strega, indicandone uno di quelli che fiancheggiavano la strada. - Se tu sali sino alla vetta, vedrai un buco, per il quale ti potrai calar giù fino in fondo. Ti legherò una corda alla cintola per tirarti su quando chiamerai.
- Bene. Ma cosa dovrei fare dentro all'albero? - domandò Andreino.
- Arrivato in fondo, c'é una grossa porta. Aprila e ti troverai in una grossa stanza piena di monete d'oro e d'argento che nascondono uno scrigno. Tu dovrai prendere solo quello.
Anche se non capiva perché dovesse prendere solo lo scrigno, Andreino accettò ugualmente; si fece legare la corda alla vita e disse alla strega: - Beh, io vado. Prima però vorrei sapere perché non posso prendere neanche una monetina.
- Non porti simili domande e vai a fare quello che ti ho detto. Vedrai che poi sarai ripagato...
Incoraggiato da quelle buone parole, il contadino s'arrampicò sull'albero e, una volta raggiunta la vetta, si lasciò cadere giù per il cavo del tronco sino in fondo; ed ecco che si trovò davanti a una grossa porta, come aveva detto la strega per l'appunto, illuminata da alcune candele.
Non perse tempo: aprì la porta e si trovò immerso in un mucchio di monete d'oro e d'argento. Si tolse lo zaino e l'aprì. Voleva riempirlo d'oro però... la strega gli aveva detto di non prendere neanche una moneta. Era quasi sul punto di non dar retta a quelle parole udite poco prima, quando qualcosa lo fermò; un rimorso di coscienza forse, che però lo convinse a scavare in quell'ammasso di metallo prezioso alla ricerca di quel maledetto scrigno. E così, dopo una lunga sfacchinata, lo trovò: era di ferro, vuoto e arruginito. Così com'era, non valeva un soldo bucato.
Andreino, inferocito come non mai per essere stato preso in giro un'altra volta, urlò: - Maledetta strega!
E questa, sentendosi essere chiamata, cominciò a tirarlo su e in un attimo il contadino si ritrovò sulla strada maestra. Lei però era scomparsa.
Sospirò tristemente e, dopo aver dato un calcio a una pietra ed essersi quasi rotto un piede, si incamminò, triste e dolorante, verso casa.
Nel frattempo Andreone era seccato per aver perso una scommessa ed essersi ritrovato senza un altro bel pò di denaro. - In questo periodo la fortuna non mi gira intorno - esclamò ad alta voce, come se stesse parlando con qualcuno. - Probabilmente c'é qualcuno che mi vuole male.
Che sia per caso quello stupido di Andreino? Poi vide qualcuno che stava per gettare in un fiumiciattolo uno strano oggetto metallico che, da quella distanza, non riusciva a distinguere.
Si avvicinò a quel singolare individuo e, quando lo riconobbe, domandò divertito: - Ehi, Andreino, hai finalmente deciso di farti un bel bagno?
- Perché dovrei? - rispose lui, infastidito dalla sua presenza. - Perché puzzi come una capra. Cos'hai in mano? - Nulla che ti possa interessare. - Piantala! - tuonò allora Andreone. - Fammi vedere cos'hai in mano o ti butto nel fiumiciattolo. -
E il nostro Andreino, intimorito, gli mostrò lo scrigno della vecchia strega.
- Puah! - esclamò suo fratello. - é un oggetto inutile come te. Chi te l'ha dato? - La vecchia strega del bosco - rispose lui ingenuamente.
Andreone sgranò gli occhi per la sorpresa e scoppiò poi in una fragorosa risata. - La strega del bosco? Sei sempre stato un allocco: vedi perché io sono ricco e tu un pezzente?
- Meglio povero e onesto, che ricco e delinquente! - esclamò con calma Andreino.
Andreone divenne tutto rosso per la rabbia. Questa volta lo prese e lo spinse nel fiumiciattolo. Poi, nel vano tentativo di calmarsi, gettò lo scrigno nell'acqua e, fissando il volto del povero fratello, disse: - Hai la lingua troppo lunga, pivello. Bada a come parli con me, o la prossima volta non sarò così magnanimo.
E si allontanò imprecando come non mai.
La mattina dopo, girava voce nel villaggio che una principessa cercava uno scrigno. Chi glielo portava, diventava il suo sposo. Abitava in un grosso castello di rame, e nessuno era mai riuscito a vederla; si diceva però che fosse molto bella.
Andreino ripensò subito allo scrigno di ferro lasciato nel fiumiciattolo. Era dunque quella la ricompensa che la strega gli aveva promesso?
Dandosi dello sciocco ogni momento, uscì di casa e corse al fiumiciattolo. E qui vide, con gran gioia, che lo scrigno era ancora lì dove l'aveva lasciato: era rimasto incastrato tra due grosse pietre che lo avevano ben nascosto agli occhi dei passanti.
In un baleno, lo tirò fuori dall'acqua e lo guardò con soddisfazione. - Questo vecchio scrigno vuoto e arruginito forse potrà cambiare la mia vita! - esclamò.
Corse così a casa, mise lo scrigno nel vecchio zaino e, ansioso come non mai, s'incamminò per raggiungere la principessa.
A tarda sera arrivò finalmente, stanco ed affamato, al misterioso castello di rame. C'era però qualcosa che non andava: pensava di trovare molte persone prima di lui, e invece c'erano solo un paio di uomini che ridevano a squarciagola. Incuriosito, Andreino si avvicinò ad uno di essi e gli chiese: - Ohé, perché ridi così forte?
- Perché ho visto la principessa - esclamò questi con un certo tono di disgusto.
- é la sua faccia ti fa così tanto ridere?
- Se non ci credi vai allora... vai a vederla e poi capirai perché stiamo ridendo come matti.
Andreino non se lo fece ripetere due volte. Dopo aver camminato così a lungo, voleva per lo meno togliersi la soddisfazione di capire lo strano comportamento di quegli individui. Entrò così nel castello e, una volta detto a una guardia il motivo della sua venuta, venne accolto in una grande sala illuminata dove un'esile figura, avvolta in uno scialle nero, sedeva su un vecchio trono intenta a fissarlo.
Quando Andreino la riconobbe, proruppe in un'esclamazione di rabbia profonda. Era la vecchia strega del bosco!
- Sei tu... tu, maledetta imbrogliona! Mi hai fatto fare quella faticaccia per ricompensarmi con quello scrigno vecchio e arruginito...
- Hai portato lo scrigno con te? - lo interruppe lei dolcemente.
- Certo che l'ho portato con me - sbottò Andreino. Aprì il suo zaino e vide, stupito, che lo scrigno non era più né vecchio né arruginito. La strega allora si alzò e, sorridendo, sussurrò alcune parole prive di significato trasformandosi nella bella principessa tanto sognata e desiderata.
Andreino, immobile per lo stupore, non poté far altro che continuare a fissarla.
- Molto bene, Andreino. - disse poi lei. - Hai mantenuto la promessa e ora riceverai la tua ricompensa: da questo momento sarai il mio sposo e tutto ciò che vedi diventerà tuo.
E da quel giorno Andreino fu ricco e felice. Nessuno lo chiamò più " Andreino" e suo fratello, divenuto povero e detestato da tutti, fu cacciato dalla principessa che lo costrinse ad andare a vivere altrove.