Nude Restaurant

Cartella Critica
di Mario Zonta
Andy Warhol Foundation

In un ristorante di poche preteste e relativamente pochi clienti tutte le regole e convenzioni borghesi vengono capovolte o abbattute. Niente abiti per i clienti, niente divise per i camerieri, tutti sembrano essere piuttosto a proprio agio e questa libertà anche di costumi (o abiti!) permette ai vari personaggi di lasciarsi andare alle proprie memorie, angosce, confessioni.
Questa ancor più che quella di "Lonesome Cowboys", è la grande occasione e la grande performance della più straordinaria e capricciosa delle Superstar di Andy Warhol: VIVA. Bisogna vederla seduta, senza vestiti eppure piena di dignità, su uno sgabello da bar in uno dei più lunghi piani sequenza che si ricordino al cinema: parla senza interruzione per quasi un’ora come in un flusso di coscienza che da Joyce arriva alla factory esprimendo le velleità, le angosce, le tentazioni, le illusioni e delusioni che descivono meglio di un dotto saggio la generazione hippie e pacifista che in molti hanno cercato di tramandare.

La carriera di un a fotomodella che ricorda senza reticenze la sua educazione cattolica basata sopratutto su reiterati tentativi di seduzione da parte di goffi preti fa da contraltare all’altrettanto goffa resistenza ai "sani principi patriottici" messi in atto dai vari seguaci dei "figli dei fiori" descritti da Warhol con affetto ed ironia ma anche con un vago presagio di inutilità in una società cosi ben addestrata a dimenticare o più precisamente ignorare qualunque cosa sia dannosa al capitalismo.
Il giovane hippie ci racconterà a lungo del movimento pacifista di cui fa parte: lui ed i suoi amici bruciano le cartoline di chiamata alle armi, spera di trovare qualche amico o ancor più qualcuno che solidarizzi con la sua causa, ma in effetti Taylor Mead sembra più interessato a portarselo a letto.
La frivolezza sembra essere il comun denominatore per clienti e camerieri, anche l’uso di droghe – qui affrontato per la prima volta in un film di Warhol – è trattato con la leggerezza un po’idiota che era sicuramente un po’quello che caratterizzava quegli anni.
La guerra del Vietnam era si vicina, ma ancora non c’era stata e sicuramente quell’avvenimento diventerà una linea di demarcazione imprescindibile per le generazioni che verranno.
Eccoci perciò ancora quasi intrappolati in questo ristorante – rifugio, che accoglie la verità degli indifesi e dove appunto non ci sono regole tipo: "Niente cani" o "Vietato fumare". L’unica regola sembra appunto "Essere Nudi", nel corpo e nell’anima. Intrappolati e nello stesso tempo irretiti ed affascinati da quella sostenibilissima "leggerezza dell’essere".
In una stravagante parodia del cinema, "Nude Restaurant" offre una serie di dialoghi e monologhi che vede coinvolti Viva, Taylor Mead ed altri vari ospiti dell’improvvisato spazio di fortuna di un ristorante. Il film è notevole per le caratterizzazioni di Viva stridenti come una lamina di acciaio e catalizzanti per uno scatologico sberleffo della pornografia.

 


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